Divieti satanici

Il Covid esiste e, se curato principalmente con tachipirina senza dosi ristrette di idrossiclorichina come prima, puo’ essere letale, tuttavia le proscrizioni politiche nei divieti alla popolazione, sono apodittiche!

Impedire il contatto e le liturgie cattoliche pubbliche e vaticane, come a Pasqua e a Natale 2020, risulta un atto intollerante di matrice satanica: il numero dei morti Covid secondo la dottoressa de Mari, pezzo da 90 della chirurgia italiana, risulta in media o di poco inferiore rispetto agli altri anni; tuttavia le norme italiane anti Covid obbligano l’abolizione domestica dei canti di Natale e di convivialita’ per un numero massimo di 6 persone; la motivazione di tali imposizioni e’ imperniata sul pericolo di contagio perfino cantando i cori natalizi e respirando la stessa aria del commensale, con il corollario di assurdita’ derivante. Nel

Silenzio del Vaticano inchinato a tali leggi, si tende a materializzare il natale e snaturarlo per mezzo di restrizioni liturgiche, divieti di esprimere canti spirituali propedeutici al benessere, oltre che lo scopo apparente di tali divieti, comporta anche la perdita di riferimento della messa vaticana anticipata alle 10:00 in spregio alla tradizione.

Su Ippocrate.org un’associazione trasversale di medici disallineati come la dottoressa De Mari, fornisce informazioni, assistenza e consigli gratuiti, per superare il Covid in maniera autonoma e quasi indolore.

Le statistiche attestanti il numero di decessi giornalieri da pandemia, sono criticati come viziati in filigrana dalla De Mari, al fine di gonfiare i numeri reali e confondere il popolo.

La religiosita’ cattolica attaccata dalla politica italiana con la scusa del Covid, comporta il baratro umano perpetrato da un satanismo mondiale sempre piu’ palese.

Lo sgretolamento religioso cattolico, ultimo bastione al declino spirituale imposto dal neoliberismo imperante, ha una programmazione a lungo termine, come avvenuto con il Concilio Vaticano II degli anni ‘70, deittico di relativismo ontologico e lassismo ecclesiale diffusi, rispetto alla licenziosita’ dei costumi mondiali e lo strapotere del neoliberismo.

I cristiani hanno come strumenti di difesa versi i dardi incrociati contro di loro, scagliati dal grande potere plutocratico e satanista, il rosario recitato almeno una volta al giorno, e l’impegno di resistenza spirituale con contrattacchi privati basati su abbandono dei media tradizionali, incontri con i simili, acquisti da piccoli produttori locali, regalie di amore verso tutti. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




Come il Sud puo’ accettare e sfruttare la sottrazione del Recovery Fund

RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

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RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

di Antonio Picariello*
Ieri sera a Che Tempo Che Fa nuovamente ospite il presidente De Luca. E nuovamente si è parlato di Recovery Fund e di un riparto farlocco previsto nella bozza del Governo. Sembra però, che anche De Luca abbia, diciamo così, aggiustato il tiro in merito.
Infatti se nella diretta di fine settimana scorsa il Presidente parlava indistintamente di percentuali da invertire (66 a sud, 34 a nord) sul totale dei 209 miliardi, ieri sera da Fazio c’è stata una prima inversione di tendenza. Secondo il Presidente la quota da ripartire al 66% a sud sarebbe solo quella a fondo perduto (65 miliardi su 81) mentre degli altri 127 “se ne può parlare”.
Tuttavia non è esattamente così. È certamente da rimarcare la volontà di De Luca di denunciare le iniquità governative in tema di RF, così come quella di fare sistema (finalmente) insieme agli altri presidenti meridionali. Ma se ci si può anche accontentare del 66%, questo deve essere sul totale dei fondi stanziati e non soltanto su quelli a fondo perduto.
I criteri individuati dalla UE parlano chiaro e non sono interpretabili a proprio piacimento o adattabili a teorie di comodo: gli indici di popolazione, reddito pro capite e disoccupazione a sud hanno reso possibile i 209 miliardi quale strumento per colmare il divario interno nella misura del 70% (sul totale) a Mezzogiorno.
Questa resta l’unica verità per la quale battersi, le altre sono versioni di comodo.
M24A ET – Campania

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Juve e Suarez: come Agnelli pilota l’universita’ con la sua ministra.

TORINO, CASA AGNELLI PERDE LA LANA MA NON IL VIZIO: ESAMI FARSA PER IL CALCIATORE SUAREZ

di Raffaele Vescera*
Una tipica commediola all’italiana, costata l’indagine per falso e la sospensione cautelare di rettore, professori e dirigenti dell’Università per stranieri di Perugia, accusati di aver barato sull’esame di italiano del calciatore uruguaiano Luis Alberto Suarez, voluto dalla Juventus, che per giocare necessitava ottenesse la cittadinanza italiana, di qui l’esame di lingua. Un esame farsa manipolato dalla stessa società calcistica torinese allo scopo di garantirsi la promozione dell’esaminando, grazie al clandestino passaggio anticipato di domande e risposte fornite al calciatore da parte della stessa commissione esaminatrice. Secondo i giudici, alla faccenda si interessò anche la ministra De Micheli che avrebbe ricevuto una telefonata dal dirigente juventino Paratici per interessarsi alla questione. Una ministra che nelle opere pubbliche solitamente esclude il Sud per favorire i potentati del Nord.

Una storiella di cui non varrebbe la pena occuparsi, se non fosse che a manovrarla vi fosse il potente impero finanziario, industriale, mediatico e calcistico della famiglia Agnelli. La stessa famiglia abituata a vincere facile nella produzione di automobili, grazie agli ingenti finanziamenti pubblici, sottratti a più meritori bisogni dei cittadini. Basti dire che l’industria capitanata dagli Agnelli ha assorbito l’1% del Pil nazionale, laddove l’intero Sud composto da 20 milioni di abitanti, negli anni della Cassa per il Mezzogiorno, riceveva dallo Stato solo lo 0,5% del Pil. E poi, nella vulgata italiota, il Sud, cui viene negato ogni diritto, sarebbe assistito dallo Stato mentre il Nord, abbondantemente nutrito anche con i fondi spettanti al Mezzogiorno, sarebbe intraprendente produttore di ricchezza nazionale.

Una vulgata favorita dalla narrazione interessata da parte dei maggiori quotidiani nazionali, facenti capo alla stessa famiglia, in grado di comprare le migliori penne italiane, giornalisti e intellettuali che hanno alimentato la favola dell’aplomb sabaudo, fatto di correttezza civile e serietà professionale, al contrario di quei “pulcinella” del Sud, dipinti come imbroglioni, truffaldini e scansafatiche. Ma tant’è, una bugia detta cento volte diventa verità, e questa bugia, ripetuta un milione di volte da 160 anni in qua, è divenuta virtuale realtà.

La stessa società calcistica di proprietà degli Agnelli, condannata qualche anno fa per aver truccato il campionato di calcio comprando e ricattando arbitri, propagandata per la serietà del suo ambiente, che avrebbe “salvato” Maradona, ove il povero Diego avesse accettato di vendersi in cambio di una montagna di soldi che il campione del Napoli ha elegantemente rifiutato, si ripresenta ora con questa truffaldina operazione di accaparramento di campioni. Che dire, il vizietto di famiglia di spadroneggiare e calpestare ogni regola, pur di vincere, persiste negli anni, ma sotto accusa sono i vizi degli altri, di quei meridionali che devono arrabattarsi con pochi capitali per sostenere le difficili guerre finanziare e sportive contro i potenti del Nord.
*Direttivo nazionale M24A-ET

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Vaccino Covid 19 secondo un medico pro vax francese

Patrick Sainville
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🇫🇷 notizie per gli amici provax da parte del professore Christian Perronne.
Sto parlando di un professore ipervaccinista, assolutamente a favore degli undici vaccini da iniettare ai bimbi francesi, un seguace di Pasteur, un vero Mengele provax, sentite cosa afferma invece sul nuovo vaccino.
“Tutte queste misure sono fatte in modo che i francesi chiedano un vaccino. Qual è quindi il vantaggio di un vaccino generalizzato per una malattia la cui mortalità è prossima allo 0,05%? Questa vaccinazione di massa non è necessaria. Inoltre, i rischi della vaccinazione possono essere maggiori dei benefici.
La cosa più preoccupante è che molti paesi, tra cui la Francia, si dicono pronti a vaccinare nelle prossime settimane, mentre lo sviluppo e la valutazione di questi prodotti sono stati affrettati e nessun risultato l’efficacia o la pericolosità di questi vaccini non è stata finora pubblicata.
Avevamo diritto solo ai comunicati stampa dei produttori industriali, consentendo alle loro azioni di salire sul mercato azionario.
La cosa peggiore è che i primi “vaccini” che ci vengono offerti non sono vaccini, ma prodotti di terapia genica.
Inietteremo acidi nucleici che causeranno la produzione di parti del virus da parte delle nostre stesse cellule.
Non conosciamo assolutamente le conseguenze di questa iniezione, perché è la prima nell’uomo. E se le cellule di alcuni “vaccinati” producessero troppi elementi virali, provocando reazioni incontrollabili nel nostro corpo?
Le prime terapie geniche saranno con l’RNA, ma ci sono progetti con il DNA. Normalmente, nelle nostre cellule, il messaggio viene inviato dal DNA all’RNA, ma in determinate circostanze è possibile il contrario, soprattutto perché le nostre cellule umane contengono sin dall’alba dei tempi i cosiddetti retrovirus “endogeni” integrati nel DNA dei nostri cromosomi.
Questi retrovirus “addomesticati” che ci abitano sono generalmente innocui (a differenza dell’HIV, del retrovirus dell’AIDS ad esempio), ma possono produrre un enzima, la trascrittasi inversa, in grado di trascrivere all’indietro, dall’RNA al DNA.
Quindi un RNA estraneo al nostro corpo e somministrato per iniezione potrebbe codificare DNA, altrettanto estraneo, che può quindi integrarsi nei nostri cromosomi.
C’è quindi un rischio reale di trasformare i nostri geni in modo permanente. C’è anche la possibilità, modificando gli acidi nucleici degli ovuli o dello sperma, di trasmettere queste modificazioni genetiche ai nostri figli.
Le persone che promuovono queste terapie geniche, falsamente chiamate “vaccini” sono apprendisti stregoni e prendono i francesi e altri cittadini del mondo, per cavie.
Non vogliamo diventare, come i pomodori o il mais transgenico, OGM (organismi geneticamente modificati).
Un funzionario medico di una delle aziende produttrici farmaceutiche ha affermato pochi giorni fa di sperare in un effetto di protezione personale, ma che non si dovrebbe sperare troppo in un impatto sulla trasmissione del virus, quindi sulle dinamiche dell’epidemia.
Questa è un’ammissione mascherata che non è un vaccino. Una vergogna.
Sono ancora più inorridito perché sono sempre stato a favore dei vaccini e ho presieduto per anni gli organismi che formulano la politica sui vaccini.
Oggi dobbiamo dire basta a questo piano estremamente preoccupante. Louis Pasteur si sta rivoltando nella tomba.
La scienza, l’etica medica e soprattutto il buon senso devono prendere il sopravvento.”
Christian PERRONNE (fonte prelevata da Senta Depuydt)




Curare il Covid senza pericoli di vita

Su Ippocrate.org, associazione di medici indipendenti e ribelli, sono disponibili le cure preventive e seguenti alla contrazione del virus Covid19; da qui la affermazione che l’idrossiclorichina, essenziale e inevitabile per sradicare il Covid, deve essere assunta e in piccole dosi, ma solo con l’effettivo malessere da pandemia, a differenza di come si e’ proceduto a fare finora. Cortisone congiunto alle basse dosi di antinfiammatorio esecrato-idrossiclorichina-, deve aggiungersi alla tachipirina soltanto in casi di febbre superiore a 38 e mezzo.

I medici sganciati da facoltosi contratti con le multinazionali farmaceutiche, sono stati “l’ancora di salvezza” relativamente alla epidemia di Covid 19, gli stessi medici che formano l’associazione di Ippocrate.org, i quali definiscono in modo irrefutabile la non mortalita’ di questo virus se curato con metodi efficaci. I medici italiani scevri da conflitto di interessi hanno contravvenuto alle proscrizioni ministeriali che impedivano la autopsia dei primi cadaveri da Covid, e hanno tali medici fedeli ad Ippocrate, scoperto la truffa da Covid, dimostrando erronee procedure di cura per i primi pazienti Covid uccisi. Senza contare che a detta di alcuni di questi gloriosi medici anti Covid, prevenire la pandemia del 2020 si puo’ assumendo massicce dosi di vitamina a c d ed e, congiunta a raggi di sole ed inalazione di area pura quotidiani; cosi’ organismi forti divengono inattacabili per i virus.

Il colmo tuttavia, dei medici indipendenti non solo italiani nel caso del Covid 19, e’ stato aver dimostrato il metodo fasullo di ricerca, con cui un encomiabile rivista anglosassone di scienza, ha dimostrato gli effetti dannosi da idrossiclorichina per il Covid, avendola sottoposta a pazienti Covid asintomatici. Insomma lo stesso svarione scientifico, sofisticatissimo per cui quasi impossibile da rilevare, con cui e’ stato aborrito l’efficace metodo di cura antitumorale di Di Bella. E cosi’ il Corriere della sera che ha citato questa blasonata rivista ormai malfidata, ha negato la sua obiettivita’ ed il prestigio, creando maggior smarrimento negli ignari suoi lettori sul caso idrossiclorichina.

Al di la’ di tutto aumentare gli emolumenti ai medici ed ai professionisti giornalisti o di ogni settore purche’ indipendenti, sarebbe aprioristico ormai, all’introduzione di norme draconiane sul conflitto di interessi e sull’impossibilita’ per soggetti privati, di condizionare le scelte dello Stato.




Francesco Amodeo distrugge Bruno Vespa

25 Nov Lettera di un giornalista a Bruno Vespa: anche lei è responsabile se oggi l’Italia non può fare come la Germania.

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Stimato dott. Vespa,

ha avuto molta risonanza la frase da lei pronunciata in collegamento Tv con Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio:

“Ristori? Perché non abbiamo copiato la Germania? Hanno dato il 75% del fatturato perso. Il fatto che in Italia ci siano categorie dimenticate è imbarazzante”.

Questa esortazione ad imitare il modello tedesco da parte sua, è stata condivisa sui social anche da Salvini e da diversi altri leader politici.

Nel leggere quella frase, ho provato un certo imbarazzo, e non solo perché, in qualità di giornalista libero, appartengo anche io ad una categoria dimenticata in Italia, ma soprattutto perché, quelli a cui lei fa riferimento, sono stati dimenticati prima di tutto da chi, come lei, è protagonista dell’informazione in Italia.

Da quelli come lei, ci si aspettano risposte su questi temi, non domande. Anche perché sono quelli come lei, che avrebbero i mezzi per portare alla luce, davanti a milioni di italiani, quello che accade da sempre in questa Europa germanocentrica, ai danni dell’Italia.

Per un attimo ho pensato che si trattasse di una domanda di marzulliana memoria. Quella a cui l’autore stesso del quesito è poi chiamato a dare una risposta. Ma poi mi sono reso conto, che la indirizzava ad esponenti del PD, ossia a coloro che hanno reso possibile questo scempio. Quindi non ho voluto sentire la risposta, ho spento la Tv ed ho preso carta e penna. Voglio risponderle io stimato Bruno Vespa.

Lei scrive libri da milioni di copie, conduce trasmissioni da milioni di telespettatori. Se lei che vede le proprie frasi rimbalzare sulle bacheche dei principali leader politici, non si fosse preoccupato, in questi anni, solo di quello che accade tra i membri della servitù, nelle tavernette del potere, ma avesse denunciato pubblicamente le dinamiche di chi quel potere lo gestisce, allora la Germania non avrebbe mai potuto fare, in questi lunghi anni, quello che all’Italia non è stato concesso, con il consenso inconsapevole ma complice del popolo italiano. Invece eravate tutti troppo impegnati a far sì che gli italiani percepissero se stessi come dei corrotti, dei pigs (maiali) come ci chiamano i tedeschi e vivessero nel complesso della virtuosa Germania.

Eppure gli eventi reali, ci hanno sempre raccontato qualcosa di diverso da quello che anche lei ha sempre fatto rimbalzare nei media. E’ vero, abbiamo avuto funzionari pubblici che timbravano il cartellino in mutande, abbiamo avuto politici che quelle mutande le compravano con i soldi dei contribuenti ed abbiamo assistito allo scambio di bustarelle contenenti migliaia di euro per ottenere favori. Uno schifo. Senza dubbio. Ma queste immagini le abbiamo pompate così tanto sui media nazionali, da incuriosire persino quelli internazionali.

Eppure il più grande caso di corruzione al mondo è quello della tedesca Siemens. Bisognerebbe sommare 2000 anni di bustarelle di funzionari corrotti, di tutti i comuni d’Italia per raggiungere la soglia della sola “bustarella” del caso Siemens in Germania. Poi c’è stato lo scandalo indegno Dieselgate/Volkswagen, lo scandalo incommensurabile che riguarda riciclaggio e derivati di Deutsche Bank e ultimamente anche lo scandalo incommentabile del falso in bilancio della società di pagamenti on line Wirecard, sempre ben sponsorizzata dal governo tedesco.

Se le venisse voglia di provare a convertire l’importo di questi scandali in mutande o bustarelle, per fare un confronto con l’Italia, le consiglio di rinunciare. Perché sono scandali da miliardi di miliardi di euro. Se invece questa volta, si chiedesse come mai la Germania non abbia fatto come l’Italia e tutti quegli scandali, non abbiano avuto la stessa risonanza mediatica della sola rimborsopoli delle mutande verdi con i soldi dei contribuenti, sappia che è soltanto perché i media tedeschi non sono chiamati a diffondere notizie che sputtanino il proprio paese. Mentre i suoi colleghi e molti dei suoi ospiti, sono sempre andati alla ricerca spasmodica di notizie che sputtanino il nostro.

Quando Merkel e Sarkozy si scambiarono sorrisini contro il nostro governo, a nessuno importò che quello fosse il preludio di un golpe finanziario ai danni del nostro paese. I due cercarono supporto anche in America, dove qualcuno però gli rispose che non poteva sporcarsi le mani con il sangue degli italiani.

Per un attimo, quindi, quel sorrisino sparì dal viso dei franco tedeschi. Salvo tornare, quando videro i nostri media deridere il nostro governo, per causa loro.

Oggi francesi e tedeschi hanno fatto pace con Berlusconi, che in tanto ha fatto con loro la Tv europea. Agli italiani, invece, sono rimasti tutti i vincoli imposti dal governo Monti, frutto di quel commissariamento imposto. Dal pareggio di bilancio in costituzione, al fiscal compact, dal six pack al Mes. Vincoli che hanno messo in ginocchio l’Italia e che le impediscono di fare oggi, quello che sta facendo la Germania.

Anche se io ho cambiato canale quella sera, so bene che alla sua domanda in Tv, le avranno risposto che la colpa è tutta del debito pubblico. Le vedo accettare quella stessa risposta da anni ormai: debito pubblico, corruzione, olgettine. Ogni volta che suonava la campanella nella sua trasmissione, entrava un espertone a parlarci di quegli argomenti. Tutti concentrati sugli effetti e sull’Italia brutta e cattiva e nessuno attento a spiegare le cause che hanno reso irrilevante perfino il fatto che fossimo stati più volte i primi della classe.

Le scrivo, allora, perché spero che lei torni in Tv con nuove domande da fare ai suoi ospiti e da far rimbalzare sulle bacheche di tutti i media e di tutti i leader politici.

Per esempio mi piacerebbe che lei si chiedesse:

  1. Perché l’Italia non si è dotata di un sistema di banche pubbliche come ha fatto la Germania?
  2. Perché l’Italia ha dovuto rispettare alla lettera i vincoli di spesa imposti dall’Europa, mentre la Germania ha sforato impunita tutti i vincoli dopo l’entrata nell’euro? per poi continuare sforare in maniera massiccia e permanente quelli che riguardano il surplus commerciale, causando danni inimmaginabili al nostro paese.
  3. Come fa la Germania con la sua KFW (la banca per la ricostruzione industriale) a bypassare i vincoli che vietano il salvataggio delle proprie banche e delle proprie aziende? e perché, invece, la ferrea applicazione di quei vincoli, abbia avuto ripercussioni drammatiche per l’Italia.
  4. Non si è mai chiesto, caro Vespa, come mai la Germania con la sua Bundesbank riesca ad aggirare, il vincolo che riguarda gli acquisti diretti di titoli di stato da parte di banche pubbliche? cosa che non è stata permessa all’Italia, dando quindi il via allo spread tra titoli italiani e tedeschi.
  5. Non si è mai chiesto come mai la Germania, con i suoi land, riesca a tenere fuori dal computo del debito pubblico, diverse spese, come quelle degli ospedali pubblici, che invece in Italia vengono conteggiate nel deficit?
  6. Possibile che lei non si sia mai chiesto per oltre 20 anni, come mai l’Italia dopo l’aggancio con l’euro abbia perso tutte le proprie posizioni di leadership nel settore economico e industriale, che sono state puntualmente rimpiazzate dalla Germania?

Possibile che sia caduto dal pero solo adesso, che ha visto che in Italia non abbiamo potuto gestire l’emergenza economica del post pandemia come hanno fatto in Germania?

O questi giochini delle tre carte -che le ho raccontato- ai danni del nostro paese, lei li ha sempre conosciuti, ma ora non può più tollerare che continuino, in una condizione di pandemia globale, dove è messa in discussione la vita stessa degli italiani e del nostro tessuto economico?

Cerchi allora le risposte a queste domande. E si chieda anche come mai gli italiani che guardano da anni la sua trasmissione, non conoscano come funziona il sistema monetario vigente in Europa. Un argomento che regola indirettamente la vita di tutti noi.

E perché a Porta a Porta, lei non abbia spiegato, neanche in questo periodo, quali correzioni andrebbero apportate allo statuto della BCE, per fornire nell’immediato liquidità, non a debito, utile per mettere in sicurezza cittadini e aziende. Denunciando, quindi, che la mancanza di fondi è solo una volontà politica.

Perché non ha mai approfittato della sua visibilità per spiegare che l’Italia è uno dei pochi paesi in Europa, che da sempre spende per i propri cittadini di meno di quello che incassa. Quindi il nostro deficit non è un problema di spesa pubblica o di spesa corrente. Non è un problema di sprechi né di corruzione. Né di scontrini né di olgettine. E’ un problema di interessi miliardari alla finanza speculativa.

Dal 2011 lei avrebbe potuto denunciare quali sono gli enormi e dannosi conflitti d’interesse che riguardano i tecnici ed i membri delle task force, chiamati a gestire la crisi economica prima e quella sanitaria poi. Legati a doppio filo proprio con chi, dalla durata di quelle stesse crisi, ne trae enormi benefici.

Se avesse sollevato tutte queste questioni, avrebbe già avuto la risposta che cercava l’altra sera in TV.

Invece, ha sempre chiamato a rispondere gli stessi, che fino ad oggi, anche dalle sue poltrone, hanno taciuto su quelle verità.

Al Tg2 le ho sentito dire che quello che sta avvenendo con il Covid succedeva soltanto sotto le dittature. Una frase molto forte ma che fotografa perfettamente la realtà. Non si renda allora complice di quello che ha sempre condannato. Questa volta non ci saranno Vincitori e Vinti, come recita la copertina del suo libro.

Questa guerra, se la perdiamo, la perdiamo tutti.




Covid al Sud e la crescita o decrescita per l’Italia

CONTAGI AL NORD, CRISI ECONOMICA AL SUD: PERCHÉ IL COVID HA FATTO MALE SOPRATTUTTO AL MEZZOGIORNO

di Stefano Rizzuti
Il rapporto Svimez 2020 mette in evidenza le criticità emerse in seguito all’emergenza sanitaria ed economica dettata dal Coronavirus. Nonostante la prima ondata abbia riguardato soprattutto le Regioni del Nord, a pagarne le maggiori conseguenze dal punto di vista economico sono le Regioni del Mezzogiorno, con un Pil che crolla e non riuscirà a risalire più di tanto nei prossimi anni, ma con anche altri indicatori che fanno lanciare l’allarme.
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Una recessione senza precedenti. Che colpisce, ancora una volta, maggiormente il Mezzogiorno. Tanto che la Regione in cui il Pil si è più contratto è la Basilicata. Sono solo alcuni dei dati emersi dal rapporto Svimez 2020 sull’economia e la società del Mezzogiorno, dal titolo ‘L’Italia diseguale di fronte all’emergenza pandemica: il contributo del Sud alla ricostruzione’. Il Coronavirus viene definito come la “più grave crisi della storia repubblicana”, che al Sud “si è tradotta in emergenza sociale incrociando un tessuto produttivo più debole, un mondo del lavoro più frammentario e una società più fragile”. Il divario di sviluppo tra Nord e Sud continua a crescere, anche se Svimez sottolinea come sempre più Regioni del Nord, dopo Umbria e Marche, rischiano quella che viene definita una “meridionalizzazione”, con un timore che riguarda soprattutto Piemonte, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

IL COVID, IL LOCKDOWN E L’IMPATTO SUL SUD
“La crisi seguita alla pandemia è stata un acceleratore di quei processi di ingiustizia sociale che ampliano le distanze tra cittadini e territori”, afferma la Svimez nel suo rapporto annuale, sottolineando che “la crisi si è scaricata quasi interamente sulle fasce più fragili dei lavoratori”. La perdita di occupazione causata dal Coronavirus colpisce soprattutto i giovani, le donne e il Mezzogiorno, con un impatto sui giovani che è stato più pesante nelle regioni meridionali. Altro problema che riguarda maggiormente il Sud è quello della precarietà, secondo Svimez. Inoltre il rapporto stima che “il costo del lockdown in termini di valore aggiunto si ridimensiona a livello nazionale al 36,7%”. Un costo più alto al Nord che al Sud. Infine, un’altra stima: un mese di lockdown è costato all’Italia 48 miliardi di euro, il 3,1% del più. Di questi 37 miliardi riguardano il Centro-Nord e solo 10 il Mezzogiorno.

IL CROLLO DEL PIL NEL 2020
Nel 2020 il Pil italiano, secondo Svimez, subirà una contrazione del 9,6%, con un calo maggiore al Centro-Nord (9,8%) e leggermente inferiore al Sud (9%). A fine anno il Pil del Mezzogiorno sarebbe più basso di quello del suo picco minimo del 2014 e inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007, prima della crisi economica. Il crollo più alto del Pil si registra in Basilicata, dove si sfiora il 13%. A seguire ci sono Veneto, Molise, Emilia-Romagna e Piemonte, con una diminuzione superiore al 10%. Il calo meno marcato si registra invece in Trentino Alto Adige, Sicilia e Lazio.

LE PREVISIONI DEL PIL PER IL 2021 E 2022
La ripresa nel 2021 e nel 2022 sarà limitata al Centro-Nord, secondo la Svimez. Qui il Pil dovrebbe crescere del 4,5% nel 2021 e del 5,3% nell’anno successivo. Ben diversi, invece, i dati del Sud, dove la crescita sarebbe solamente dell’1,2% e dell’1,4%. Chiaramente Svimez sottolinea che l’incertezza è molta ed è difficile fare una previsione realmente attendibile, anche se vengono escluse le ipotesi di altri lockdown totali. Inoltre, queste stime non tengono conto delle misure del Recovry fund né della legge di Bilancio che, secondo il rapporto, potrebbe avere un impatto positivo soprattutto al meridione, con un +0,4% al Sud rispetto alle stime che non includono le misure previste dalla manovra. Nel 2021, inoltre, il rapporto sottolinea che la crescita maggiore del Pil si registrerà in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Mentre la più bassa in Molise, Sardegna e Sicilia.

IL CALO DEMOGRAFICO AL SUD
Il rapporto ritiene che il Mezzogiorno sia destinato a un lento declino demografico: dal 2019 al 2065, secondo le previsioni, la popolazione italiana potrebbe ridursi di 6,9 milioni di abitanti, di cui ben 5,1 al Sud. Nel Mezzogiorno a pesare è quella che viene definita una fragile demografia che poggia su un altrettanto fragile tessuto economico. Il calo della popolazione riguarda soprattutto la componente in età da lavoro. Altro dato citato è quello del 2018, quando dal Sud si sono cancellati 138mila residenti, di cui 20mila che si sono trasferiti all’estero. E la quota più alta è quella dei laureati.

L’IMPATTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA SUL
La Svimez sottolinea l’importanza del reddito di cittadinanza durante l’emergenza sanitaria ed economica. Secondo il report in assenza di questo strumento, il lockdown avrebbe potuto portare profondi disagi economici con conseguenti tensioni sociali. Secondo Svilmez “nell’emergenza sanitaria il reddito di cittadinanza ha contribuito significativamente a ridurre la platea dell’esclusione e della marginalità fornendo un reddito minimo garantito”. Anche se va sottolineato che l’impatto della misura sul mercato del lavoro è stato “scarso, se non nullo”. Nessun aumento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro, quindi.

SANITÀ IN ZONA ROSSA GIÀ PRIMA DELL’EMERGENZA
Secondo il rapporto la sanità del Sud era già “zona rossa” prima della pandemia. Il divario di offerta dei servizi sanitari essenziali dipende da inefficienze e distorsioni, con uno squilibrio “drammatico” tra le Regioni italiane nell’attività di prevenzione. La distanza tra le Regioni del Sud e quelle del Centro e del Nord era evidente già dal 2018, con valori massimi intorno ai 220 punti per Veneto ed Emilia-Romagna e minimi dai 170 in giù per Campania, Sicilia e Calabria.

LO SMART WORKING DIVENTA SOUTH WORKING
Altro fenomeno analizzato è quello dello smart working al Sud, con tanto di definizione del south working in riferimento a quei lavoratori impiegati in aziende del Centro o del Nord che si sono trasferiti al Sud approfittando del lavoro agile. Gli addetti che lavorano in smart working dal Sud sono 45mila, secondo i primi risultati di un’indagine realizzata da Datamining su 150 grandi imprese con oltre 250 addetti. Un dato che potrebbe essere solo parziale, perché non tiene conto delle piccole e medie imprese, più difficili da rilevare.

LINK: …https://www.fanpage.it/politica/contagi-al-nord-crisi-economica-al-sud-perche-il-covid-ha-fatto-male-soprattutto-al-mezzogiorno/




Mistificazioni sulla Calabria e le mosse farsa del governo

BOCCIA LAQUALUNQUE VA IN CALABRIA E DICE: «NULLA CAMBIERÀ!». LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DOPO LA CONFERENZA STATO-REGIONI SONO DEGNE DELLA PRIMA REPUBBLICA.

di Antonio Picariello*
Udite, udite: il governo è vicino alla Calabria. Ci sono volute un’alluvione e la scoperta di incapaci da 10 anni alla guida della sanità calabrese per far staccare il ministro Boccia dalla sua poltrona, sulla quale sarebbe rimasto molto volentieri. Esponenti della prima repubblica non avrebbero fatto meglio. Ci si ricorda degli ultimi solo quando si arriva al peggio e, nel caso specifico, il peggio sarebbe stato non racimolare un solo voto alle prossime regionali in Calabria. E allora Boccia ha osato, organizzando addirittura la conferenza stato regioni a Catanzaro. Dare un segnale forte: veniamo ad ingannarvi a casa vostra perché su queste tematiche state pur sicuri, per dirla con Boccia, che il governo c’è.

Il governo c’è sull’emergenza sanitaria alla quale esso stesso ha contribuito attraverso 10 anni di commissariamento, malaffare e fatture milionarie pagate due o tre volte. Il governo c’è se si tratta di organizzare l’esodo sanitario verso nord, ma non c’è quando il nord presenta il conto da pagare ai calabresi; c’è se occorre inviare forze armate, forze dell’ordine e volontari, ma non c’è se occorre definire il riequilibrio nazionale dei fondi per la sanità, i LEP e dare un calcio nei fondelli a chi si sente in diritto di predicare l’autonomia differenziata solo perché ha fatto un referendum consultivo. Il governo c’è se si tratta di dichiarare che la Calabria merita una sanità più forte, ma resta drammaticamente assente se si tratta di rafforzare le strutture che sono state ridimensionate o riaprire quelle chiuse e in disuso; c’è se bisogna stanziare un miliardo di euro per il porto di Genova o per risarcire i danni di Venezia, ma mostra le tasche vuote se si tratta di aiutare Crotone o di cacciare un euro per Gioia Tauro (e neanche quello!).

Insomma il governo c’è, ma se si tratta di Calabria e più in generale di Sud, allora è sempre impegnato da un’altra parte. E se l’Europa, come il ministro afferma, ha preso atto che i diritti universali come salute e scuola non potranno mai più essere compromessi da vincoli di bilancio, l’unico a non averne preso atto resta ancora Boccia (e i suoi colleghi).
La Calabria e tutto il Sud sono le vittime sacrificate sull’altare del ridimensionamento di un bilancio (che si chiama spesa storica) sempre più sbilanciato a nord il cui malaffare passa in sordina sotto il naso dei premier di turno abituati a sorvolare sulle travi di scandali e ruberie lombarde e ad essere intransigenti con le pagliuzze calabresi in nome della legalità! Scandali e ruberie nel Sud derubato, efficienza e virtuosità nel nord ladro.

Boccia è venuto a chiedere l’aiuto dei calabresi per vigilare, per stare accanto alla magistratura e alle forze dell’ordine, al fine di poter intervenire, sostenere e aiutare la Calabria perbene. Ma il ministro è cosciente della sfiducia e della rabbiosa rassegnazione dei calabresi nei confronti di uno stato italiano che non è in grado di garantire i suoi funzionari sul territorio e chiede di farlo ai contribuenti che lo pagano per quello? Fin dove arriva il paradosso?

Fino a Crotone, dove, osservando i danni dell’alluvione, Boccia ha esaltato lo spirito collaborativo delle protezioni civili di Calabria, Puglia, Campania e Basilicata che hanno fatto un lavoro eccezionale. Certo “Anche questa è l’Italia” signor ministro, ma quella del Sud dove abbiamo accolto pazienti da Bergamo mentre il Veneto rifiutava i lombardi! E questo spirito verrà definitivamente affossato dalla sua legge quadro! Non basta convocare per la prima volta una conferenza stato-regioni in Calabria per dimostrare la presenza di uno stato assente. Ma per lei Parigi val bene una messa!
*M24A ET – Campania

https://catanzaro.gazzettadelsud.it/video/politica/2020/11/23/conferenza-stato-regioni-in-calabria-boccia-il-governo-ce-i-cittadini-stiano-con-i-magistrati-97a0b3f1-8bae-46b1-b9c4-c05bd40e489c/




Agenzie di rating: contraddizioni e illegalità

Si chiama Capital World Investment. Si tratta di una delle maggiori società di gestione del risparmio americane. E alla domanda più ricorrente di questi giorni, cioè «chi sta dietro le agenzie di rating?», può permettersi di alzare non una ma due mani. Capital World Investment è infatti contemporaneamente il primo azionista di Standard & Poor’s (detiene il 10,26% della casa madre McGraw Hill) e il secondo maggiore socio di Moody’s (con il 12,60%). Moody’s e S&P sono concorrenti sul mercato, certo. Ma a Capital World Investment non importa: ha comprato 28 milioni di azioni della prima e 30 milioni della seconda. Giusto per non rischiare di sbagliare, ha puntato su entrambi i cavalli.

La stessa filosofia ha guidato Vanguard Group, i fondi Blackrock, State Street e molti altri: tutti questi grandi investitori Usa ‐ secondo i dati Bloomberg ‐ figurano infatti tra i principali azionisti sia di Moody’s, sia di S&P. Insieme a tanti altri fondi o banche. Questo crea, potenzialmente, un cortocircuito: tutti questi investitori sono da un lato azionisti dei due big del rating, ma dall’altro sono anche utilizzatori dei loro stessi rating quando acquistano obbligazioni sul mercato. Il conflitto di interessi è evidente. Le possibili pressioni anche. I big del rating ‐ ha sentenziato ieri il commissario europeo Olli Rehn ‐ «giocano secondo le regole del capitalismo finanziario americano». Ovvio, si potrebbe aggiungere: hanno l’intero capitalismo finanziario americano come azionista…

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Errori e conflitti di interesse 

Che i colossi del rating siano intrisi di conflitti di interesse è risaputo. Il più noto è legato al fatto che Moody’s S&P e Fitch sono pagati dalle stesse società che devono valutare. Questo solleva da sempre sospetti di ogni genere: in tanti sono convinti che le agenzie di rating abbiano per esempio assegnato alle cartolarizzazioni di mutui americani voti troppo benevoli proprio per ‘coltivare’ i propri clienti. Per compiacerli. Per tenerli buoni. Le agenzie di rating si sono sempre difese su questo fronte: Moody’s e S&P valutano insieme più di due milioni di società, Stati o prodotti strutturati. Questo rende quasi ininfluente ‐ secondo la loro difesa ‐ la singola commissione percepita per il singolo rating. Sta di fatto che il conflitto resta. E che ogni errore, anche quando commesso in buona fede, sarà sempre guardato con dietrologico sospetto.

Ma quello degli azionisti è forse il conflitto più macroscopico: i grandi soci di Moody’s e S&P, come visto, sono in gran parte i fondi che usano i rating per investire, oppure sono banche che alle stesse agenzie chiedono un voto quando devono emettere obbligazioni. Questo conflitto è stato sollevato anche dalla Sec, l’Autorità di vigilanza Usa, che lo scorso settembre ha segnalato: «Due delle maggiori agenzie non hanno specifiche procedure per gestire il potenziale conflitto di interessi quando una società loro azionista chiede un rating». È vero che S&P ha declassato anche il rating Usa (sollevando l’ira di Obama), ma tutti questi conflitti irrisolti sollevano in molti le più disparate teorie del complotto.

Opinioni troppo pesanti

Si potrebbe obiettare che nel mondo della finanza nessuno è privo di conflitti di interesse. Le banche ne hanno molti di più: quando l’analista di una grande investment bank esprime un giudizio su qualche società quotata in Borsa (anche solo i consigli di comprare o vendere le sue azioni), è forte il sospetto che lo faccia perché la sua banca è creditrice di quella stessa società. Quando l’economista di una banca si esercita in previsioni sull’economia di vari Paesi, è altrettanto forte il sospetto che la stessa banca per cui lavora abbia un’esposizione su quello stesso Paese. Eppure nessuno si scompone quando Morgan Stanley, oppure Goldman Sachs, effettuano previsioni sull’Italia o sulla Francia.

Perché invece i tanto vituperati giudizi di Standard & Poor’s, Moody’s o Fitch sollevano così tante reazioni? La risposta è semplice: perché quei voti che le agenzie di rating assegnano, vanno a condizionare le politiche d’investimento di tutti i fondi del mondo. Insomma: perché le decisioni delle agenzie di rating ‐ giuste o sbagliate che siano ‐ vanno a creare una serie di effetti automatici a catena che rischiano di avvitare la crisi.

Ecco perché. I fondi operano sulla base di mandati molto stretti: alcuni di loro, per esempio, possono comprare solo obbligazioni con un rating superiore alla ‘Tripla B’. Quando un bond viene declassato, e il suo rating scende sotto quella soglia, tutti questi fondi sono dunque costretti a venderlo. È così che la decisione di un’agenzia di rating ‐ cioè un’opinione ‐ va a condizionare, nello stesso momento, le decisioni di milioni di investitori in tutto il mondo. Forse, dunque, il problema è tutto qui: possibile che il rating sia, in tutto il mondo, il parametro principale su cui basare gli investimenti?

il problema cardinale del mondo dunque, consiste nelle privatizzazioni selvagge di ogni ramo produttivo strategico e di controllo di pertinenza pubblica. sottrarre lo Stato dalla discrezionalità dei privati che di proposito ordiscono crisi e speculazioni, consiste nell’arma salvifica a disposizione dei popoli. Così costituire agenzie di valutazione finanziaria pubbliche e negare a soggetti con conflitti d’interesse di operare sullo stato, rappresenta la soluzione a tutti i problemi principali della società.




Europa morente: ultimi spasimi e allarmi degli europeisti

Il governatore della Banca Centrale Europea,Christine Lagarde, pochi giorni fa in audizione all’Europarlamento, si è presentata con un paper tra le mani, per rispondere ad alcune domande ed ha letto testuali parole:

“L’Eurosistema in quanto unico emittente della nostra moneta potrà sempre generare tanta liquidità quanta ne serve. Quindi per definizione la Bce non può ne andare in banca rotta ne finire i soldi.”

Bene! se fossimo tornati indietro al 1 giugno del 1998 quando la Bce venne fondata, un intervento del genere avrebbe un senso, trattandosi di una istituzione nuova, andrebbero spiegate le regole del gioco. Prima tra tutte il fatto che la banca centrale crei denaro dal nulla; non ha quindi creditori in quanto è la sola a poter emettere quella valuta. Ma possibile che siano stati tutti, Europarlamento compreso, per 22 anni senza ammettere questa evidente realtà? Tanto che la Lagarde ha avuto bisogno di leggerle quelle frasi senza mai staccare la testa dal foglio, come se stesse leggendo un nuovo articolo dello statuto della banca.
Ma vi rendete conto di quanto sia ridicolo tutto questo? e di quanto quella frase, non detta per 22 anni, abbia fornito l’alibi ad economisti prezzolati, per nascondere il fatto che la mancanza di soldi agli stati è semplicemente una volontà politica. Rendendo evidente che sia i popoli che gli stati servono in crisi e in uno stato di emergenza permanente per gli interessi dei grandi potentati finanziari.
E cosa dire del tweet di Sassoli, presidente del Parlamento europeo, che anche lui con 22 anni di ritardo ci fa sapere che la Bce, per far fronte all’emergenza, potrebbe cancellare i debiti degli stati contratti per far fronte a quell’emergenza stessa.

Ora ditemi la verità, sono per caso saltato a mia insaputa su una macchina del tempo e mi trovo nell’anno della fondazione della Bce, assistendo in diretta alle regole della neonata istituzione? O il re è nudo e non sa più dove nascondersi? Si sono resi conto che uno shock esterno come la pandemia non potrà mai essere superato all’interno dei vincoli europei e con un sistema monetario fondato sul debito. E quindi sanno bene, che o fanno dieci passi indietro, o il castello di sabbia che hanno costruito si sgretola a suon di starnuti e decimi di febbre. Ebbene si ! è proprio questo quello che sta accadendo in Europa dove stiamo assistendo ad una spaccatura epocale. Da una parte c’è chi ha capito che bisogna fare retromarcia o si finisce nel burrone e dall’altra c’è chi invece vuole aspettare che siano i popoli a saltare per primi fuori dall’abitacolo per poi riprenderne il controllo.
Sono quelli che vogliono imporre all’Europa intera il modello Grecia. Cioè passare sul cadavere del popolo pur di non cambiare rotta neanche di un millimetro e si stanno scontrando con gli europeisti meno folli, dello stesso Cartello finanziario, che hanno però capito che quello che è stato fatto alla Grecia non può essere fatto al resto d’Europa piuttosto salta l’Eurozona. E quindi gli stanno andando di traverso tutti i vincoli europei.
Ecco il perché delle ammissioni di Sassoli/Draghi/Lagarde.

Noi popolo, come al solito, restiamo spettatori nonostante sia chiaro che il re è nudo ed in bilico su una montagna. Tutto quello che andrebbe fatto e dargli una pacca sulla spalla e vederlo crollare.

Ma solo NOI ITALIANI possiamo farlo.

Aderite al gruppo c’è bisogno di Voi, c’è bisogno di NOI.

Gruppo NOI Italiani