Come risolvere poverta’ ed emigrazione

Qualora si indaghi sulle neo imprese sempre più diffuse, si arriva innumerevoli volte alla scoperta di un capitale sociale da diecimila euro.

Il management amministrativo atto a contrastare o azzerare i problemi di crisi , inoccupazione sfruttamento financo all’emigrazione ed all’emarginazione sociale potrebbe focalizzarsi su un trittico di programmi volti a:1) supportare imprese etiche;2)finanziare le infrastrutture in fase di creazione e quelle in fase di implementazione e manutenzione;3) esportare infrastrutture. Sono questi i perni su cui insistere per ripianare i problemi di avidità economica che sottomettono, fino alla schiavizzazione, le classi per nulla e quelle meno, agiate.

Ecco dunque la necessità dell’impresa etica che miri al benessere comune, anche a scapito di una maggiore percentuale di introiti; giacchè per ogni individuo è stato statisticamente dimostrato come la soglia di dignità derivi da un guadagno di tremila euro netti al mese. Allora ogni sforzo manageriale, dovrebbe da sempre e indefinitamente incorrere in questa direzione.

Siccome poi il volano per la crescita è costituito dalle infrastrutture, gli investimenti in ogni contesto senza infrastrutture sono improduttivi e inefficaci al fine di rimediare ai fenomeni emigratori ed immigratori. Da qui allora la necessità di esportare infrastrutture senza tassi di strozzinaggio bancario verso i paesi sottosviluppati. Il resto attiene solo alla demagogia ed alla disonestà intellettuale.

Le nuove costituzioni ed i nuovi codici amministrativo-giuridici dovrebbero poggiare esclusivamente sullo sviluppo infrastrutturale e su quello etico, a prescindere da ogni obiettivo ulteriore… Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Storia falsata e denigrazione del sud con arricchimento illecito del nord

Ideologie e quarto…potere

E’ il fulcro della civilta’ e del benessere, quello di possedere mezzi di informazione e libri di storia slegati da ogni tipo di potere pertanto liberi da influenze. Lo stato italiano ha realizzato un’unita’ a mano armata e l’ha legittimata affermando il tema della “minorita’” della parte sottoposta a ferro e fuoco per esserne in seguito derubata delle casse e del benessere… Cosi’ oggi la gran parte dei meridionali emigrati in quel nord che statisticamente ha un vantaggio di infrastrutture ed eccellenza di quattromila miliardi sottratti al sud, e’ il maggior denigratore dei suoi conterranei. E va da se che ogni tara italica provenga dal degrado meridionale, che i meridionali siano strutturalmente inferiori-da qui il complesso di “minorita” amalgamato nell’opinione pubblica, sopratutto quella stolida di parti crescenti di settentrionali e meridionali.

Il disprezzo dell’Italia come unica nazione in cui gli uni fanno gli interessi degli altri, e’ frutto di un gioco di potere teso a disgregare quella che ha dimostrato di avere numeri eccellenza e capacita’ per occupare lo stallo di terza potenza mondiale. Cosicche’ l’Italia va aizzata settentrione contro meridione, va tollerata nel depotenziamento meridionale di quattromila miliardi di euro a favore della causa settentrionale, infine va taciuta la verita’ storica ai meridionali, i quali devono essere persuasi di essere inferiori e che va bene cosi’. Dunque l’asserzione in foto in cui si attaccano i meridionali come i colpevoli della razzia di soldi pubblici nella Lega ai danni dello stato italiano. E cio’ perche’ e’ sedimentata la percezione di minorita’ strutturale nonche’ destinatari di sfoghi irrazionali, nei confronti degli italiani del sud. Il che si protrae a causa di mancate leggi a tutela delle verita’ storiche da tramandare alle nuove generazioni per mezzo dei testi scolastici, ed inoltre a causa della stampa parziale e politicamente schierata, la quale convoglia l’opinione pubblica verso verita’ “comode”, sovente di stampo politico, dunque antitetico per definizione, all’Italia del sud.Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Napoli riparte contro i dpcm

L’ideazione a San Giorgio a Cremano, provincia piu’ depauperata della gia’ collassata ex capitale del Regno delle 2 Sicilie, l’obiettivo una pacifica ma accorata fronda al sistema politico globalista che impone l’agenda politica in Italia: Napoli ospitera’ una manifestazione multistrato, iterata, fissa, contro le misure liberticide causate dal Covid 19, che obbligano al lockdown ed ai licenziamenti massivi, specialmente al Sud.

Francesco Oliviero, attivo ed impegnato nell’ambito della Curia napoletana, nel settore del volontariato, sara’ alla Riviera di Chiaia assieme a personalita’ di spicco della societa’, come Tarro, Bacco, Francesco Paolo Tondo, giudici, commissari di polizia, impiegati, avvocati, medici ed imprenditori, ma sopratutto lavoratori e disoccupati che chiedono giustizia: una giustizia politica che sferzi le chiusure forzate delle attivita’ produttive e ripaghi la forza produttiva degli emolumenti negati; Francesco Oliviero, Roberto Nuzzo, Don Patricello, Angela Maria Tiberi, i rappresentanti delle associazioni del territorio per la tutela della Terra dei fuochi, si metteranno sul solco della prima rivolta del nuovo ciclo anti-chiusura totale di Napoli, ma con l’intento di dar voce agli ultimi; sono i lavoratori del Gambrinus in cassa integrazione permanente che esortano degli atti di tutela e di tornare al lavoro, da parte dell’esecutivo. La manifestazione pacifica in questione vuole caldeggiare sulla ripresa del sud e dell’Italia ma anche sulla centralita’ del lavoro e dell’informazione veritiera. Proprio in relazione all’informazione veritiera i relatori Tarro e Bacco si addentreranno nella composizione e dinamiche della pandemia e del paventato virus per rasserenare il popolo, e sostenerlo nella autotutela economica, assieme a quella sanitaria.

Gli organizzatori della manifestazione di Napoli, si ripromettono di replicare ed arricchire in Italia, la strategia e i risultati dei Gilet gialli in Francia, i quali con pacifismo e costanza, seppur offuscati dai media, stanno sensibilizzando la Francia ed il mondo sul tema cruciale del diritto al lavoro, binariamente alla difesa dalla globalizzazione e dalla politica predatrice che impone gabelle e non sostiene i redditi.

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Le bugie sul nord e sul sud

Dunque la narrazione centralizzata che denigra il meridione d’Italia come terra di gaglioffi mostra delle crepe davvero imponenti: io aggiungo solo una fatidica verita’ basata sulla maggiore evasione fiscale delle regioni lombardo-venete e sulla maggiore omerta’ delle stesse; infatti nei casi di parita’ di guadagni sia a livello industriale che in quello commerciale o della libera professione, il tasso di evasione comparato tra settentrione e meridione italiani vedono una netta supremazia del settentrione. Ancora sul versante del racket malavitoso odiernamente molto sviluppato anche nell’Italia facoltosa del nord, esso viene denunciato con una percentuale di volte mostruosamente inferiore rispetto al sud, che ha maggiore dignita’ nel rischiare la vita o perderla per rintuzzare o limitare o frenare il potere malavitoso.

Nel meridione italiano per lo piu’ scevro di infrastrutture, banche e servizi pubblici, che al nord abbondano, evadere il fisco rappresenta per lo piu’ una forma di sopravvivenza o di vita dignitosa. Viceversa lo stesso atto perpetrato al nord viene fatto per lo piu’ secondo fini di mero arricchimento.

Il problema intero in questo caso, riguarda la penuria di banche territoriali fattive nel sud, alla stessa stregua di infrastrutture che erodono il reddito che il meridione si trova in meno del nord, in base ai contratti di lavoro nazionali che la politica spera di togliere in relazione al costo della vita. Eppure se la vita del mezzogiorno presenta un costo minore rispetto al nord in base ai contratti di lavoro nazionali equiparati, i cittadini del sud erodono questo fantomatico guadagno pagando quei servizi ed infrastrutture private che, quando ci sono, il timoniere settentrionale dell’Italia non le ha istallate in modo pubblico dunque ad ufo. E in quelle lande piu’ su di Roma che si vedono accreditare gli stessi salari delle lande piu’ giu’ di Roma, nella stragrande maggioranza dei casi non si pagano la maggioranza dei servizi pubblici e le infrastrutture cui lo stato ha dotato quei territori. Infine la narrazione vigente che esecra la “canaglia” meridionale andrebbe obbligata nel diffondere la verita’ assoluta, semplicemente liberandola dalla proprieta’ di quei potentati bancocratici e grandindustruali che determinano le scelte politiche a detrimento del sud per elidere la concorrenza agguerrita e in molti momenti vincente , in caso di meridione equiparato al settentrione dal punto di vista culturale, industriale ed infrastrutturale. Maglietta donna artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, dipinta e disegnata manualmente casual chic; 30€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




La Germania dello Sme, dietro il Mes, il Recovery fund e la distruzione dell’est e dell’Italia

Che la Deutche bank sia in avanzata fase di fallimento e’ apodittico e cagione di base, riguardo l’offerta della Germania di unificare i debiti tra tutti gli stati dell’unione europea. Eppure all’epoca in cui la Germania avrebbe dovuto condividere i suoi guadagni al di sopra dell’8% del pil con gli altri stati europei come prescrivono i trattati europei, fu eluso questo atto. E se la Germania avesse rispettato tale poc’anzi detta prescrizione, il collasso della Grecia non sarebbe avvenuto, tanto meno quello della principale banca europea che oggi spinge la Germania a obbligare l’Europa a risanare appunto Deutche Bank.

Quello che intende fare la Germania, e gia’ lo ha fatto, si chiama Sme, Mes e Recovery fund, un meccanismo di rivitalizzazione pubblica, al livello europeo, delle proprie banche e quelle francesi. Un meccanismo, lo Sme, che l’Italia non si apprestava firmare solo in questo periodo, ma che alimenta da almeno un lustro, quando si omise di trovare un miliardo di sostegno ai giovani ma ne diedero al contempo tre per finanziare il Mes.

L’Italia degli obblighi imposti dall’estero, si trova oggi a ricapitalizzare istituti di credito francesi e tedeschi con obbligazioni per almeno 30 miliardi, in antitesi ai propri, con asset inferiori: infatti lo Sme proprietario del Mes e Recovery fund, salva solo banche con tali strutture finanziarie, residenti solo in Francia, Inghilterra e Germania anziche’ in Italia; cosicche’ con tale norma capestro l’Italia non potra’ implementare il proprio settore bancario piu’ variegato, piccolo, flessibile, ma sopratutto meno esposto a crisi e speculazioni dei succitati giganti del credito “troppo grandi per fallire”. Da qui la speranza manageriale di uno sgretolamento della pericolante Unione Europea in favore di una confederazione europea di nazioni sovrane, indipendenti sul piano valutario fiscale e monetario, sul modello della Svizzera.

La Germania e’ il problema esiziale dell’Europa dal 1914, da sempre sollevata dai propri obblighi di pagamento debitorio da parte dell’America e dell’Europa, al fine di contrastare e sovrastare la Russia e la Cina. Ma l‘integrazione della Germania dell’ovest con quella dell’est, ha costituito la deindustrializzazione e lo spianto della Germania dell’est, alla stessa stregua di quanto avvenuto nel meridione italiano ad opera del nord siddetto “ nord produttivo”.

Il mezzo con cui l’economia della Germania dell’est e’ stata distrutta da quella dell’ovest e’ stato la moneta, rivalutata nell’est per coinciderla con quella ovest, piu’ sviluppata sul piano industriale e infrastrutturale. Insomma e’ stato concretizzato, in seguito all’abbattimento del muro di Berlino che in realta’ e’ uno sforamento, cio’ che e’ successo per L’Italia in favore della dicotomia Francia-Germania. Avendo rivalutato la moneta, le industrie orientali della parte della Germania di stampo russo, diventavano troppo esose, rendendo piu’ conveniente l’acquisto di prodotti e merci provenienti dalla Germania ovest. In tal guisa la Germania divenne paese esportatore dapprima solo per la sua sponda ovest, poi per tutta l’Europa: cio’ senza comportare alcuna fisiologica valutazione del marco che oggi si chiama euro, con la conseguente elisione del tessuto produttivo e poi di acquirenti della Germania orientale ed oggi dell’Europa meridionale.

Dal punto di vista manageriale tuttavia, questo schema produttivo incentrato sulla deindustrializzazione come avvenuto anche per l’Italia meridionale, sta mostrando delle falle che indeboliscono in modo ingente la Germania orientale prima ed oggi l’Italia e la Francia. La visione manageriale piu’ ortodossa dal punto di vista industriale, consiste nel non deindustrializzare nessuno e non incastrare nessuno in un valore monetario fisso, cosi’ da non fare in modo che certe realta’ territoriali come l’Italia meridionale e la Germania orientale, vivano di aiuti da parte della zona ricca e produttiva dello stesso paese. Viene infatti da se’ il tema che nessuno puo’ vivere di esportazioni come l’Italia settentrionale e la Germania occidentale, per mezzo della deindustrializzazione dell’altra meta’ del loro paese. Deindustrializzare e cristalizzare su un certo tasso monetario infatti, equivale a recidere il lavoro ed il potere d’acquisto diffuso, in coppia con la capacita’ produttiva atta a stimolare la produzione ed il lavoro stesso; infine obbligare a non svalutare la moneta delle realta’ territoriali meno ricche e binariamente non rivalutare la moneta e condividere i guadagni delle realta’ territoriali piu’ ricche,significa condurre le realta’ territoriali piu’ povere in un baratro impossibile da risalire. Ecco il motivo per cui la chiave di volta manageriale per superare ogni tipo di crisi consiste nella sovranita’ fiscale valutaria e monetaria, oltre che certamente quella politica…




Rivitalizzare il sud con la Cina

Tanto per avvalorare la tesi, del tutto veritiera, che vede lo sviluppo o la ripresa economica dietro gli investimenti edilizi, è di cruciale importanza oggi concretizzare un’azione manageriale che assottigli le differenze tra quartieri periferici e rioni centrali, all’interno delle città meridionali, in modo particolare. Questo perchè la nascita di gentrificati, ossia quartieri popolari valorizzati in metropoli come Napoli o Catania, ma anche Palermo, diventa essenziale ai fini del potenziamento della domanda turistica, dei servizi, della cultura del posto, e di conseguenza dello sviluppo. Con sviluppo si intende, in questo caso, la richiesta di servizi, trasporti e la limitazioni di fenomeni delinquenziali partoriti in situazioni di degrado e stallo economico; tanto più se si pensa all’essenziale settore immobiliare, che conoscerebbe un aumento o una stabilizzazione dei prezzi, su livelli alti o medi.

Così come a Milano la differenza fra centro e periferie non balza all’occhio in modo apodittico, non si può dire altrettanto di Napoli, dove la richiesta immobiliare principale, si limita a pochi quartieri, con i nocumenti che ne derivano. L’esempio più celebre di gentrificato è il Bronx, un tempo più che malfamato, fino ad essere “lucidato dal miliardario sindaco repubblicano Giuliani; fu quest’ultimo che, in antitesi al degrado con masnade di tossici e villani che imbrattavano i muri, applicò la politica del nitore immediato ad ogni imbrattamento, finchè tale fenomeno criminoso cessò.

Stesso discorso va posto per i piccoli centri scevri di infrastrutture, laddove si protrae un esodo giovanile senza precedenti. Se dunque il problema economico si pone da freno ad investimenti statali per il rilancio delle periferie e in seconda istanza dei paesi, è di recente battitura la notizia di un piano Marshall della Cina: questo vedrebbe la Cina offrirsi come costruttrice di infrastrutture nel mondo, in cambio di lavoro, commesse alle proprie imprese, e sfruttamento dei posti resi “migliori” per un periodo non breve. Giacchè Africa e Portogallo vi hanno aderito, la soluzione per il sud italiano lasciato nella degenerazione sociale, culturale, di infrastrutture e criminalità organizzata, potrebbe venire dal grande oriente cinese. Ma siccome lo stato unitario italiano si è sempre disinteressato di porre il meridione in una condizione di effettivo e paritario sviluppo, un management adeguato dovrebbe cercare il coinvolgimento di imprese meridionali o miste a quelle settentrionali, che in tandem con gli investitori cinesi, dotino il sud di effettiva capacità produttiva, il che gioverebbe in prospettiva, l’Italia intera…. Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




La riforma della politica italiana

La questione “migranti clandestini” sulle coste italiche, attiene ad un problema di svendita politica da parte delle precedenti amministrazioni governative che, per maggiore elasticità sui conti ed il ridicolo bonus di ottanta euro, non hanno chiuso le proprie frontiere, come accaduto per gli altri paesi europei.


Anche se l’affare salvataggi marittimi riguarda un interesse economico che pare premi a cottimo gli operatori pseudoumanitari che spengono i propri transistor, la gestione manageriale della buona politica è un’impellenza italiana per il futuro remoto. Dunque ora si tange il nodo stipendi e previdenza per i politici, che sono alti e privilegiati ed è giusto lasciarli cosi’ a due condizioni:la prima è che tali politici siano svincolati dalle lobby sul piano professionale ed economico per tre lustri dopo la fine del secondo, eventuale mandato. La seconda condizione dovrebbe essere che tali politici vengano scelti mediante criteri di somma professionalità e produttività di risultati virtuosi. Per virtuoso va inteso tutto ciò che concerne il miglior rapporto prezzo-beneficio per la collettività, nell’ambito di un’azione che premi i risultati definitivi di un quid. Si puo’ allora alludere all’Ilva di Taranto dove nulla va svenduto tanto meno non garantito indefinitamente sul piano occupazionale e di sostegno. La questione salute, nella fattispecie della maggiore acciaieria europea, va risolta nel minor tempo possibile, da parte anche governativa, tanto più giacchè il business del futuro sarà la riconversione industriale in chiave ambientalista.


A mali estremi dunque, riallacciando il tema economico-politico-manageriale, gestire a livello statalistico la piu’ grande acciaieria europea con una condivisione degli investimenti, alla stregua degli utili, non potrà che rafforzare un ‘affezione popolare verso la buona politica ed il management virtuoso.

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Citta’ Futura con il progetto Bagnoli e ritorno al barocco per neorinascimento

Con l’iniziativa “ritorno al barocco”, arricchita anche attraverso l’omonimo sito web, Napoli ha presentato a Londra il suo piano per l’offerta turistica, che si è svolto tra Natale e marzo 2010. Questo progetto documentava, assieme alle tre mostre rappresentanti Napoli ed organizzate in giro per il mondo tra il 1979 e il 1981,i progressi compiuti dalla sovrintendenza museale partenopea nella contestualizzazione della cultura artistica di Napoli, dall’arrivo del Caravaggio(1606). I piu’ prestigiosi musei della città, tra cui il Palazzo Reale, hanno ospitato le opere secondo un itinerario culturale che svela tutte le influenze costitutive dell’ ”anima” partenopea. Si intuiscono cosi’ le origini del comportamento e della mentalità che fanno la città stessa di Napoli. Dunque il modo di essere del napoletano doc, che vive in quella dolce “entropia” tra sogno e realtà, azione e indolenza, modernità e folklore. Un modus vivendi che affonda le radici molto addietro, tra ombre e miserie, guerre e sole.

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Questi ritratti appassionati di Napoli, per lo piu’ inediti alla massa, come viatico per la comprensione della “complessità” della parte intima del napoletano e di Napoli, continuano ad essere tanto vituperati altrove. Città e abitante che si rispecchiano nell’ ”ordine disordinato” che abita le strade trafficate; l’immancabile presenza di quelle “macchiette” indigenti ma dignitose di un tempo, oggi sempre piu’ rare. Oggi però non basta piu’ sopravvivere, bensi’ occorrono a tutti piu’ soldi: è cosi’ che a Napoli si diviene “abusivi” del parcheggio o affiliati della camorra. L’anima barocca della città non è mai scomparsa e, di fianco al quartiere dei grattacieli nel Centro direzionale, si è conservato il centro storico, bello come un tempo e pertanto dichiarato patrimonio dell’Unesco. Basta una pizzeria antica come “Michele” a Forcella per far assaporare tutta la tradizione di un luogo meraviglioso…

Attraverso l’arte è possibile unire napoletani e non almeno nella presa di coscienza di annosi problemi che incastrano la città, si può capire cosi’ che potrebbe essere la cultura una mirabile chiave di volta per l’agognato “Risorgimento partenopeo”.

L’ambizioso progetto “Napoli Futura” in tal senso voleva creare, nell’area dismessa dell’ex industria siderurgica “Italsiter” di Bagnoli, una struttura polifunzionale con l’intento di valorizzare la vocazione culturale della città. Un progetto per Napoli, affinchè possa divenire un punto di riferimento per lo studio e la ricerca musicale, per l’approfondimento e la vendita nel settore della moda; infine per la quotidiana condivisione di momenti di intrattenimento e relax. La struttura esterna sarebbe stata suddivisa in settori armonicamente inseriti in contesti naturali, ognuno dei quali si proponeva di riprodurre le atmosfere e le caratteristiche tipiche di una delle nazioni europee, in ambienti diversificati che rispecchiano gli usi e i costumi del popolo rappresentato, fino all’esposizione di prodotti tipici.

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Nel grande auditorium si esibiranno artisti di fama e ci si potrà intrattenere in bar e ristoranti o ascoltare ed acquistare musica.

Questo progetto, il “M.a.c.”, musica, arte e cultura, potrà realizzare trentamila posti di lavoro e sposare la piccola Napoli della cultura barocca e folkloristica, quella semplice e un po’ povera della pizza, con la globalizzazione culturale, il commercio, la moda e, con quest’ultima, il glamour e la modernità. Questo stimolo a far di Napoli la capitale culturale, se non altro del Mezzogiorno,ci si augura contribuisca a trasformarla in una metropoli veramente cosmopolita. Per poi sconfiggere, magari con la cultura, quell’anticultura e quell’ignoranza che sono concause della stessa delinquenza.

L’ opportunità di far di Napoli una città in espansione anche culturale nell’ Europa unita ben si relaziona con il progetto di “ZONA FRANCA URBANA”, giunto al traguardo con la sottoscrizione dell’intesa con il Ministero per Lo Sviluppo economico. Quest’ultimo, assieme all’ Unione europea, stanzierà fondi per agevolare le imprese che operano o nasceranno nei rioni meno fortunati della città, grazie a particolari agevolazioni fiscali, come il taglio dell’irap e dei contributi previdenziali. Il tutto corredato dalla costruzione di infrastrutture di cui non si può far a meno per la rinascita della città.

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Questo iniziale ed insperato connubio tra cultura, imprese, commercio ed infrastrutture ben si adopera per il miglioramento delle condizioni di vita dei napoletani. Solo cosi’ si può sperare di scardinare, alla lunga, fenomeni di malavita organizzata che purtroppo sono ancora imperanti. Cultura anche del lavoro, oltre che sviluppo economico, efficaci alleate nella Napoli che si vuole. Il futuro per attuare cio’, diviene attualmento sempre piu’ stringente, con il dovere di anmodernare tale progetto neorinascimentale; per mezzo di contributi privati e pubblici di tutti, non solo degli imprenditori e dei soggetti economicamente vigorosi. Un ritorno al passato in chiave avveniristica per Bagnoli Futura dunque, si rivelerebbe un volano di crescita per Napoli e il pionierismo della condivisione di introiti e proprietà’ di tale struttura, per tutti i napoletani.




Lettera al governo dei presidenti meridionali

Il primo incontro convergente dei Governatori del Sud.
I fondi del RF, s’inizia a fare squadra per il SUD. Oltre al buon risultato che otterranno, questo è un primo segnale importante. Fare fronte unito a tutte le problematiche future. Avanti così.

Si è svolto oggi l’incontro dei Presidenti delle Regioni meridionali sul tema dell’attribuzione delle risorse europee del Recovery Fund.
Alla riunione hanno partecipato i Presidenti della Campania Vincenzo De Luca, dell’Abruzzo Marco Marsilio, della Basilicata Vito Bardi, del Molise Donato Toma, della Puglia Michele Emiliano, della Sicilia Nello Musumeci. Non hanno potuto partecipare, per concomitanti impegni istituzionali, i Presidenti della Sardegna Christian Solinas e della Calabria Nino Spirlì.
Al termine è stata condivisa una lettera da inviare al Presidente del Consiglio.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte

e p.c.

Al Presidente della Conferenza delle Regioni e PA
Stefano Bonaccini

Egregio Presidente

Gli scriventi hanno svolto un comune approfondimento sul programma Next Generation, con particolare riferimento al Piano nazionale di ripresa e Resilienza.

Nel dare atto dell’impegno profuso dal Governo italiano in sede UE e dei conseguenti risultati ottenuti in favore di un importante programma d’investimenti da attuarsi con le risorse attribuite al nostro paese, gli scriventi esprimono viva preoccupazione per lo stato del confronto sulla effettiva utilizzazione di dette risorse in ambito nazionale.

La bozza di programma circolata nei giorni scorsi prevederebbe una ripartizione delle risorse in ambito nazionale sulla base di un mero criterio demografico fra centro nord e mezzogiorno. Inoltre, la medesima bozza prevede una ripartizione per 6 missioni, in assenza di un preventivo confronto con le Regioni e con evidenti sottostime delle risorse necessarie in settori vitali , in particolare nel Mezzogiorno, quali, ad esempio, la sanità, il turismo, i servizi idrici.

È doveroso osservare, per quanto riferito ai criteri di ripartizione territoriale delle risorse , che le prime ipotesi circolate si pongono in evidente contrasto con i criteri utilizzati in sede UE per l’assegnazione delle risorse fra i paesi membri, nonché con i generali principi di coesione sociale perseguiti dal Trattato di funzionamento dell’ UE e dalla nostra Carta costituzionale.

Al fine di poterLe rappresentare le ragioni delle preoccupazioni di penalizzazione del Mezzogiorno se non dovessero intervenire adeguati correttivi e di poterLe illustrare le proposte in tema, congiuntamente condivise dagli scriventi, si sollecita un incontro su tali temi ad iniziativa della SS. VV nei tempi e modalità che riterrà più opportuni. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

Con viva cordialità

I presidenti delle Regioni meridionali
Vito Bardi
Vincenzo De Luca
Michele Emiliano
Marco Marsilio
Nello Musumeci
Donato Toma




Francia e Italia in guerra

Ogni cosa grande necessita di grandi menti e “grandi braccia” alle spalle, ecco perchè l’Italia non è stata in grado di ottenere ciò che merita, sul piano internazionale, a partire dal Fascismo. L’allusione al fascismo deriva dalla incapacità di dimenticare il marchiano errore di valutazione mussoliniano, di puntare sul “cavallo sbagliato”, per conquistare l’impossibile. Tanto più se si pensa che dopo il secondo conflitto mondiale del novecento Libia, Eritrea, Somalia, Albania, Istria, Nizza, perfino Montecarlo, non afferiscono più a Roma. Uno svarione manageriale di Mussolini, ha così reciso la sfera di influenza globale dell’Italia, ed oggi assistiamo ancora ad un’occulta guerra franco-prussiana ai danni dell’Italia; lo si evince dalla detronizzazione unilaterale di Gheddafi, operata dai francesi in antitesi ai trattati europei. E le conseguenze di ciò, per l’Italia, si sono esplicitate attraverso l’invasione di clandestini, e sopratutto la perdita di commesse multimiliardarie in Libia ai danni di imprese nostrane. Commesse tra l’altro già approvate dall’amministrazione di Gheddafi, ed ora affidate alla Francia in binomio con la Germania.

Per fortuna il management amministrativo attuale ha costretto Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Malta, ad accettare equamente le quote di profughi approdati sulle coste europee/italiane. Ma questo deve rappresentare solo il primo passo, dopo la svendita di hub italiani per asili a favore delle persone sfuggite alle polveriere africane, operazione fatta in cambio degli ottanta euro mensili agli italiani, al fine di posticipare l’avvento al potere del movimento cinque stelle..

Tornando ora al principio del discorso sulle “grandi menti e le grandi braccia” è opportuno per l’Italia, portare in Europa propri rappresentanti che sappiamo lavorare e porsi binariamente per salvaguardare gli interessi italiani, senza danneggiare quelli europei, al fine di rafforzare il traballante percorso europeista.

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