Il prossimo lockdown

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Molti mi chiedono preoccupati: “Amodeo, secondo te ci sarà un nuovo lockdown” ?

La mia risposta provocatoria li lascia spesso esterrefatti: “lo dobbiamo pretendere tutti e subito un nuovo lockdown”.

Mi spiego meglio.

Il sistema dominante, per imporre la propria agenda ai cittadini, usa da sempre le stesse tecniche, una sorta di copione, sconosciuto ai più ma facilmente decodificabile dopo averlo imparato a conoscere.

La prima regola che adottano è quella definita della “shock economy” che prevede di approfittare sempre e subito di uno stato di shock politico, sociale, economico o sanitario di un paese per portare avanti misure che i popoli normalmente non accetterebbero mai, perché contrarie ai loro stessi interessi.

La pandemia si dimostra oggi uno dei terreni in assoluto più fertili per portare avanti la strategia dello shock nell’interesse di pochi. Ed è quello che stanno facendo. Facciamo qualche esempio: Il Mes, è dal 2012 che non riescono a farlo accettare dai cittadini, perché il suo utilizzo è palesemente contrario agli interessi nazionali. Lo abbiamo visto soprattutto dopo il caso Grecia, dove quei soldi sono stati usati per salvare banche francesi e tedesche ma nulla è arrivato ai poveri greci. Ora stanno pprofittando dell’emergenza per renderlo operativo, legandolo alla spesa sanitaria per il post pandemia. Un altro esempio è quello dei trattamenti sanitari obbligatori che proveranno ad estendere sempre di più con la scusa della guerra al virus. Ma questo accade anche in altri ambiti. Abbiamo visto Conte, per esempio, inserire la proroga dei servizi segreti in un Dpcm che riguardava l’emergenza sanitaria.

Loro, in pratica, sanno che devono approfittare delle questioni emergenziali, per portare avanti i punti più controversi e antidemocratici della propria agenda, strumentalizzando la pandemia.

Ovviamente ci tengo a chiarire che strumentalizzare la pandemia non vuol dire averla indotta, vuol dire solo approfittare dello shock dei cittadini per costringerli ad accettare determinate misure.

Questo metodo è sempre stato perseguito anche nel passato. Lo hanno fatto negli anni ‘80, quando approfittarono dello stato confusionale e di terrore dei cittadini, dovuto alle grandi stragi, per far passare in sordina una misura come il divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia, che di fatto fu una vera e propria perdita della sovranità monetaria. Esso avvenne mediante una semplice lettera che si scambiarono il Ministro del Tesoro ed il Governatore della Banca d’Italia, bypassando completamente ogni iter parlamentare, e tenendo all’oscuro i cittadini sulle conseguenze di quella lettera e sull’impatto devastante che avrebbe avuto sulla gestione della spesa pubblica e quindi sulla vita dei cittadini.

Lo hanno rifatto nel 1992. Il 23 maggio ci fu la strage di Giovanni Falcone ed il 2 giugno, ossia 9 giorni dopo, pezzi del nostro stato erano in minicrociera sul Britannia, lo yacht dei reali inglesi, con il gotha della finanza internazionale, per concordare la svendita delle nostre aziende di stato e delle nostre banche. Secondo voi a 9 giorni dalla strage di Capaci su cosa era concentrata la popolazione? sui pericoli del terrorismo e sulla paura per quanto accaduto o sul fatto che su uno yacht stessero svendendo le nostre industrie? Ovviamente non se ne accorsero neanche. Shock economy docet.

Lo hanno rifatto nel 2011, quando in uno stato di shock economico, ricorderete l’ impennata dello spread; in uno stato di shock politico, ricorderete la caduta del governo democraticamente eletto. Durante una crisi senza precedenti, portarono, nel silenzio generale, gli italiani alla firma del Mes, del quale sentiremo parlare solo 7 anni dopo, del fiscal compact, del pareggio di bilancio in costituzione. Vi siete mai chiesti perché adesso stiamo facendo decidere al popolo se modificare la costituzione per il taglio dei parlamentari e invece la modifica per l’introduzione del pareggio di bilancio, che abbiamo eseguito solo noi in tutta Europa è avvenuta nel silenzio generale ? perché ne hanno approfittato.

Bene! ora resta da portare avanti ulteriori punti dell’agenda, ed il fatto che ci sia stata una pandemia con un traumatico lock down, rende tutto più agevole.

A patto che dopo lo shock, si passi alla strategia numero 2, ossia quella della rana bollita: i cittadini non devono accorgersi di quello che gli stanno facendo, fino a quando non sarà troppo tardi per evitarlo.

Quindi non può esserci un nuovo lockdown, che vorrebbe dire alzare la soglia di attenzione degli italiani e soprattutto essere costretti, come governo, a pagare i cittadini per rimanere in casa e le aziende per restare chiuse.

Agiranno effettuando chiusure a macchia di leopardo. Il ragionamento è questo: “Non sono io, governo, che ti chiudo in casa o che chiudo la tua azienda e quindi dovrei risarcirti, ma sei tu, che sei stato a contatto con un positivo o che sei tu risultato asintomatico e quindi finisci in quarantena senza prendere un euro. Ecco perché vogliono che gli asintomatici vengano trattati come malati. Ecco perché non si deve ammettere che il virus abbia perso forza. Ecco perché bisogna continuare a dire che il virus sia letale per certe categorie.

Allora sentite cosa accadrà. Accadrà che un bambino positivo a scuola, anche se asintomatico, si porterà in quarantena tutta la classe, quindi i genitori, quindi i professori, quindi i bidelli e così avverrà nei ristoranti, nelle aziende. Tutti a casa senza percepire nulla ma in stato confusionale. A spaventarli questa volta non sarà la paura di morire a causa del virus, perché bene o male lo hanno capito tutti che questa ipotesi è molto remota. Ma la paura sarà di essere costretti a rimanere in casa senza poter lavorare. Il padre di famiglia, che può contare solo sulle proprie entrate, se anche dovesse avvertire dei sintomi, ci penserà mille volte prima di andare di sua spontanea volontà a fare il tampone. La sua paura non seguirà più il ragionamento: “ devo scoprire se ho il virus perché potrei morire” ma il ragionamento verrà completamente ribaltato: “se scoprono che ho il virus mi chiudono in casa e la mia attività lavorativa rischia di morire”. Tutto questo non aumenterà ma allenterà le misure di prevenzione, sia tra gli asintomatici, che tra quelli che i sintomi li hanno, ma non gli conviene dirlo.

Ora passiamo alle soluzioni, così torniamo alla mia spiazzante risposta iniziale. Perché dobbiamo pretendere un nuovo lockdown. Perché è arrivato il momento di stanarli.

Comportiamoci al contrario di quelli che chiamano negazionisti. Cominciamo a credere fedelmente a tutto quello che ci hanno raccontato. E prendiamoli alla lettera.

Crediamo che veramente gli asintomatici siano dei malati.

Che veramente gli asintomatici possano trasmettere il virus.

Che veramente il virus non abbia perso forza.

Che veramente l’età media delle vittime del virus si sia notevolmente abbassata.

Che veramente, se un asintomatico trasmette il virus ad un membro di una categoria a rischio, ne potrebbe causare la morte.

Che veramente, come dice l’Oms, neanche più il saluto con il gomito può essere considerato sicuro.

Bene, se tutto questo fosse vero e noi abbiamo detto che ci vogliamo credere, allora caro governo, dovete chiudere tutto. Perché avete già dimostrato che una persona su 100 risulta positiva al tampone.

Non potete chiederci di mandare i ragazzi a scuola con questo pericolo. Si rischierebbe una strage. Non potete permetterci di mandare i bambini dai nonni dopo che sono usciti da scuola. Non potete permettere agli insegnanti più adulti di correre questo pericolo. Dovreste dargli delle indennità di rischio, come ai militari che vanno in guerra.

Dovete richiuderci domani mattina e pagarci per rimanere in casa o rischiate una strage di stato. Se tutto quello che ci avete raccontato è vero, e noi non abbiamo motivo di dubitare, allora non c’è altra soluzione.

Se invece le cose non stanno in questi termini. Se la verità è che il virus non è più letale tranne rare complicazioni. Se non esistono più categorie realmente a rischio, perché anche prendendo la carica virale più alta, come è successo a Berlusconi, ultraottantenne pieno di acciacchi, comunque si torna a casa sani e salvi, o come è successo all’anziano Briatore, che adesso è a Montecarlo, solo per citare i personaggi più noti, ma potrei citare i vecchietti della casa di cura di Milano, tutti positivi al tampone ma non se n’erano manco accorti.

Bene! se questa è la nuova realtà del Covid, allora dovete cambiare subito i parametri e dovete cambiare totalmente la strategia di comunicazione.

I positivi asintomatici non possono più essere considerati malati. Ne’ trattati come tali. Il numero da monitorare, per capire se la situazione è grave o meno, non può essere quello dei tamponi positivi, ma quello sulla presenza nelle terapie intensive. Sono quelli, purtroppo, i parametri che ci diranno quali misure dobbiamo adottare e sono quelli che oggi, sono per fortuna confortanti e in assoluta controtendenza con l’allarmismo diffuso, dai media e dalle istituzioni.

Allora lo ripeto, caro governo. O ci chiudete dentro. Subito. O ammettete che state esagerando per gli interessi di qualcuno. Non esiste una terza via. Se ritenete il virus così pericoloso e così contagioso ma aprite scuole e locali, allora ditemi un po’: chi è il negazionista ?

Francesco Amodeo

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31 coincidenze sul coronavirus, cartello finanziario, coronavirus, covid, governo, la matrix europea, lockdown, pandemia




Puglia vs Nord

L’alleanza con la Lega Nord da parte di politici del Sud è il segno evidente della sottomissione politico/culturale di una parte della classe dirigente meridionale nei confronti di chi ha ridotto il Sud al ruolo di colonia interna nazionale da sfruttare in tutti i modi possibili.

Il popolo pugliese ha voluto lanciare un segnale forte ed ha bocciato un’idea di governo che avrebbe continuato a riservare al Sud politiche predatorie e assistenziali che avrebbero ancora di più reso l’economia della nostra regione funzionale agli interessi del Nord.

Grazie anche all’azione politico/culturale intrapresa dal nostro Movimento, i cittadini meridionali stanno sempre di più prendendo coscienza delle dinamiche giuridico/economiche che stanno distruggendo il Sud Italia frutto di altrettanto politiche economiche trasversali messe in campo, nel tempo, dal governo nazionale di turno.

M24A EQUITÀ TERRITORIALE si augura che il rieletto presidente Michele Emiliano faccia valere le ragioni dei cittadini pugliesi ai tavoli istituzionali cui dovrà partecipare, ad iniziare dalla prossima conferenza Stato regioni in cui occorrerà ribadire con forza il concetto che i cittadini meridionali non possono più essere trattati come cittadini di serie inferiore.

Da diverse settimane il nostro Movimento sta anche portando avanti una forte battaglia riguardante i fondi del Recovery Fund destinati al Sud: secondo i parametri europei (e secondo uno studio prodotto e pubblicato dal nostro Movimento) il 70 % di tale fondo (cioè 145 miliardi di euro su 209 assegnati al nostro Paese) deve essere destinato al Sud per ridurre i gap con il Nord Italia e con il resto della media europea.

Auspichiamo dunque, nell’immediato, un’azione coordinata da parte dei presidenti di regioni del Sud per non farsi scippare queste risorse che l’UE ha concesso all’Italia e ribadire che ogni percentuale al di sotto del 70% da destinarsi al Sud costituisce un ulteriore danno per i nostri imprenditori, i nostri tecnici, i nostri commercianti e liberi professionisti, i nostri Enti, i nostri lavoratori, insomma, un danno per l’intero territorio che non può più essere penalizzato nuovamente per garantire altri privilegi ed altri interessi territoriali.

Crocifisso Aloisi




Lo scippo annuale ai danni del sud e la omerta’ dei 5 stelle

DOVE VA IL MOVIMENTO CINQUE STELLE SENZA IL SUD E CONTRO LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA?

di Raffaele Vescera*
Nel M5s si rincorrono voci di spaccature imminenti, dopo il forte calo elettorale di queste regionali, seppure accompagnato dalla vittoria referendaria, è un tutti contro tutti. Il prevedibile sta avvenendo, ciò che aspettavamo è sotto i nostri occhi, il M5s sta implodendo, lacerato dalle sue tante contraddizioni interne. Contraddizioni favorite da una generica identità di “onestà”, priva di una linea politica consequenziale. A partire dalla lotta alla più grande iniquità italiana: la Questione meridionale”, ovvero la riduzione dei meridionali a cittadini di serie B, privati di tutto in conseguenza del furto di 61 miliardi l’anno di soldi pubblici sottratti al Mezzogiorno e dirottati al Nord, come certificato da autorevoli istituti di ricerca.

Un furto funzionale al Nord che nega ai meridionali il diritto al lavoro, con una disoccupazione tripla rispetto al Nord, con punte del 65% tra i giovani. Il diritto alla salute con una vita media al Sud più bassa di tre anni, il diritto alla mobilità con treni lenti e inesistenti, aeroporti a 300 km, strade scassate, porti non collegati. Il diritto allo studio con scuole senza mensa e senza tempo pieno, e università finanziate al 50%. Il diritto alla dignità, con un sistema mediatico paraleghista che insulta di continuo i meridionali attribuendo loro le colpe di ogni male.

E’ questa la condizione dei cittadini meridionali che, per protesta e speranza di riscatto, nel 2018 hanno dato ben il 50% dei propri voti al M5s, rendendolo il primo partito italiano. Milioni di voti mandati presto al macero, grazie alla stolida alleanza di governo con il nemico principale del Sud, seppure non il solo, la Lega Nord. Un partito razzista, antimeridionale, nato con Bossi tra rutti e furti 30 anni fa per interrompere la “fastidiosa” crescita economica del Mezzogiorno avvenuta grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, crescita concorrenziale all’industria del Nord, privata del monopolio della produzione e dei disoccupati meridionali da utilizzare come forza lavoro a basso prezzo. Un’alleanza che sdoganava come uomo di governo quel Salvini condannato dalla Magistratura per razzismo antimeridionale, facendo emergere l’impresentabile uomo del Papeete quale leader nazionale, nella mediocrità del nuovo governo.

Lo stesso Luigi Di Maio, seppure uomo del Sud, da me interrogato, rispondeva che la questione meridionale era “inesistente”. Il Sud si è sentito tradito ancor di più quando il M5s, teleguidato dal Nord, si è schierato con la Lega a favore dell’autonomia regionale differenziata che, se realizzata, toglierà al Sud altri 35 miliardi di Euro l’anno. In cambio non può bastare certo il reddito di cittadinanza per salvare il Mezzogiorno. In verità, con l’autonomia differenziata è schierato tutto il Partito Unico del Nord, comprendente alleati della Lega e Pd.
Come si può parlare di “onestà” se si accetta il crimine italiano più grande, il furto colossale a danno del Sud? La linea di iniquità nei confronti del Sud, insieme alla condivisione del razzismo salviniano contro i migranti, ha prodotto delusione e abbandoni non solo nell’elettorato più consapevole, ma anche tra gli stessi parlamentari, alcuni dei quali non hanno voluto adeguarsi a tali tradimenti.

Come se non bastasse, dopo la picconata alla Costituzione italiana data dal dannoso referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, anziché sulla riduzione dei loro stipendi e della loro incompetenza, la nuova picconata di Grillo è rivolta all’intero Parlamento, cui dice di non credere, proponendo di sostituire la democrazia rappresentativa con quella “diretta”, da farsi attraverso i referendum con voto elettronico dei cittadini, magari gestito dalla Casaleggio associati? Siamo alla follia, a parte l’impossibilità dei cittadini di istruirsi su ogni provvedimento legislativo, cosa che non riescono a fare neanche gli stessi parlamentari, pagati profumatamente per farlo, siamo al massimo del populismo demagogico. Nella disinformazione generale, basterà orientare i cittadini con i potenti mezzi d’informazione televisivi per ingannarli a volontà. Come è avvenuto per il recente referendum che riduce la rappresentanza parlamentare, ma non, ripetiamo, stipendi e incompetenze. Senza un filtro dei rappresentati eletti dai cittadini, non ci può essere alcuna democrazia diretta.

Dopotutto non è lavandosene le mani come Ponzio Pilato che gli uomini deputati a governare possono affermare la giustizia. Il popolo, ingannato dai demagoghi del tempo, tra salvare Cristo o Barabba, non ha forse scelto Barabba?

Non resta che appellarci al buonsenso dei molti parlamentari meridionali del M5s in disaccordo con la deriva del loro Movimento, per invitarli a battersi con noi per affermare il valore universale dell’Equità, a partire da quella territoriale.
*direttivo nazionale M24A-ET




Sicuri che Grillo sia dietro di Maio?

Luigi Di Maio è attualmente la figura più interessante della Politica Italiana.

Giovane, Non Laureato, lavoratore precario spesso disoccupato che è diventato Ministro del Lavoro e poi Ministro degli Esteri.

Cosa ancora più singolare è la presenza di Gaetano Manfredi nello stesso Governo. Sì, proprio il rettore dell’Università dove Di Maio non ha completato gli studi.

Da un lato un uomo studioso, che ha scalato i più alti gradi dell’università in tempi brevi, dall’altro invece un ministro che non è mai stato nemmeno consigliere comunale e non conosce la lingua inglese pur essendo delegato agli Esteri.

Di Maio non è nemmeno come Renzi, che ha ricoperto più incarichi amministrativi prima di essere eletto, ma a differenza di Matteo, che cmq regge il governo, ha portato a casa un Referendum con tematiche simili a quelle proposte dal PD, si è dimesso da capo del M5S continuando a comandare, senza essere stato cacciato e costretto a fondarsi un altro partito.

A proposito del Referendum, Di Maio non laureato è riuscito dove nemmeno un altro laureato fu in grado di arrivare all’obiettivo da lui stesso immaginato: parlo di Licio Gelli e la P2, prima promotrice della riduzione del numero dei rappresentanti governativi.

Coincidenze? Corsi e Ricorsi Storici?

Chissà. Una cosa è certa, dietro Di Maio, come fu per Renzi, non c’è solo Di Maio.




I re del tonno meridionali e la malavita nella pesca

Il tonno in scatola inventato in Sicilia.

Venerdì, giorno di magro, si mangia tonno (e balena).
Il Concilio di Trento, stabilendo le regole di digiuno e quali cibi fossero inclusi nel concetto di “magro”, poté più di qualsiasi campagna pubblicitaria nello sviluppo del consumo di pesce.
L’Italia, alla metà del Cinquecento, non era certo una nazione ittiofaga e in parte non lo è ancora ma calcolando che ci sono 52 venerdì l’anno e i 40 giorni di quaresima oltre altre ricorrenze dove il digiuno era consigliato , in un anno circa un terzo dei giorni prevedeva il grande pesce come pietanza principale dei deschi di prelati, principi e ricchi in generale.

La pesca del tonno si praticava già nella preistoria, come documentano i graffiti della Grotta del Genovese nell’isola di Levanzo.
I fenici costruirono le prime tonnare e coniarono monete con l’effigie del tonno. Aristotele teorizzò il canone delle migrazioni di questi pesci pelagici, dallo Stretto di Gibilterra al Mar Nero, dimostrando così che i filosofi dell’antichità applicavano le loro sottigliezze speculative anche a problemi di carattere pratico.
Sempre nel IV secolo a.C., Archestrato di Gela, primo poeta gourmet della storia letteraria, documentò nel suo Poema del buongustaio le regole di conservazione del tempo: “Di tonno in Sicilia un pezzo mangia / di quel che a fette conservar salato / nell’anfora si suole”.
Fino a tutto il Seicento, il tonno veniva cucinato o conservato sotto sale.
Solo agli inizi del 1700 tra le merci movimentate nel porto di Genova appare il tonno sott’olio, prodotto assai diverso dal tonno sotto sale detto con un termine in gergo “tonina”.
Dal 1725 i barili di tonno in olio di oliva divengono merce frequente nei traffici marittimi genovesi.

Agli inizi dell’Ottocento le tonnare subiscono un tracollo. Le imprese non sono più remunerative e vengono abbandonate.
Trasportare barili non era certo la cosa più semplice e il costo di un barile non era certo sostenibile da una famiglia , inoltre una volta aperto il barile la muffa arrivava velocemente , quindi il consumo doveva essere rapido e copioso.

Con le campagne napoleoniche di Russia si sviluppa la tecnica della conservazione dei cibi in scatola , grazie al francese Nicolas Appert e l’inglese Bryan Donkin che scoprono, all’inizio dell’Ottocento, un metodo per la sterilizzazione delle scatole metalliche da destinare alla conservazione dei cibi.
Un modo rivoluzionario per conservare gli alimenti sino ad allora difficilmente preservabili se non sotto sale o essiccati.

Alla fine dell’ottocento furono i Florio a escogitare un modo per conservare il tonno sott’olio., nel 1874 acquistarono la tonnara di Favignana.
Aprirono un opificio per la conservazione del tonno rosso sott’olio, dopo la bollitura e inscatolamento, nello stabilimento dei Florio il tonno veniva anzitutto tagliato a pezzi, quindi cotto in 24 grandi caldaie e poi messo ad asciugare. In un altro ambiente si confezionava nelle latte.
I Florio intuirono l’avvenire industriale e commerciale di questo prodotto e svilupparono questo settore nuovo e dinamico dell’attività conserviera esportando tonno in tutto il mondo.
Alla Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, dedicata all’industria, al commercio, all’agricoltura e alle Belle Arti, la Florio presentò anche innovative scatolette di latta con apertura a chiave.
Da quel momento il tonno in scatola divenne un alimento che non mancò nelle case di tutto il mondo.
L’Italia oggi è il secondo produttore europeo di tonno in scatola dopo la Spagna.
Secondo le elaborazioni dell’ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici)
La produzione è stata di 69.000 tonnellate, in crescita ,mentre i consumi da parte degli italiani sono di circa 2,2 kg pro capite annuo.
Il tonno in scatola è presente nel 94% delle nostre case e il 43% degli italiani mangia tonno ogni settimana.
Sempre secondo i dati Ancit, il piatto a base di tonno preferito dagli italiani sono gli spaghetti con il tonno, seguito da insalata di riso e insalata di tonno.

I pescatori siciliani catturano nel Mediterraneo il pregiato Tonno Rosso e l’Alalunga, destinati al consumo fresco, mentre in scatoletta finisce prevalentemente il Tonno Pinna Gialla, pescato negli oceani tropicali.
La pesca del Tonno Rosso è regolamentata dalla Comunità Europea, che ogni anno stabilisce il volume di tonni da pescare.
Nel mondo della pesca gli interessi sono spesso molto più rilevanti di quel si può immaginare.
Pochi sanno che un tonno rosso fresco di 100/150 chili al mercato ittico di Tokyo può valere 50 o 60 mila euro. Una vera fortuna.
Recenti dati dimostrano l’interesse delle organizzazioni malavitose al commercio del tonno fresco! Ma il valore degli interessi in gioco nella pesca si può desumere dalla battaglia che si sta facendo attorno alla pesca della balena o alle periodiche guerre del merluzzo tra inglesi e islandesi con la messa in campo di unità militari. Insomma la banale scatoletta di tonno ha una storia molto più complessa di quel che il consumatore può immaginare e attorno ad essa vi è un’economia tanto vasta che il consumatore non immagina nemmeno perché il mondo della pesca è per certi versi misterioso.

Comunque vale il detto siciliano “Megghiu essiri testa di sarda ca cura di tunnu” , cioè meglio essere primi tra i piccoli che ultimi tra i grandi.

Fonti : tonno360.it/un-po-di-storia ; pubblicitaitalia. Com; camillabaresani. Com :-Il “maiale di mare” – Storia del tonno di Camilla Baresani ; wikipedia. Com.




Il Nord palla al piede del Sud

Sei un meridionale?
Sai cosa sono i #LEP?
No?
Dovresti!

I LEP sono i Livelli Essenziali delle Prestazioni.

Vuol dire che lo stato dovrebbe destinare la stessa spesa pubblica procapite in tutte le regioni d’Italia.
Per ogni cittadino ci dovrebbe quindi essere una X che viene destinata dalla ripartizione della spesa pubblica (e questa X dovrebbe essere uguale per tutti, in ogni parte d’Italia).

I LEP sono previsti per legge dal 2009, eppure non vengono applicati (tutto ciò a danno del Sud, che a causa di questa situazione perde 61 miliardi di euro ogni anno).

Anche prima del 2009 al Sud arrivavano questi soldi in meno ogni anno, prima però avveniva “di nascosto”.

Vi starete chiedendo come sia possibile, vero?

Molto semplice.

Nel 2009, quando i leghisti andarono al governo con Berlusconi, fecero passare questa legge (nota come legge Calderoli) sul federalismo fiscale.
I leghisti probabilmente erano convinti delle scemenze che dicevano, ovvero che il “Sud fannullone” derubasse il Nord, “Roma ladrona”, etc…

Scoprirono invece che non era così, anzi le regioni del Nord, nella redistribuzione, ricevevano molti più soldi procapite.

Nello specifico fu Giorgetti a scoprirlo, che dal 2013 al 2018 fu presidente della commissione per il Federalismo Fiscale.

Su sua richiesta, ricevette i dati sulla redistribuzione dei fondi dal ministero del Tesoro e alla fine insabbiò tutto (i dati fornitigli ufficialmente non risultano infatti agli atti).

Chiese anche di fare una seduta segreta come in antimafia, la cosa risulta dagli atti, dando come motivazione che “i dati sarebbero potuti essere scioccanti”.

E in effetti i dati erano scioccanti, aveva scoperto i meccanismi della spesa storica (cioè che ogni anno al Sud arrivano miliardi in meno per la spesa pubblica; la spesa storica praticamente prevede che siccome in passato si era speso arbitrariamente di più per alcune regioni e di meno per altre, si continua di anno in anno a fare così).

Grazie a questa spesa storica succede che comuni che hanno la stessa popolazione, ricevono fondi così tanto diversi per la spesa pubblica che d’acchito verrebbe da chiedersi se siano due comuni dello stesso Stato (magari si chiamano ambedue Reggio… soltanto che uno sta in Emilia-Romagna, una delle regioni che riceve in assoluto di più, e l’altro sta in Calabria, una delle regioni che riceve in assoluto di meno).

PS per quelli che erroneamente pensano che i PIL regionali giustifichino tutto ciò, rispondiamo che il PIL regionale è una cosa che esiste come esiste la linea dell’Equatore (cioè vogliamo dire che è un indicatore astratto).

I cittadini pagano le tasse allo Stato e non alle regioni o ai comuni (se non per una parte effimera)… e lo Stato, per legge, dovrebbe ridistribuire i fondi in modo equo procapite.

Per fare un esempio, Berlusconi risiede ad Arcore. È il più grande contribuente italiano, ha versato diversi miliardi in tasse negli anni.
Questo vuol dire che Arcore ha un PIL più alto degli altri comuni limitrofi di Monza Brianza e che quindi i cittadini di Arcore producono più degli altri?
I cittadini di Arcore sarebbero più virtuosi?
No, semplicemente Berlusconi risiede lì e incrementa in modo determinante questo “insieme immaginario” del PIL di Arcore.

Il fatto che in una regione ci siano cittadini più facoltosi non può in nessun modo giustificare che si abbia una spesa pubblica più alta in quella regione. Sarebbe come dire che lo Stato dovrebbe spendere di più per i più ricchi e di meno per i più poveri (semmai dovrebbe essere il contrario), cioè sarebbe come dire che i cittadini non sarebbero tutti uguali di fronte alla Legge (e di fatto ad oggi è così purtroppo).

Bisogna poi considerare come e perché alcune regioni negli anni siano diventate così tanto più ricche.

Per decenni con i soldi di tutta Italia sono state costruite infrastrutture unicamente al Nord; cosa che ha ovviamente consentito un grande sviluppo e un notevole indotto economico in quelle regioni.
Per fare un esempio molto semplice, basti pensare che in Lombardia ci sono più linee ferroviarie e treni che in otto regioni, che sommate fanno il 41% del territorio; parliamo di: Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna tutte insieme.

Insomma questo ha comportato la logica conseguenza che per fare impresa bisognasse essere residenti al Nord (spesso grossi imprenditori sono anche meridionali che per avere successo sono costretti a spostarsi al Nord, dove ci sono le infrastrutture necessarie allo sviluppo della propria azienda).
In tutto questo però non c’entrano le amministrazioni locali (poiché questo genere di infrastrutture che abbondano al Nord sono state costruite dallo Stato; quello stesso Stato che non le ha costruite al Sud).

Gli amministratori delle regioni del Nord, con grande faccia di bronzo, sostengono di essere più bravi e che nelle altre regioni non si raggiungano gli stessi risultati perché sarebbero meno bravi o virtuosi.
In realtà nel 2019 ad esempio la Puglia è stata la regione più virtuosa d’Italia per la gestione della spesa pubblica (la Campania si è piazzata al quinto posto). Praticamente, in proporzione ai propri fondi, la Puglia ha speso meglio, con buona pace di Zaia.

La domanda da porsi una volta ottenute queste informazioni è: cosa avverrebbe con le autonomie differenziate senza prima aver stabilito i LEP?

Si legalizzerebbe definitivamente questo furto ai danni del Sud.

Prendere atto che alcune regioni ricevono di più e “quindi” stabilire per legge che debbano ricevere quei fondi, è un po’ come dire che poiché statisticamente ad oggi gli uomini guadagnano di più delle donne, allora dovrebbero guadagnare di più per legge.

Sappiamo che, nel settore privato, a parità di mansione le donne guadagnano meno degli uomini.

Ciò avviene perché le donne sono meno brave?

Ovviamente no.

Ciò avviene perché viviamo in una società con un forte retaggio maschilista, che ha delineato questo sistema.

È chiaro che, in un sistema del genere, tendenzialmente saranno gli uomini ad avere posizioni di rilievo e questo li porterà a fatturare di più.

Sarebbe giusto dire che visto che fino ad oggi le donne hanno guadagnato di meno, allora debbano guadagnare di meno per legge?

Fondamentalmente con la spesa storica avviene questo. Si stabilisce che il Sud debba ricevere di meno perché è sempre stato così.

Questo comporta che ogni anno il gap aumenti.

È ora di cambiare le cose.

Voi che dite?

“Follia è fare sempre le stesse cose e sperare che la situazione cambi” (Albert Einstein)

Se fino ad ora avete votato centrodestra e centrosinistra con lo stesso risultato per il Sud, forse è ora di cambiare.

Vota un partito del Sud e per il Sud.

Segue un video che spiega la realtà con dei disegnini per bambini:

Segue una bellissima inchiesta di Report a riguardo, con le interviste ai protagonisti di questa vicenda (incluso Giorgetti che scappa via quando provano a intervistarlo):

Il federalismo fiscale e il sistema di distribuzione delle risorse ai comuni




Patria identita’ difesa

Parola Patria

Le mistificazioni operate in modo quotidiano da tutti gli organi politici, bancari, mediatici, sono funzionali ad un sistema di potere occulto che non vuole perdere il controllo: depennare di conseguenza dal lessico parlato e da quello scritto parole come sovranismo, statalismo, nazionalismo, identita’ culturale e patria e’ davvero controproducente: chi infatti si prodiga per il ritorno della regia statale nell’economia passa per essere un pernicioso attentatore al sistema capitalistico ed imprenditoriale, coloro che pronunciano con orgoglio la parola “identita’” sono additati quali oltranzisti xenofobi o retrogradi da boicottare.

Nel marasma che agita la nazione italiana, con quest’ultimo vocabolo osteggiato come “fascista”, la mistificazione sta progressivamente depotenziando fino allo sgretolamento, ogni spinta propulsiva verso il benessere sociale e la diffusa dignita’ economica. Ma la parola patria e nazione e’ opportuno enfatizzare alla stregua dei concetti di famiglia, comunita’ e cristianita’ che subiscono un processo di degradazione atto a ampliarli in favore di qualcosa che non sono; la cristianita’ non e’ da confondersi con il surrettizio bigottismo bensi’ come principio ordinatore della societa’ occidentale; patria invece e’ la terra paterna cui appartengono le proprie origini e famiglie, nonche’ da difendere costantemente; comunita’ e’ per contro l’insieme di individui fisici, non virtuali, con cui si intraprendono rapporti di mutuo sostegno nonche’ di condivisione di idee, visite, uscite; oggi si tende a rappresentare le comunita’ virtuali e fisiche come un connubio di elementi che formano una sola cosa, tuttavia senza rapporti ravvicinati nello spazio la comunita’ non puo’ definirsi tale. Il sovranismo invece e’ la espressione della difesa della patria, in antitesi ad avventori esterni che vi cercano di penetrare o di estrapolarvi valore aggiunto senza vincoli irreversibili di sottomissione giuridica; l’identita’, per finire, coincide con la cultura e le caratteristiche endemiche di un gruppo di individui che non vuole fondersi in maniera involontaria con gruppi di individui esogeni che sono molto o poco diversi da loro. Il che’ non vuol dire xenofobia o estraniazione, bensi’ desiderio di cura di se ‘ e di contatto con i simili, finche’ lo si desidera.

Le mistificazioni di tutti i vocaboli e l’emarginazione della parola Patria, ha reso il popolo anodino perfino in relazione dei media, che pertanto esimono di esporre verita’ compromettenti: ad esempio che l’Europa impone gabelle maggiori entro un mese, da far pagare ai porti italiani, i quali dovranno essere privatizzati in seguito. Se si avesse a cuore la comunita’, la patria, la nazione, i beni comuni e i principi religiosi con cui si e’ evoluto in modo schiacciante il sistema economico italiano, fatti ed imposizioni come le privatizzazioni, da parte dell’Europa, verrebbero aborriti con la forza fino a decidere in autonomia le forme migliori, al fine di garantire benessere economico e sociale comune…




La storia in cattedra

La storia in cattedra



La ragione per cui la storia “non ha scolari, aforisma datato seppure attuale, e’ il reiterararsi di atti cruenti a detrimento dei bambini e della popolazione inerme: i casi in questa foto, ritraggono le due guerre recenti forse piu’ tragiche e fallimentari di annessione economica e simil territoriale, ossia il Vietnam e la Siria: questi ultimi consistono in due casi emblematici e drammatici, di strenua resistenza rispetto al dominio neoliberista che sfocia nella globalizzazione culturale, economica e territoriale, di matrice euroamericana. Sottoporre pertanto le popolazioni indigenti ad attacchi guerreschi letali e’ uno squilibrio politico economico e culturale, da porre fine con programmi ed accordi multilaterali di salvaguardia territoriale, politica ed economica, delle nazioni disomogenee riguardo i principi del Wto ossia del ordine commerciale che piega gli stati ribelli alle proprie logiche economiche.


Affermare che i bambini vanno tutelati senza associarvi il regolamento nuovo, da riscrivere, in merito al diritto alla disomogeneita’ non solo sessuale e coniugale, ma anche produttiva, commerciale e politica, e’ omicida nei confronti del mondo e dei bambini…




Il ruolo centrale di Napoli

Omaggio all amico di Napoli

“Napoli era l’unico regno funzionante nel Mediterraneo”, disse. Ed in un’intervista del 2014 sottolineò: “Napoli è una città troppo poderosa rispetto al compito che oggi non le si chiede di svolgere”, una “ex capitale di un impero dissolto” che “non si comprende più quale ruolo dovrebbe svolgere”. “La perdita di identità risale all’unità d’Italia. A Napoli è stata affibbiata una mutazione di funzione e destino di cui non si è mai compresa la connotazione: da ex capitale, che cosa è diventata? Non si sa. E quel che è peggio: non se ne discute. Di Napoli e del Sud non importa niente a nessuno”.

Ciao Philippe




La bugia di Greta e la strumentalizzazione dell’ambiente per fini economici

I sogni che vanno veloce.

Non che Greta avesse torto nel postulare un futuro ambientalmente migliore ma, parlare di “sogni” rubati relativamente alla fortuna di essere nata nell’Europa della Svezia a moneta sovrana, e’ uno svarione dello staff di comunicazione che gravita sulla paladina della giustizia “climatica” piu’ in auge del mondo. Greta e’ una bambina affetta da una patologia mentale che non ne ottunde le facolta’ cognitive ma non le fa sentire sofferenza derivante dalla solitudine che la accompagna per volonta’: morbo di Asperger.

Il sospetto tuttavia, che Greta abbia focalizzato il problema climatico come meno importante del problema multistrato che avvolge la parte piu’ indigente del pianeta, sminuisce il suo pragmatismo e il problema climatico stesso.

Dal punto di vista manageriale scagliarsi binariamente per una palingenesi umana in chiave naturalistica e di superamento della miseria e precarieta’, si rivelerebbe il passo decisivo per Greta. Un’invettiva da parte di Greta che mirasse a risolvere il problema climatico e quello di poverta’ assoluta con la leva bancaria e finanziaria, la farebbe entrare nella leggenda: infatti scagliarsi contro i politici e l’umanita’ come cause dei mali ambientali ma non di quelli sociali, e’ ancora troppo generalizzato e dispersivo da parte della svedese adolescente ribelle: viceversa scoperchiando il dilemma delle soluzioni concrete per risollevare il paese da cambiamenti climatici e disagi sociali attaccando il sistema finanziario alla base della politica, farebbe di Greta il personaggio magnifico e forse divino, che ci si augura sia davvero. Dunque con la dicotomia di protesta sociale e denuncia delle effettive soluzioni non adoperate per risolvere i problemi che Greta denuncia, si potrebbero ottenere risultati salvifici e convogliare l’umanita’ verso il fulcro di tutti i mali odierni; cosi’ concretizzata e anche se astratta, un invettiva di Greta si incardinerebbe, forse per la prima volta, in qualcosa di davvero utile all’umanita’.