Berlusconi programma elettorale

Adfnews.it in base a Money, riporta gran parte del programma elettorale sbandierato da Berlusconi, particolarmente attivo sul social ipergiovanile Tik Tok per annettere simpatie politiche:  il programma elettorale di Forza Italia in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, con Silvio Berlusconi che torna a essere candidato al Senato e a guidare in prima persona la campagna elettorale degli azzurri.

Anche in queste elezioni politiche Forza Italia sarà uno dei perni della coalizione di centrodestra che, in totale, sarà composta da altre tre liste oltre a quella azzurra: Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati.

In vista del voto gli azzurri hanno presentato un doppio programma elettorale: oltre al  programma di coalizione  scritto da Silvio Berlusconi insieme agli altri leader del centrodestra, Forza Italia ha realizzato anche un proprio documento con dentro le proposte del partito per il Paese. Dalle pensioni, fino al fisco passando per la politica energetica e quella estera, vediamo nel dettaglio le principali proposte contenute nel programma di Forza Italia che, nella sua versione completa e in pdf, può essere consultato tramite il box presente in calce all’articolo della rivista economica succitata. Berlusconi nel 2005 e’ analogo a quello contemporaneofn.

Innalzamento del limite del contante a 10.000 euro.  Semplificazione del codice degli appalti, partendo dalla riduzione delle tempistiche per l’ottenimento dei nulla osta ministeriali attraverso un uso obbligatorio delle conferenze di servizio e tempi certi (30 giorni) per l’ottenimento dei pareri.

Estensione dell’alta velocità in tutto il territorio italiano.

Realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Incentivi alle imprese per nuove assunzioni e defiscalizzazione/decontribuzione in caso di contratti a tempo indeterminato a giovani sotto i 40 anni.

Riforma del decreto dignità.

Reintroduzione dei voucher per facilitare prestazioni occasionali, contrastare il lavoro nero e tutelare i lavoratori.

Riforma del reddito di cittadinanza come politica di sostegno all’occupazione e trasformazione in una misura di sussistenza specifica.

Aumento dei minimi tabellari, non ancora coperti dalla contrattazione, attraverso la contrattazione di prossimità.

Politica estera. Passaggio dal sistema del voto ad unanimità a quello di maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio europeo.

Esercito di Difesa Comune con il coordinamento delle forze militari dei Paesi Europei e formazione di un Corpo di intervento di 100.000 uomini.

Revisione del Patto di Stabilità.

Conferma dell’appoggio del Governo Italiano alla Nato e potenziamento dei rapporti con gli Stati Uniti.

Investimento del 2% del PIL nella Difesa, nel rispetto degli accordi NATO assunti. Elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Introduzione del vincolo di mandato.

Attuazione di un modello di federalismo responsabile che armonizzi la maggiore autonomia prevista dal titolo V della Costituzione e già richiesta da alcune regioni in attuazione dell’articolo 116, portando a conclusione le trattative attualmente aperte tra Stato e Regioni.

Riconoscimento dei poteri di Roma come Capitale d’Italia al netto di valorizzarne l’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria.




Lega programma politico

Gabriele Bartolini su Repubblica focalizza i punti nodali del programma politico leghista in un panorama esaustivo di informazioni. Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. La Lega si presenterà con un programma in linea con lo spirito sovranista del partito, seppur con alcuni elementi che richiamano alla tradizione federalista del vecchio del Carroccio. I punti proposti dalla Lega affiancano l’accordo di coalizione presentato insieme alle altre forze del centrodestra: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con L’Italia. Ecco i punti salienti del programma elettorale del partito guidato da Matteo Salvini: gas, nucleare e sburocratizzazione degli impianti rinnovabili. La ricetta della Lega si basa su un mix di fonti energetiche, sia per risolvere l’emergenza in atto che per raggiungere gli obiettivi climatici europei (-55 per cento di emissioni al 2030). Allo stesso tempo, però, si mette nero su bianco la richiesta di rinegoziare i target del Green deal, come la messa al bando del motore a scoppio nel 2035 e l’inclusione dell’edilizia e del trasporto su strada nel sistema per lo scambio di quote di emissione. Il gas, nel programma del Carroccio, è considerato fondamentale per attuare la transizione ecologica. Oltre a prevedere la diminuzione del costo in bolletta; si chiede anche di diversificare le fonti di approvvigionamento, di aumentare la produzione nazionale, di raddoppiare il Tap e costruire altri due gasdotti, uno collegato con la Spagna e l’altro con Israele e Cipro. Sul capitolo rinnovabili viene subito specificato come quest’ultime, da sole, non siano sufficienti. Fotovoltaico ed eolico “hanno dei limiti”, si legge. Viene comunque proposta la semplificazione delle procedure per la costruzioni di impianti green, la promozione delle comunità energetiche e il sostegno al geotermico. Per quanto riguarda il nucleare, la Lega prevede la costruzione di un’intera filiera basata sull’atomo, con la costruzione di nuove centrali e il potenziamento degli investimenti sul nucleare di nuova generazione. 

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. Il Carroccio conferma il mix tra spirito sovranista e tradizione federalista.

Immigrazione  

Alla base del programma leghista c’è il ripristino dei decreti sicurezza (voluti dallo stesso Salvini durante il governo Conte I), compreso il divieto di ingresso per le Ong che operano nel Mediterraneo. Non solo: per contenere gli sbarchi viene proposta “la conferma e il rafforzamento” del memorandum d’intesa tra Italia e Libia e il pattugliamento delle acque territoriali libiche e tunisine. Nel programma c’è anche la costruzione di centri di identificazione e hotspot direttamente nei Paesi del Nord Africa. L’obiettivo sarebbe quello di creare un sistema esterno in grado di analizzare lo status del migrante in maniera preventiva, accogliendo – si legge – “chi scappa dalle guerre” e “rimpatriando i migranti economici”. Va sottolineato che il programma non prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue dei migranti sbarcati sulle coste europee, né tantomeno la riforma del trattato di Dublino riguardante il diritto d’asilo a livello comunitario. Nel capitolo dedicato all’immigrazione viene inserito anche la questione della cittadinanza. Su questo punto viene confermata la contrarietà allo Ius soli e il mantenimento dell’attuale normativa basata sullo Ius sanguinis. 

Lavoro 

La proposta principale è quella di abbassare il costo del lavoro – soprattutto per l’assunzione di giovani – e di potenziare gli incentivi per l’occupazione femminile. Viene inoltre proposto di estendere fino ai 35 anni l’età anagrafica per il contratto di apprendistato. Sulle buste paga, anche la Lega prevede una forma di salario minimo agganciata alle retribuzioni previste dai contratti nazionali più diffusi. Obiettivo del Carroccio è anche quello di rivedere il reddito di cittadinanza. Nel programma, senza specificare troppo, se ne parla come uno strumento che ha alterato il mercato del lavoro e che ha rappresentato una forma di concorrenza sleale a scapito dei giovani. Tra le proposte, quella di assegnare l’erogazione del Rdc ai Comuni e di trasformarlo in un “ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione”. Nel capitolo pensioni, la Lega rilancia la proposta di “Quota 41” (dove 41 sta per gli anni di contributi versati). Per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio. Ai giovani, invece, viene promessa una pensione minima di mille euro. 

Fisco 

Fulcro del programma è l’introduzione della flat tax, ovvero di una aliquota fissa al 15 per cento. L’obiettivo è quello di eliminare la tassazione progressiva basata sulle attuali aliquote Irpef. Per farlo la Lega intende intraprendere un percorso a tappe, allargando gradualmente la platea dei beneficiari e, in primis, estendendo fino a 100 mila euro (dai 65 attuali) il tetto di fatturato per le partite Iva entro cui è possibile usufruire della flat tax. L’obiettivo finale è l’allargamento a tutte le persone fisiche e giuridiche, senza limiti reddituali. Altro cavallo di battaglia è la cosiddetta “Pace fiscale”, considerata però un condono dagli oppositori. La misura prevede “interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti”. Altra proposta è quella del “saldo e stralcio” per le famiglie e le imprese in difficoltà. Nel programma, infine, viene menzionato un generico richiamo all’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità. 

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. Il Carroccio conferma il mix tra spirito sovranista e tradizione federalista

Difesa dei confini, autonomia, nucleare e flat tax. La Lega si presenterà alle elezioni del 25 settembre con un programma in linea con lo spirito sovranista del partito, seppur con alcuni elementi che richiamano alla tradizione federalista del vecchio Carroccio. I punti proposti dalla Lega affiancano l’accordo di coalizione presentato insieme alle altre forze del centrodestra: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con L’Italia. Ecco i punti salienti del programma elettorale del partito guidato da Matteo Salvini


Energia e clima 

Gas, nucleare e sburocratizzazione degli impianti rinnovabili. La ricetta della Lega si basa su un mix di fonti energetiche, sia per risolvere l’emergenza in atto che per raggiungere gli obiettivi climatici europei (-55 per cento di emissioni al 2030). Allo stesso tempo, però, si mette nero su bianco la richiesta di rinegoziare i target del Green deal, come la messa al bando del motore a scoppio nel 2035 e l’inclusione dell’edilizia e del trasporto su strada nel sistema per lo scambio di quote di emissione. Il gas, nel programma del Carroccio, è considerato fondamentale per attuare la transizione ecologica. Oltre a prevedere la diminuzione del costo in bolletta, si chiede anche di diversificare le fonti di approvvigionamento, di aumentare la produzione nazionale, di raddoppiare il Tap e costruire altri due gasdotti, uno collegato con la Spagna e l’altro con Israele e Cipro. Sul capitolo rinnovabili viene subito specificato come quest’ultime, da sole, non siano sufficienti. Fotovoltaico ed eolico “hanno dei limiti”, si legge. Viene comunque proposta la semplificazione delle procedure per la costruzioni di impianti green, la promozione delle comunità energetiche e il sostegno al geotermico. Per quanto riguarda il nucleare, la Lega prevede la costruzione di un’intera filiera basata sull’atomo, con la costruzione di nuove centrali e il potenziamento degli investimenti sul nucleare di nuova generazione. 

Immigrazione  

Alla base del programma leghista c’è il ripristino dei decreti sicurezza (voluti dallo stesso Salvini durante il governo Conte I), compreso il divieto di ingresso per le Ong che operano nel Mediterraneo. Non solo: per contenere gli sbarchi viene proposta “la conferma e il rafforzamento” del memorandum d’intesa tra Italia e Libia e il pattugliamento delle acque territoriali libiche e tunisine. Nel programma c’è anche la costruzione di centri di identificazione e hotspot direttamente nei Paesi del Nord Africa. L’obiettivo sarebbe quello di creare un sistema esterno in grado di analizzare lo status del migrante in maniera preventiva, accogliendo – si legge – “chi scappa dalla guerre” e “rimpatriando i migranti economici”. Va sottolineato che il programma non prevede la redistribuzione tra i Paesi Ue dei migranti sbarcati sulle coste europee, né tantomeno la riforma del trattato di Dublino riguardante il diritto d’asilo a livello comunitario. Nel capitolo dedicato all’immigrazione viene inserito anche la questione della cittadinanza. Su questo punto viene confermata la contrarietà allo Ius soli e il mantenimento dell’attuale normativa basata sullo Ius sanguinis. 

Lavoro 

La proposta principale è quella di abbassare il costo del lavoro – soprattutto per l’assunzione di giovani – e di potenziare gli incentivi per l’occupazione femminile. Viene inoltre proposto di estendere fino ai 35 anni l’età anagrafica per il contratto di apprendistato. Sulle buste paga, anche la Lega prevede una forma di salario minimo agganciata alle retribuzioni previste dai contratti nazionali più diffusi. Obiettivo del Carroccio è anche quello di rivedere il reddito di cittadinanza. Nel programma, senza specificare troppo, se ne parla come uno strumento che ha alterato il mercato del lavoro e che ha rappresentato una forma di concorrenza sleale a scapito dei giovani. Tra le proposte, quella di assegnare l’erogazione del Rdc ai Comuni e di trasformarlo in un “ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione”. Nel capitolo pensioni, la Lega rilancia la proposta di “Quota 41” (dove 41 sta per gli anni di contributi versati). Per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio. Ai giovani, invece, viene promessa una pensione minima di mille euro. 

Fisco 

Fulcro del programma è l’introduzione della flat tax, ovvero di una aliquota fissa al 15 per cento. L’obiettivo è quello di eliminare la tassazione progressiva basata sulle attuali aliquote Irpef. Per farlo la Lega intende intraprendere un percorso a tappe, allargando gradualmente la platea dei beneficiari e, in primis, estendendo fino a 100 mila euro (dai 65 attuali) il tetto di fatturato per le partite Iva entro cui è possibile usufruire della flat tax. L’obiettivo finale è l’allagamento a tutte le persone fisiche e giuridiche, senza limiti reddituali. Altro cavallo di battaglia è la cosiddetta “Pace fiscale”, considerata però un condono dagli oppositori. La misura prevede “interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti”. Altra proposta è quella del “saldo e stralcio” per le famiglie e le imprese in difficoltà. Nel programma, infine, viene menzionato un generico richiamo all’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità. 

Politica estera 

All’interno del capitolo dedicato agli esteri si parla della necessità di “ripristinare un ordine internazionale di stampo liberale, senza intromissioni esterne e volto alla stabilità”. Nato e Unione europea vengono considerati i principali alleati dell’Italia, mentre sul conflitto tra Russia e Ucraina la posizione della Lega è quella di promuovere una conferenza di pace “che ridefinisca interessi e regole di pacifica convivenza”, si legge. Per quanto riguarda l’Unione europea, viene ribadito la necessità di “difendere meglio gli interessi nazionali”. Non a caso viene proposto il mantenimento del meccanismo dell’unanimità nelle votazioni del Consiglio, organo legislativo dell’Ue. Un principio, quest’ultimo, spesso accusato di bloccare il processo di integrazione europea in quanto consente – per quanto riguarda alcune materie – ad un singolo Paese di bloccare un intero processo di riforma. 

Riforme 

Sul capitolo delle riforme, viene proposto di riprendere il percorso sul regionalismo iniziato con la richiesta di maggiore autonomia da parte di Veneto e Lombardia. Non solo: nel programma la Lega propone di valutare l’allargamento delle trattative ad altre Regioni che intendano intraprendere il medesimo percorso. Nella fattispecie si parla di “aprire un negoziato con il governo per ottenere maggiori margini di autonomia in 23 materie”. Altro punto del programma del Carroccio è l’introduzione del presidenzialismo, elemento comune alle altre forze della coalizione. Si parla dell’introduzione del modello semipresidenziale francese, con l’elezione diretta del Capo dello Stato e un rafforzamento dei poteri di controllo del parlamento.




Ultime politiche antisud

LA DE GIROLAMO OFFENDE VERGOGNOSAMENTE LE DONNE DI SCAMPIA. BOICOTTIAMO TRASMISSIONI E SPONSOR. GIÙ LE MANI DA SCAMPIA. E’ forte l’esortazione ai numerosissimi simpatizzanti del gruppo Facebook collegato Pino Aprile ed inneggiante gli interessi del meridione d’Italia.

Vergognose sono state definite dai redattori inerenti Il Movimento Equita’ territoriale, le recenti dichiarazioni dell’ex parlamentare e attuale opinionista-giornalista tv Nunzia De Girolamo a proposito di utero in affitto (“Piazza Pulita”, La7, 15/9/22): “Vengo da una regione dove già mi immagino Scampia, in cui le donne smettono di spacciare la droga e cominciano a spacciare l’utero”.

Vergognoso che la De Girolamo sia di Benevento e dovrebbe conoscere, senza preconcetti e pregiudizi di fatto “razzisti” quella Scampia che avrebbe pure rappresentato politicamente.
Vergognoso perché dà per scontato che le donne di Scampia spaccino droga e siano disposte anche a vendersi l’utero, tuttavia va rimarcato che tale pratica accomuna da alcuni anni, una dovizia di donne provenienti da regioni indigenti annesse paesi europei, sudamericani, asiatici e baltici.

“La De Girolamo, evidentemente troppo impegnata tra balletti e apparizioni in tv, non sa quello che dice e offende migliaia di donne che a Scampia vivono e lavorano con una immensa dignità per assicurare un futuro dignitoso ai loro figli: valori ignorati e calpestati dalla De Girolamo dalla quale non accettiamo scuse e rettifiche (“amo Scampia, non volevo dire quello” ecc. ecc.)”, infierisce lo storico e professore meridionalista Gennaro de Crescenzo.

“Invitiamo i nostri lettori a cambiare canale quando appare la De Girolamo e magari anche ad evitare di acquistare i prodotti degli sponsor delle sue trasmissioni…

P.S. Vivo e lavoro a Scampia e le madri dei miei alunni o le mie ex alunne non sono quelle di cui parla la signora De Girolamo: giù le mani da Scampia e dalle sue donne”, incalza Gennaro De Crescenzo).

COME IL GOVERNO HA DIROTTATO IL MEGA-STABILIMENTO INTEL DA CATANIA AL NORD ITALIA

Per convincere la INTEL, lo Stato pagherà ben il 40% del totale dell’investimento… I terroni devono anche PAGARE per vedere i loro figli emigrare! sudallopposizione La rivolta del Sud non può cominciare dando il voto agli stessi partiti di destra e di sinistra che hanno creato la questione meridionale. Fai sentire il vero urlo di rivolta del Sud. Vai a votare e scrivi sulla scheda elettorale NO AD (No Autonomia Differenziata) o dillo al presidente e fai verbalizzare senza toccare la scheda. L’autonomia differenziata è la più grande rapina ai danni del Sud dal Sacco di Roma in poi. Infierisce orgoglioso Pino Aprile, autore di terroni e presidente del partito “24 agosto”.

NO A.D. (NO Abolizione della Democrazia)
NO A.D. (NO Autonomia Differenziata)
di Arcangelo Addeo e’ lapidario e continua:
“Abbiamo vissuto in una democrazia (1946) anche se “sorvegliata”, ma con le elezioni del 25 settembre la democrazia viene “abolita“.
Nel 1946 fu chiamata la DC (Democrazia Cristiana) a “sorvegliare” gli italiani che rimanessero, nell’Europa divisa in due blocchi post Yalta, sotto l’ombrello USA.
Qualsiasi diversa scelta non era ammessa. Si spegnevano sul nascere scandali ed inchieste giudiziarie che avrebbero potuto tentare gli elettori a mandare la DC all’opposizione; anche i mafiosi, storici amici degli USA, beneficiavano di sorveglianza democratica (tutte le condanne venivano cancellate in Cassazione ad opera del giudice ammazzasentenze).
Così fino al 1989 (caduta del muro di Berlino) ci è stato consentito di vivere democraticamente pur entro certi limiti che mai potevano essere superati pena le stragi (strategia della tensione). Dal 1946 al 1989 ci sono stati progressi, conquiste sociali (per tenere buono il PCI e il loro sponsor sovietico) e tante infrastrutture logistiche (strade, aeroporti, basi militari) specialmente nel Nord lasciando il Sud in condizioni di arretratezza.
Dopo la caduta del muro l’Italia è stata “trascurata” dagli USA permettendo così alla magistratura di perseguire una classe politica corrotta (ad opera di Di Pietro & C.) e la mafia (ad opera di Falcone e Borsellino). Persone giuste nel momento giusto (ad altri prima non era stato concesso!).
Col tempo la democrazia non più “sorvegliata” è passata nelle mani dei populisti (Berlusconi, Bossi/Salvini, Renzi e succedanei, Grillo, Meloni, etc.) che hanno avuto mano libera nello stravolgere leggi costituzionali. Il nostro Paese sembra una classe dove manca il professore: tutti a fare baldoria! (scandali, evasione, corruzione, debito pubblico, riforme elettorali a proprio uso). Ogni tanto ci mandano il supplente (Monti, Draghi) ma serve solo a prendere bacchettate.
II prossimo 25 settembre saremo chiamati a votare, senza nessuna possibilità di scelta, per i soliti e stantii politici imposti dall’alto e per partiti che si sono arroccati in Parlamento senza permettere ad altri di presentarsi avendo furbescamente stabilito che le firme di presentazione di liste si raccogliessero dal 12 al 22 agosto con uffici comunali chiusi.
Siamo passati da una democrazia “sorvegliata” ad una democrazia “abolita”.
Le elezioni, incassati i vitalizi, sono state anticipate per un piano diabolico di tutti gli attuali partiti che, per non perdere voti, ci chiamano al voto prima degli impegni antipopolari in autunno (delega fiscale, riforma del catasto, legge sulla concorrenza, balneari, tassisti, etc.) richiesti dall’Europa (erogazione fondi PNRR). Con l’attuale legge elettorale i soliti partiti potranno riconfermarsi e poi far passare, oltre alle riforme indigeste, il Presidenzialismo e l’Autonomia Differenziata (secessione delle regioni del Nord arricchite a spese del Sud).
Di democrazia, come rappresentazione della volontà popolare, non è rimasto niente. Noi del Sud siamo chiamati a votare, senza scegliere, il peggio o il meno peggio di candidati, provenienti dal Nord senza alcun legame e conoscenza del territorio, che alla fine faranno solo gli interessi del Nord come vogliono i capi partito ovvero l’Autonomia Differenziata merce di scambio del Presidenzialismo. Il Sud è l’agnello sacrificale di questo patto scellerato che distruggerà la Costituzione e l’unità dell’Italia.
Allora non diamo la patente di guida del paese a drogati del potere o ubriachi di onnipotenza; anche se saranno eletti da una sparuta minoranza di elettori alla prima crisi saranno rimandati a casa perché litigiosi e senza una visione di sviluppo del Paese.
Piuttosto che legittimare questi personaggi e le loro nefandezze con il mio voto preferisco denunciare segnando sulla scheda elettorale
NO AD ( NO ABOLIZIONE DELLA DEMOCRAZIA – NO AUTONOMIA DIFFERENZIAT)
con la speranza di non vedere morire il SUD e le sue future generazioni.
Tale auspicio con editoriale connesso parte dalla sede Equità Territoriale Napoli.

Le Regioni del Nord, come sapete, chiedono l’autonomia differenziata.
Significa che le competenze (e quindi anche le coperture finanziarie) passano in mano alle Regioni che le richiedono.

Il trucco dov’è? Il trucco sta nel fatto che le risorse per gestire istruzione, sanità, servizi sociali ecc. sono ripartite fra le Regioni sulla base della “SPESA STORICA”; un meccanismo assurdo, doppiamente ingiusto perchè dice: “Chi in passato ha ottenuto più fondi, continuerà a riceverne di più!”.
“Qualsiasi persona sana di mente, con un briciolo di buon senso, avrebbe definito una regola opposta a questa, cioè: chi in passato ha ricevuto di meno, in futuro riceverà di più”, ma questo alle Regioni che hanno sempre ricevuto più fondi per gestire i loro servizi non piace, ovviamente”. Si scaldano gli animi con queste affermazioni, dalle falangi politiche e giornalistiche da dal sud acquisiscono progressivo spazio.

Indovinate quali sono le Regioni che vengono avvantaggiate dalla regola (infame) della SPESA STORICA? Le Regioni che richiedono l’autonomia differenziata ovvio… quindi le Regioni del Nord!

Inoltre, quando i leghisti (e non solo) ululavano per denunciare i presunti sprechi delle Regioni del Sud, avevano pensato di essere così “gentili” da “concedere” un minimo di fondi ai poveri residenti delle zone compromesse, introducendo i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni). Venne istituita una commissione bicamerale per il federalismo fiscale (si chiamava così, poi hanno cercato di addolcire (solo il nome) chiamandola autonomia differenziata), con il compito di definire questi “benedetti” LEP… ma quando iniziarono a fare i conti, si resero subito conto che per garantire quel minimo di servizi ai poveri meridionali, avrebbero dovuto versare alle Regioni del Sud molte più risorse di quelle che ricevono ancora oggi.
L’allora presidente della commissione, il leghista Giancarlo Giorgetti, infangò tutto, pronunciando l’ormai famosa e tristissima frase “applicando il meccanismo di perequazione del 100%, i dati sarebbero probabilmente scioccanti! Magari ce li fate avere in modo riservato; ne faremo un uso discreto!”
E così attendiamo la definizione dei LEP da più di 20 anni.

Con questa infame ripartizione delle risorse statali, al Sud vengono sottratti più di 60 Miliardi di euro OGNI ANNO (una cifra enorme), più di 840 Miliardi solo negli ultimi 17 anni. Poi vi chiedete come mai esiste una così massiccia emigrazione sanitaria verso le Regioni del Nord?

Per non parlare degli investimenti statali in infrastrutture: dagli anni ’80 in poi gli investimenti sono sempre stati maggiori al Nord; dal ’92 in poi la spesa al Nord è stata ENORMEMENTE SUPERIORE (dalle 3 alle 4 volte in più).

Con l’autonomia differenziata vogliono rendere “legale” questo continuo furto di risorse ai danni del Sud.

Molti cittadini del Sud sono completamente ignari di questo infame trattamento che viene loro riservato; complici TV e Giornali, molti attribuiscono tutte le colpe alle amministrazioni locali (che sicuramente hanno la loro parte di responsabilità, ma c’è anche da dire che moltissimi Comuni del Sud sono fortemente sottostaffati); eppure il vero “trucco” alla base di questa enorme differenza non lo spiega nessuno!

I seguaci leghisti (e non solo) plaudono alle cialtronate sparate sul palco da Zaia; eppure ci sono dei DATI REALI ED UFFICIALI (reperibili anche abbastanza facilmente) che smentiscono categoricamente queste accuse rivolte al Sud.
Ma forse, per molti padani (probabilmente anche un po’ ignoranti in materia), è più semplice e/o PIU’ COMODO credere alle fandonie basate sugli stereotipi contro il Sud!

FERMARE L’ILVA? DECIDERA’ LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Sarà la Corte di Giustizia Europea a decidere nel merito della class action con cui si chiede la chiusura dell’ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia, a causa delle emissioni inquinanti. Lo ha deciso il 19 settembre la sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale civile di Milano presieduta da Angelo Mambriani, esaminando l’istanza presentata da dieci cittadini di Taranto, con l’associazione “Genitori Tarantini”, e da un ragazzo di 8 anni colpito – affermano i promotori della class action – “da un rarissimo caso di mutazione genetica”. Il procedimento sulla class action è dunque per ora sospeso in attesa che si esprima la Corte Europea che ha sede in Lussemburgo. Le tre questioni rimesse alla Corte sono:ruolo della valutazione di danno sanitario nel procedimento di rilascio e riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia);set delle sostanze nocive che devono essere considerate ai fini del rilascio e riesame dell’Aia;tempi di adeguamento delle attività industriali svolte alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale.

I giudici chiedono alla Corte del Lussemburgo se “in presenza di un’attività industriale recante pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute”, uno Stato membro come l’Italia possa, nel quadro normativo europeo, “differire il termine concesso al gestore” per adeguarsi all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), con misure di tutela ambientale e sanitaria, per una “durata complessiva di undici anni”, dal 2012 al 2023.

La class action è stata lanciata dall’associazione “Genitori Tarantini” a settembre dello scorso anno. Una prima udienza al Tribunale di Milano (il capoluogo lombardo perché qui ha la sede legale l’ex Ilva) era stata fissata al 2 dicembre, poi aggiornata allo scorso 17 marzo. Quest’ultima si è regolarmente tenuta. «Siamo soddisfatti dell’esito dell’udienza di Milano – afferma Massimo Castellana di “Genitori Tarantini” – perché adesso sarà la Corte Europea di Giustizia ad occuparsi del caso ex Ilva e di quanto sia negativo il suo impatto sull’ambiente nonché sulla vita e la salute dei tarantini ma anche di quanti lavorano in quella fabbrica». «La controparte, assistita da un folto staff di avvocati, ha cercato di smontare le nostre tesi ma non c’è riuscita – rileva Castellana -. Nell’udienza di marzo abbiamo integrato la nostra class action con ulteriori elementi. Il primo é dato dalla modifica della nostra Costituzione.

Adfnews e’ un giornale quotidiano nazionale che non intende affatto incidere negativamente sull’Unita’ del Paese oppure denigrare il Nord Italia, bensi’ riporta cronaca e notizie sul Sud anche in base ad un accordo con Pino Aprile e le piattaforme giornalistiche ad esso retrostanti.

In qualita’ di direttore di Adfnews.it esigo chiarire l’intento editoriale a non voler fare politica con questo giornale oppure tifare per il disfacimento economico ed amministrativo del Nord. Preferisco tuttavia fornire approfondimento informativo ed una alta percentuale di pluralismo.




Comune di Napoli si coalizza contro Autonomia differenziata

Si è concluso   il Consiglio Comunale appena quattro giorni orsono. Alessandra Clemente e’ assertiva, alla luce della sua giovane eta’, nel rimarcare il diniego assoluto verso i provvedimenti statali relativi l’Autonomia differenziata.

Il suo art 37 che ha anticipato che proporra’, nel prossimo consiglio comunale, quello che si terrà, quasi sicuramente, a nuovo governo insediato a seguito delle elezioni, contiene un ODG che impegna il sindaco e la giunta di rimettere al prossimo governo la contrarietà del consiglio comunale di Napoli alla riforma dell’ autonomia differenziata così come nel progetto di legge presentato dalle regioni. Un progetto di legge che danneggia il SUD e quindi i diritti di ognuno dei suoi residenti, assessore e contemporaneamente delfino di de Magistris compresi. Clemente e’ una dei pochi superstiti del Comune di Napoli riconfermati dal voto popolare in seguito la vittoria di Manfredi.

In secondo luogo ha chiesto, la politica pasionaria orfana di madre per uno svarione della Camorra, che si lavori alla città dei bambini. Alla luce dell’inizio dell’anno scolastico, che fine ha fatto questo impegno? “A settembre ho potuto in prima persona verificare lo stato in cui versano quelle poche e così preziose aree gioco della città. Dall’Arenella a Ponticelli non ci sono differenze tra quartieri. Poiché abbiamo bisogno di cose concrete si parti’ da quelle dei Giardinetti di Via Ruppolo.

A seguito di questo intervento l’assessore Santagata ha informato che oggi ci  sarebbe stato un  intervento proprio nel parco Mascagna. Bene. Deve essere solo l’inizio. Non dimentichiamone nessuno!”, infiamma l’assessore di Napoli.

Al terzo punto del suo art 37, fatto senza la presenza del sindaco in aula, al quale ha chiesto di essere presente nel momento più importante di confronto con la città, come il Consiglio, ha denunciato, Clemente, il nulla di fatto circa la programmazione del Centro Giovanile Na.gio.ja. Parliamo di un luogo comunale a RioneTraiano. Da Aprile i pareri a firma dell’assessore Marciani sono SFAVOREVOLI al prosieguo delle attività con “gentile” invito a liberare gli spazi.

Motivazione di suddetta mossa, un bando a farsi nelle imminenze e l’impossibilità della proroga. Già ad aprile  Clemente spiego’ che un bando ha dei tempi e che nelle more del bando era inspiegabile sospendere attività così necessarie per un quartiere. Per famiglie autistiche, per i poveri, per i giovani. Del bando ad oggi ancora neanche l’ombra. Nel Centro giovanile le ombre, quelle si, invece, di uno spazio abbandonato e deserto. Oggi  un chiarimento in commissione, richiesto da Alessandra Clemente  ad agosto e probabilmente  il bando pubblicato. Un bando che sia inclusivo e che consenta a tutte le realtà piccole e grandi di collaborare e sentirsi a casa. Dei mesi passati risponde con amarezza la guida di questo assessorato che  la cittadinanza auspica si ravveda, avendo solo a cuore le associazioni, i beneficiari delle loro attività e quel luogo Na.gio.ja dove la gioia per 6 mesi si è congelata.

A seguire è stata approvata l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori per consentire l’approvazione del bilancio di ABC. Una delibera condivisa da Clemente e definita necessaria, così come è necessario difendere la gestione pubblica delle reti dell’acqua e la centralità di Napoli, cosa invece in questo anno non accaduta, a discapito di scelte regionali contrarie agli interessi napoletani.

Dopo questo atto il Consiglio è “caduto” (così si dice in gergo). Ovvero le minoranze chiedono il numero legale e alla conta la maggioranza (ovvero il numero minimo di 21 consiglieri in aula su 40 – la metà poi uno) non era in aula. Nei due precedenti consigli, invece, c’era stato chi come Clemente, di minoranza, aveva garantito il numero legale, per senso di responsabilità.

Era calendarizzata a seguire la discussione della delibera per affidare a PRIVATI il servizio di riscossione delle tasse comunali.

In questa fase sta salendo in modo indefesso il malcontento della cittadinanza napoletana verso la gestione del neosindaco Manfredi, alle prese con cesure ai fondi, Pnrr in ritardo, esigenze di assunzioni massicce ed aumento sesquipedale di multe e sanzioni comminate in modo arbitrario, contro gli automobilisti.

Foto Velia Cammarano –




Porto di Napoli: polizia fa subito giustizia al turista

Si conclude con un lietofine ed una solerzia inusitata, a Napoli per l’opera della polizia Portuale, la disavventura in cui si e’ imbattuto un cittadino, disabile, che dopo una giornata trascorsa ad ischia si e’ visto tutta la fiancata laterale dell’Audi a6 sfrisata dal parcheggiatore interno la struttura privata che ospita veicoli a pagamento, e che sovrasta l’entrata alla biglietteria per le isole del Golfo; quest’ultima risulta l’area piu’ trafficata e lucrosa dell’imponente infrastruttura nautica cittadina. Almeno dal punto di vista del trasporto turistico, per mezzo dell’attrattiva planetaria della dicotomia Capri-Penisola sorrentina cui si aggiunge Ischia con la corona 2022 relativa la isola piu bella del mondo.

L’ispettore Acernese ha lavorato indefessamente per incastrare il malfattore reo di tagli profondi e numerosi, alla macchina dello sventurato disabile cittadino napoletano, visionando quattro ore di filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza insite alla piazzola dove sostava la vettura. Cio’ ha comportato la richiesta sottoforma di Pec, presso la Autorita’ portuale e la Polizia del porto, dell’accesso alle immagini registrate il giorno del maltorto, da parte dell’avvocato Trapani, specialista partenopeo di alto rango, in questioni connesse i sinistri e l’ infortunistica stradale, con il pagamento anticipato della propria parcella alta, a carico del danneggiato. Con l’impegno dell’ispettore Acernese e dei propri colleghi, l’autore del vandalismo e’ stato intercettato, identificato ed incastrato; tuttavia appena il parcheggio in cui si trovava il criminale ha dovuto affidare alla polizia portuale le registrazioni notturne e diurne, il delinquente in questione si e’ autonomamente recato nell’ufficio per confessare il reato, assicurare in merito alla tempistica solerte e l’entita’ del risarcimento danni, e chiedere venia al proprietario della macchina sfregiata ed all’intero corpo di polizia. La persona disabile vittima di questa cattiveria e’ stata intervistata dal giornale quotidiano nazionale Adfnews http://Adfnews.it ed ha sciorinato il preventivo della riparazione presso la concessionaria Audi, che si attestava a 3500€ iva inclusa, inoltre ha binariamente ottenuto l’anonimato dal giornalista . Il malcapitato vittima di mobilita’ ridotta ha voluto tuttavia raccontare al giornale le proprie peripezie culminate nel dispetto gratuito che ha inficiato la sua vettura: quella giornata infatti, il cittadino napoletano ed ivi residente implicato in questa vicenda, si era recato nell’isola verde verso ora di pranzo, con l’intento di tornare a Napoli in tarda serata o al massimo il mattino seguente; tuttavia ha perso l’aliscafo delle 22:30 ed ha dovuto imbarcarsi nel traghetto per Pozzuoli che partiva alle 4:30 di notte. Infatti il turista locale all’ultimo momento ha visto sfumare la possibilita’ di trascorrere la notte ad Ischia. All’arrivo presso Pozzuoli senza poter dormire ed essendo stato cacciato dai guardiani notturni dei lidi, che a differenza del passato recente non consentono il riposo sulle sedie a sdraio piazzate nella spiaggia demaniale; ebbene il cittadino con l’Audi graffiata in malo modo si e’ barcamenato nell’assenza di taxi al porto di Pozzuoli e nelle sue vicinanze, alle 6:00 del mattino. Di conseguenza ha optato per la cumana che lo ha fatto scendere a Montesanto e da li’ si e’ inserito in un taxi che lo ha lasciato al porto di Massa, cui era parcheggiata la sua vettura. Il cittadino colpito dal parcheggiatore prima di rivedere la sua macchina malamente compromessa, si era anche premurato di affidare 4 dei 5 euro richiesti ad un parcheggiatore abusivo: cio’ per mera sicurezza. Quindi ha riscontrato, non appena raggiunta la macchina, tutti i segni del chiodo con cui era stata colpita la propria rutilante automobile.

Appena scorta la scena amara, il cittadino e’ salito immantinente al parcheggio sovrastante per chiedere delucidazioni ad un proprio impiegato, in merito le telecamere ed i possibili autori dell’illecito, ma si e’ imbattuto in una reticenza, omerta’, con un retrogusto di imbarazzo e panico che lo ha insospettito. Da qui, vittima di una notte scevra di sonno, il cittadino destinatario del dispetto, si e’ recato alla questura centrale di via Medina per denunciare l’accaduto, e poi al commissariato di San Biagio che ha la pertinenza della gestione del Porto di Napoli. Soltanto alla fine di cio’ lo sfortunato napoletano e’ dovuto tornare alla Capitaneria di Porto per lasciare una copia della denuncia.

Il Commissario Acernese, estremamente ossequioso e spedito nell’ausilio alla persona con mobilita’ ridotta implicata nella vicenda, ha organizzato un incontro nel suo ufficio giusto tre giorni dopo l’incidente, tra il parcheggiatore ed il napoletano in veste di turista con la macchina rotta, garantendo la chiusura del caso che ha visto un accordo tra le parti: quindi e’ stata eseguita una transazione di 2500€ in contanti, come risarcimento danni, ed il connesso ritiro della denuncia.

Il personale completo delle forze dell’Ordine di Napoli e’ stato ringraziato con soddisfazione dal cittadino risarcito e commozione dall’autore del danno, e si sono dimostrate massimamente empatiche nonche’ propedeutiche alla migliore conclusione per tutti, degli eventi, le forze di polizia. Il che’ e’ stato tanto piu’ apprezzato, quanto si e’ scoperto che in caso di mancata individuazione di responsabilita’ sull’accaduto, il fondo “Vittime della strada” stipulato dai comuni con Generali, sarebbe stato esente da questa fattispecie di risarcimento; ad onta degli effettivi danni morali, materiali, fisici e psicologici subiti.




Enrico Mattei: fatto scioccante su Sicilia

Eɴʀɪᴄᴏ Mᴀᴛᴛᴇɪ: ʟᴀ ʀɪᴄᴄʜᴇᴢᴢᴀ ᴅᴇᴠᴇ ʀᴇsᴛᴀʀᴇ ɪɴ Sɪᴄɪʟɪᴀ, ɪ sɪᴄɪʟɪᴀɴɪ ɴᴏɴ ᴅᴏᴠʀᴀɴɴᴏ ᴘɪᴜ̀ ᴇᴍɪɢʀᴀʀᴇ.

Enrico Mattei fu assassinato, il suo caso insabbiato, i testimoni messi a tacere. Ma una cosa è certa: l’aereo su cui viaggiava il presidente dell’ENI e che cadde la sera del 27 ottobre 1962 a Bascapé, alle porte di Milano, fu sabotato.

Era un uomo che dava molto fastidio. La strategia di Mattei era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle”, non soltanto per il tornaconto del nostro ente petrolifero, ma anche per stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime.
Una strategia semplicemente inaccettabile per le grandi compagnie petrolifere che si spartiscono le ricchezze del mondo.

Enrico Mattei saltò in aria con il suo aereo il 27 ottobre del 1962, e poche ore prima tenne un discorso memorabile a Gagliano Castelferrato (Enna), dove disse ai siciliani che il petrolio trovato nelle loro terre gli avrebbe portato benessere e avrebbe fatto in modo che la gente non emigrasse più e che, anzi, sarebbero ritornati gli emigrati.

Infine si scagliò contro le multinazionali estere.

Di seguito vi riportiamo il discorso integrale con le parti  in cui parla del risveglio della Sicilia, forse fu questa la causa del suo omicidio, bisognava considerare la Sicilia sempre come colonia interna…

“Prima di tutto desidero ringraziarvi di questa calda accoglienza che abbiamo ricevuto, qui, nel vostro paese. Oggi si affacciano alla mia memoria quegli anni che possiamo considerare lontani, dell’immediato dopoguerra,quando nessuno credeva alle reali possibilità dei nostri sottosuoli.Noi cominciammo una lotta dura, fra l’ostilità di coloro che non credevano a queste possibilità del nostro paese, poi giungemmo alle scoperte della valle Padana che hanno rivoluzionato – come diceva poco prima il vostro onorevole Lo Giudice – la valle Padana e l’alta Italia.Quando chiedemmo di venire in Sicilia, trovammo che non eravamo di moda: allora erano in momento favorevole tutte le compagnie petrolifere straniere.

Io debbo ringraziare la Regione siciliana di averci dato tutto quello che in pratica era rimasto, che gli altri non avevano scelto. Volevamo dimostrare anche alla Sicilia quello che potevano veramente fare gli italiani,gli italiani che si rendevano conto di quello che poteva significare questo tipo di progresso per la Sicilia.
Vennero i nostri primi geologi e gli scienziati, le prime squadre cominciarono il lavoro, svolto tra l’incredulità ed una certa ostilità. Arrivammo al rinvenimento del petrolio di Gela: a Gela oggi sta sorgendo un enorme complesso.Il vostro presidente, ieri, ci ha onorato di una visita e si è reso conto di che cosa si può fare in Sicilia.. Avete visto con quanto impegno ci siamo messi in questa impresa: momenti di attesa, di speranza, di lavoro duro, di polemiche ideologiche contro di noi.

Siamo arrivati a scoprire il metano anche a Gagliano. Le risorse e le riserve che sono state messe alla luce sono importanti, però probabilmente lo saranno ancora di più perché prosegue il lavoro di ricerca dei nostri tecnici. Noi siamo convinti che la vostra terra conserva ancora beni nascosti, perciò noi siamo impegnati con tutti i nostri uomini. Amici miei, anche io vengo da una provincia povera, da un paese povero come il vostro. Pure oggi c’è qua della nostra gente – io sono marchigiano, quelli sono paesi poverissimi – che viene a lavorare in Sicilia:perché prima di qui, in alta Italia e nel centro Italia, abbiamo fatto ricerche minerarie come queste, e quindi abbiamo creato le scuole, abbiamo creato gli uomini che operano in Sicilia e pensiamo di mandare anche siciliani in altre zone d’Italia.

Poi, con le riserve che sono state accertate, una grande ricchezza è a disposizione della Sicilia.Amici miei, noi non vi porteremo via niente. Tutto quello che è stato trovato –che abbiamo trovato – è della Sicilia, e il nostro sforzo è stato fatto per la Sicilia e per voi.

Noi lavoriamo per convinzione. Con la convinzione che il nostro paese, e la Sicilia, e la vostra provincia possano andare verso un maggior benessere; che ci possa essere lavoro per tutti; e si possa andare verso una maggiore dignità personale e una maggiore libertà”. Questi auspici si inseriscono in una cornice temporale in cui, stando ai dati ufficiali, il divario tra settentrione e meridione italiani, sarebbe stato colmato nel 2020, ovvero oltre due anni orsono. La Puglia come la Sicilia si vedono riconosciute commissioni estremamente basse, sia dallo stato che dalle compagnie minerarie, relative le risorse estrattevi. Cio’ in una fase in cui la dipendenza energetica dell’Italia e’ stata massimizzata verso l’estero, con la neonata possibilita’ di rateizzare il pagamento delle salate bollette del gas.




Sud: diritti negati ed allarme Costituzione

Dɪʀɪᴛᴛɪ ᴄɪᴠɪʟɪ ɴᴇɢᴀᴛɪ ᴀʟ Sᴜᴅ, ᴄᴏsɪ̀ ʟ’Iᴛᴀʟɪᴀ ᴠɪᴏʟᴀ ʟᴀ Cᴏsᴛɪᴛᴜᴢɪᴏɴᴇ ᴇ ᴏʀᴀ ᴄɪ ᴍᴇᴛᴛᴇ ᴀɴᴄʜᴇ ɪʟ sɪɢɪʟʟᴏ. Lino Patruno e’ sommamente esplicito sulle manfrine amministrative che coinvolgono il meridione nel 2022.

“Ma voi ditemi perché io di Foggia devo essere curato peggio e meno di uno di Pavia. Ma voi ditemi perché io di Matera devo avere meno bus di uno di Verona.

Ma voi ditemi perché io di Avellino devo avere minore assistenza sociale di uno di Parma. Ma voi ditemi perché io di Crotone devo avere meno ore di scuola di uno di Alessandria. Ma voi ditemi perché io di Campobasso devo avere meno asili nido di uno di Arezzo. Per lo Stato italiano i cittadini hanno pari dignità e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali. Ma voi ditemi perché non sono uguali a seconda di dove sono nati. E ditemi perché lo Stato italiano continua a violare la sua stessa Costituzione a danno dei meridionali nati nel posto sbagliato. Ditemi perché dobbiamo avere uno Stato ingiusto e razzista.

Voi dovete dirmi anche perché io non nato a Varese o a Padova devo avere meno lavoro e più povertà, meno benessere e più emigrazione. Problema vostro, è stata finora la risposta, vostro difetto di capacità e di modernità. E se insistete vi rinfacciamo anche di essere nati così. Mentre lo stesso incostituzionale Stato italiano, che fa un colpo di Stato verso se stesso riguardo al Sud, lo ammette nei suoi conti: io spendo molto meno per un cittadino meridionale rispetto a uno centrosettentrionale.

Perché? Perché ci sono italiani e diversamente italiani. E perché c’è un federalismo fiscale che da almeno 21 anni (per parlare solo degli ultimi) continua a derubare il Sud. Lo dicono i Conti pubblici territoriali del Mise (Ministero sviluppo economico, evidentemente sviluppo del solo Centro Nord). Ma se questo divario di ricchezza è inaccettabile, addirittura immorale è quello dei diritti di cittadinanza, appunto quei servizi che fanno la qualità della vita. Appunto sanità, scuola, trasporti, sostegno agli anziani. E che non possono dipendere dalle condizioni economiche, anzi le determinano. Servizi che danno o non danno dignità all’esistenza. Voi del Sud dovete vivere con meno dignità. Dovete vivere peggio solo perché del Sud.

Condannati a morire prima. La Questione Etica di uno Stato non etico, altro che Questione Meridionale. E non meraviglia sapere chi sia stato a sollevarla in una campagna elettorale che di Sud parla solo per bacchettarlo, eh dovete darvi da fare. Rapinati e dileggiati.

Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, è vicepresidente dei vescovi italiani e delegato al Mezzogiorno. In Italia il divario civile, ha detto, è più accentuato di quello economico, ed anche più preoccupante. Meno accettabile. Meno accettabile che un calabrese ammalato non possa curarsi nella propria città con la stessa tempestività ed efficacia di un lombardo. Che c’entra una malattia con tutto il resto? Che c’entrano i servizi alla persona, che c’entra l’umanità col conto in banca? Tutto ancora meno accettabile che un calabrese abbia un reddito di appena la metà di quello medio dei lombardi.

Perché lo Stato italiano non ha mai calcolato i bisogni civili dei meridionali tanto quanto ha calcolato (e con che fretta) quelli dei settentrionali. Anzi siccome ai settentrionali ha sempre storicamente dato di più, continua storicamente a darlo. Giusto? Ah, ora pensiamo al gas.

Monsignor Savino non cita i neoborbonici in questa sua denuncia dal sapore dell’intemerata nell’indifferenza generale. Cita, fra le altre, Caritas e Legambiente. Su questo scandalo europeo di un Paese neanche lontanamente europeo, ora le forze politiche si accingono a mettere il sigillo definitivo. E lo fanno a destra, a sinistra, al centro: tanto perché nessuna ne perda il merito. Si accingono a sancire una volta per tutte che i più fragili diventino sempre più fragili.

L’autonomia differenziata chiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia vuole cristallizzare e legittimare questo golpe continuato. E lo sarebbe quand’anche non pretendessero (come pretendono) di trattenersi le loro tasse perché i ricchi devono essere trattati meglio per un merito: essere ricchi.

Anche se per i servizi che vogliono gestire spendessero quanto attualmente spende lo Stato, quella spesa è la spesa storica. Cioè una spesa in più di quanto gli spetterebbe e che viene sottratta ogni anno ai malati, agli studenti, agli anziani del Sud.

Udite, udite: chi nel 2009 denunciò questo colpo di mano continuativo e aggravato ai danni del Sud fu un certo Caldarola, big della Lega Nord. Era indignato anche lui, figuriamoci.

Ora deve essere un vescovo a dire che non si venga, per carità, a parlare di vangelo. E biblicamente che non si dica Signore Signore violando la dignità dei più deboli.

Intanto i nosocomi della provincia italiana continuano a chiudere oppure non aprono, plasmati sul surrettizio meccanismo della domanda/offerta, mentre le autostrade, i porti, le infrastrutture nelle realta’ extraurbane, collocate sopratutto nel meridione, non sono ben manutenuti, non sono preventivati ne’ attuati, in uno stallo economico che rischia di causare ulteriore recessione al norditalia, maggiore instabilita’ e degrado dei piccoli centri. Il che avviene binariamente allo spopolamento ed all’emigrazione giovanile dei paesi e del meridione, gia’ gravato da abbassamento demografico. E le scuole iniziano a chiudere od essere aggregate, il Ponte di Massina, il piu’ lungo del mondo, si vede obliato dagli investimenti. La Calabria si conferma area piu’ indigente in Europa.




I vescovi firmano per l’Italia

Dopo la due giorni nella città di Benevento, 30 vescovi dell’Italia meridionale e delle aree interne firmano il documento che, pur senza riferimenti politici, condanna i due progetti della destra. Il Vaticano li voleva rispettosi della campagna elettorale in corso. Ma non distanti dalla realtà. E quindi. No all’Autonomia differenziata. Sì ai migranti. No a quei progetti di regionalismo che “non farebbero altro che accrescere le disuguaglianze” tra cittadini della stessa nazione. Sì ai flussi migratori che possono diventare “un’opportunità” per un Paese senza più culle.

Posizioni chiarissime, quelle di un avamposto dei vescovi della Cei. Che mercoledì, al termine della due giorni di studio e confronto svoltasi nel Sannio, hanno firmato un documento che interroga la politica tutta sul tema dello spopolamento e del divario. Ma che, certo, non piacerà ai leader della destra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che in campagna elettorale spingono rispettivamente ed esattamente su questi slogan: la presidente di Fratelli d’Italia con il resuscitato “blocco navale” contro i barconi (che non è neanche giuridicamente possibile); il leader del Carroccio con la promessa delle mani libere alle Regioni, su settori sempre più ampi della pubblica amministrazione fai-da-te.

Sono i vescovi dell’Italia meridionale e delle aree interne a tenere alta la voce, come storicamente è accaduto in altre stagioni. Accade oggi di nuovo con l’approvazione “benedicente” del presidente della Cei, l’arcivescovo Matteo Zuppi, che ha chiuso confronto e dibattito al centro “La Pace” di Benevento, aperti dal locale arcivescovo, Felice Accrocca.

Lavori tutti incentrati sul tema della grande emergenza dei comuni impoveriti dalla fuga di giovani e famiglie, e anche sui rischi di “ingiustizia” sociale che deriverebbero “al sud, ma non solo con danno al sud” da un regionalismo che non si preoccupasse prima di ripartire equamente le risorse secondo i divari oggi gravissimi, specie sui servizi sociali, la scuola, la Sanità.

Ovvero, questo i vescovi non lo dicono, il disegno che era stato sottoposto dalla ministra Gelmini nell’ultimo governo, un progetto che si fermava alla “spesa storica” senza fissare prima i Livelli essenziali di prestazione: così come chiedono in particolare i governatori del nord, Fontana, Zaia, Fedriga.
Già alla vigilia della due giorni di Benevento, il vicepresidente Cei con delega all’Italia Meridionale, monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio, si era schierato apertamente – in un’intervista a Repubblica – contro quel progetto politico, promosso innanzitutto dalla Lega.

“Sul divario civile e sulle aree interne si gioca, a mio modesto parere, tutta la partita per una democrazia matura e un’idea di civiltà. Che noi chiamiamo civiltà dell’amore – sottolineava monsignor Savino – Ecco perché dico che, per come l’hanno immaginata e per come si punta a realizzarla, questa Autonomia differenziata sia un enorme macigno gettato sulle spalle di generazioni presenti e future”.

La politica di destra spinge, quella di sinistra non si è opposta abbastanza? “Mi sembra che oggi la classe politica non abiti più i territori e soprattutto quelli periferici. Non va lì dove ci sono le più profonde contraddizioni, le povertà vecchie e le nuove”.

Il vicepresidente Cei cita anche uno studio di Matteo Prodi , in cui sono raccolte tre lettere dei vescovi italiani sul Mezzogiorno: datate 1948, poi ’89 e 2010. “Ora è anche più complesso e grave, all’indomani della pandemia, il tema del divario Nord -Sud. Ma vedo che se ne parla proprio poco, tra tanti slogan”. Ed è anche sulla sua lunga relazione, un saggio che include studi e ricerche in ambito economico e sociale, che si è svolto l’ampio confronto tra 30 vescovi provenienti da 12 Regioni d’Italia.

Che ha portato poi alla stesura del documento. “Chiediamo alla politica – dice il testo, reso pubblico mercoledì pomeriggio – interventi seri, concreti, intelligenti, ispirati da una progettualità prospettica, non viziata da angusti interessi o tornaconti elettorali: in tal senso, qualora entrasse in vigore l’Autonomia differenziata, ciò non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese; come comunità cristiana vogliamo crescere nella consapevolezza e nella partecipazione”. Non solo. “Le Aree interne costituiscono una larga porzione del Paese, accomunata da alcune criticità, depositaria di straordinarie ricchezze e tuttavia diversificata: sono, per analogia, come la piccola Nazareth, marginale, eppure custode della realtà più preziosa – aggiungono ancora i vescovi -. Non ci rassegniamo ad accompagnarle alla fine, in una sorta di accanimento terapeutico, ma vogliamo costituirci baluardo, forza per difenderle, dando vita a reti solidali capaci di attivare sinergie”.

Mentre infuriano i comizi nelle piazze delle città, lo sguardo di questi vescovi è fisso sulle aree dove c’è poca vita, e sui giovani costretti a lasciare le radici. L’appello è a combattere, impegnarsi. E anche ai cristiani. “Noi c’impegniamo a restare: la Chiesa non vuole abbandonare questi territori.

I vescovi italiani giacciono in una situazione di esiziale declino delle vocazioni, che aggredisce specialmente le aree periferiche. Nella provincia di Benevento, infatti, un giovane parroco di recente consacrazione, si trova a fare la spola tra piu’ chiese e paesini che, ad ogni modo, reclamano messe, attivita’ parrocchiale e confessorio; ma cio’ non e’ disponibile come prima, dati i tempi di secolarizzazione, smarrimento e laicizzazione.

Sul piano politico desta sgomento e sconforto che i vescovi meridionali non alludono, anche indirettamente, ai monopoli monetari e finanziari che impediscono di risolvere il duplice problema dell’immigrazione clandestina ed emigrazione territoriale dei giovani meridionali. Di conseguenza si evince l’ammonimento a Meloni e Salvini, i quali sbagliano a glissare, come gli ecclesiastici, sui veri nodi economici e politici che inficiano il mondo, binariamente all’Italia.




Napoli calcio: verita’ taciute

SPALLETTI SPIEGA IL NAPOLI DOPO IL MERCATO: MANCA CARATTERE, PERSONALITA’, CONVINZIONE, ESPERIENZA! Paolo Paoletti apostrofa in questa maniera la situazione calcistica che coinvolge il Napoli:

“In tantissimi mi hanno chiesto di commentare il calciomercato del Napoli, dal mitico Bar ‘Cocò Gelo’ a Ischia Ponte, tempio della mia adolescenza; all’ambitissimo ristorante Paolino su Corso Vulpes a Pescocostanzo, 1400 metri di altitudine, rifugio dell’attuale adultità.
Richiesta pervenuta da persone disincantate, lontane dal tifo becero, eppure attente alle vicende della squadra di calcio della nostra città.
Per farlo ho dovuto attendere la fine del termine ai trasferimenti ed il commento parte dall’inquadrare l’obiettivo di un calciomercato: migliorare i risultati ottenuti la stagione precedente. Nel caso del Napoli sopratutto il terzo posto in campionato, anche se inopinatamente, in ritiro, De Laurentis annunciò che avrebbe fatto di tutto per vincere lo scudetto. Bugia, stavolta ad hoc, per mitigare critiche e proteste verso il cine-presidente nell’atmosfera pesantissima che ha accompagnato gli azzurri a Dimaro.
Al momento dopo 4 gare (oltre il 25%) del primo campionato da 15 partite (se ne giocheranno 2, uno prima, il secondo dopo i Mondiali in Qatar), il Napoli ha 4 punti in meno rispetto allo scorso anno. Nonostante un calendario favorevolissimo: Verona smontato dalle cessioni, Monza peggiore tra le neopromosse, Fiorentina stravolto dalla qualificazione in Conference, Lecce migliore neopromossa ma ad oggi formazione inventata.

Alla luce di arrivi e partenze, il vero obiettivo alla portata quest’anno, secondo l’attuale classifica, è un piazzamento tra sesto e settimo posto, utile a partecipare ad un torneo internazionale, anche la Conference League, appena vinta dalla Roma e frequentata stavolta dalla Fiorentina.
Si potrà o potrebbe fare di più ma moltissimo dipenderà dai tempi di maturazione e adattamento, di apprendimento e uso di nuove conoscenze di tutti gli acquisti. La serie A è campionato molto tattico, dove serve una considerevole attitudine intellettuale, di cui non sempre sono provvisti calciatori provenienti da campionati stranieri,in particolare quelli fuori dalle 5 migliori leghe europee.

Il dato è che De Laurentis ha incassato molto (fino alla cessione di Ounas, servita ad evitare la sanzione Uefa) e investito meno. Tecnicamente le scelte fatte lasciano irrisolti i nodi fondamentali: portiere, regista, attaccante da 25 gol.
Meret non è mai stato stimato dagli allenatori succedutisi e non mi meraviglierei se Spalletti si rivolgesse a Sirigu.
Navas è stato un imbroglio mediatico, perchè nessuno rinuncerebbe a 9 milioni di euro garantiti, accettandone la metà.
Lobotka e Demme non danno garanzie neanche per svolgere il compitino e più e più volte vedremo un Napoli con il 4-2-3-1 lasciando ad Anguissà e Ndombelè (quando e se riuscirà a reggersi in piedi), il compito delle due fasi. Facendo diventare Zielinski un problema, in quando il polacco è tra i pochi a meritare di giocare sempre e nel ruolo di trequarti dove è più pericoloso ed efficace.
Davanti, questa stagione, confermerà o meno le qualità di Osimhen: campione o incompiuto.
Lo scorso anno non ha mai segnato negli scontri diretti per la zona Champions, quest’anno è partito peggio se non riesce ad essere decisivo neanche contro il Lecce, squadra di ragazzotti: 13 palloni regalati all’avversario, mai pericoloso. Il nigeriano è ancora troppo acerbo: istintivo, rozzo nel possesso palla, poco incline al gioco di insieme, spaesato nei tempi di gioco e negli spazi da coprire.
Venderlo a 100 milioni sarebbe stato il colpaccio ma Cr7 (altra boutade mediatica) pur assicurando 20 reti non è una prima punta.
Come si evince fin qui si è parlato poco dei nuovi perchè meritano menzione sulla carta solo Raspadori e Simeone, già svezzati al calcio italiano e protagonisti in squadre che si sono ben distinte lo scorso anno. Sopratutto il Verona poi smontato.
Per gli altri bisognerà attendere le verifiche necessarie.

C’è un dato che rappresenta il segno di questo mercato azzurro: il no a De Laurentis di Ospina, Koulibaly, Insigne, Mertens, Fabian Ruiz: chi per soldi che avrebbe meritato (la vil moneta rinfacciata a Insigne, Mertens e Ospina), chi per andare a vincere titoli (Koulibalky e Ruiz) che il modus di De Laurentis non prevede.
La rivoluzione è stata una diretta conseguenza.
Il commento finale viene dalla presa d’atto di Spalletti dopo Firenze: “c’è più freschezza e più voglia, si spera anche più stimoli e più volontà di mettersi in luce. Ma poi c’è da ritrovare carattere, personalità, blasone, sicurezza, convinzione ed esperienza di quelli che sono andati via” (da Corsport, 29.08.2022)
Più chiari e onesti di così non si può essere!”.




Autonomia differenziata: ecco le ultime

“AUTONOMIA DIFFERENZIATA, COME MEMBRO DELLA COMMISSIONE FEDERALISMO HO IL DOVERE DI DIRVI COME STANNO LE COSE”. Parola di Sabrina Ricciardi:”Considero importanti le parole pronunziate dal Presidente della Camera Roberto Fico, secondo cui “l’autonomia differenziata, così come qualcuno la considera, a noi non sta bene e non fa bene al Sud così come al Nord”. Questo è un tema delicato, dibattuto ampiamente nel corso delle numerose audizioni tenutesi in seno alla Commissione federalismo di cui faccio parte. Sedute in cui ho più volte denunziato le criticità di un provvedimento che – così come inteso da alcune forze politiche – potrebbe danneggiare le aree fragili del Paese.

Infatti, attuare solo la maggiore autonomia, renderebbe il sistema sbilanciato in assenza della previa definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), che individuano i diritti minimi da garantire in tutte le Regioni d’Italia, come ad esempio i diritti connessi all’istruzione, all’assistenza sociale, ai trasporti locali. Introdotti dall’articolo 117 della Costituzione in occasione della riforma del Titolo V, i Lep non sono mai stati né determinati né finanziati, palesandosi un vuoto normativo denunciato più volte dalla Corte Costituzionale. E, ad oggi, siamo ben lontani dal calcolo effettivo e dal relativo finanziamento dei Livelli essenziali delle Prestazioni. Anche perché il quesito è semplice: lo Stato ha le coperture per finanziare i Lep? La risposta l’ho trovata audendo decine di tecnici in Commissione federalismo, nel corso degli ultimi anni. E la risposta è NO!

Occorre poi riflettere sulle motivazioni per cui i trasferimenti dovessero essere ancorati ad indicatori di ricchezza – ovvero il gettito fiscale dei tributi – e non ad oggettivi fabbisogni dei territori: calibrando i trasferimenti sul reddito, la Regione più ricca (e che dunque contribuisce con un maggior gettito) sarebbe destinataria del diritto a maggiori trasferimenti e dunque a più consistenti diritti rispetto alle Regioni più povere, mettendosi in dubbio il diritto all’uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Incomprensibile!

A mio avviso ci sono dubbi di costituzionalità, con uno spostamento verso l’alto della spesa pro-capite, destinata ad aumentare. Per questo motivo, il Movimento 5 Stelle ha cercato di frenare la deriva autonomista di quelle forze politiche che non prendevano nemmeno in considerazione la necessità di compensare la maggiore autonomia con misure di riequilibrio a favore delle aree disagiate. Mi viene in mente, ad esempio, un convegno del 10 settembre 2018, in cui il Governatore leghista Zaia – dialogando con l’ex Ministro Erika Stefani – che relativamente al tema dell’autonomia sentenziò: “Evitiamo di ripetere fatta salva la SOLIDARIETA’ e sussidarietà nazionale’, perchè rischiamo di rimanere col cappello in mano”. Zaia ci ha ripensato? Non tanto, se consideriamo che in un’intervista del 2019, rispondendo ad una domanda del giornalista del Mattino Francesco Lo Dico, che gli chiedeva: “Applicando il metodo dei costi standard però lo scarto tra il Nord e il Sud rischia di allargarsi. Non è così?”. E Zaia rispose: “Dirò una cosa forte: non esiste una distribuzione equa del benessere…”.

Se questo è il Centrodestra, però, ho anche il dovere di evidenziare che le basi per richiedere l’autonomia differenziata portano la firma del PD e la data del 28 febbraio del 2018: a soli 4 giorni dalle elezioni, il Governo Gentiloni (con la Lega all’opposizione) approvò i famosi tre accordi preliminari con il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna, attraverso cui le 3 regioni chiedevano l’autonomia differenziata. C’è da chiedersi come mai un Governo ‘scaduto’, che avrebbe dovuto occuparsi solo di ordinaria amministrazione, abbia approvato degli accordi di tale rilevanza.

Volgere lo sguardo al passato serve per fare chiarezza: abbiamo il dovere di raccontarvi come stanno le cose e di mettervi in guardia. L’arma più potente che avete è la matita nel segreto della cabina elettorale: che sia anche il tema dell’autonomia differenziata un monito per scegliere attentamente la forza politica da sostenere, nell’interesse della vostra terra e del futuro dei vostri figli!

-Condividiamo i giudizi espressi dalla Ricciardi in merito alla AD, giudizi che sono anche frutto di cooperazione su temi politici da noi particolarmente sentiti e portati avanti insieme in difesa del sud.
Manca però una chiara posizione del partito a cui appartiene, una posizione che si possa evincere dal programma e da una seria comunicazione sull’argomento.
Evitare di affrontare l’argomento a livello nazionale per non urtare la sensibilità dei settentrionali ed i loro voti, non è ciò che i meridionali si sarebbero aspettati.

A proposito dei Lep, di fatto elusi nel sistema di computo parlamentare per il rispetto della Costituzione, va rammentato quanto al sud, in guisa di fette crescenti di territorio centro-settentrionale, l’assistenza sanitaria celere, gratuita ed efficace risulti in fase di irreversibile regressione. Si innalza a tal proposito il grido di allarme che sta travolgendo il web, da parte di una madre partenopea orata del figlio, due anni fa, a causa di un tumore al polmone spacciato reiteratamente per adenoidi ed eccesso di ansia materna. Il che esplicita anche l’impreparazione e l’alterigia di alcuni medici, citati per nome dalla suddetta madre disperata e querula. Inoltre sono crescenti i ticket sanitari che non esentano integralmente o disabili ed i cittadini con patologie croniche, anche acquisite.