Napoli capitale del neorinascimento

La principale iattura che avvolge il mondo sul piano politico e finanziario, si esplicita attraverso l’imposizione della stretta osservanza delle regole, verso le popolazioni indigenti, specialmente quelle mediterranee. È dalla capitale dell’ex Regno delle due Sicilie però, che si verificano comportamenti diffusi incardinati sulla tolleranza verso il prossimo: vuoi nei parcheggi introvabili per penuria di infrastrutture. O semplicemente nell’accettazione dei transessuali come la tradizione partenopea prescrive. I transessuali venivano chiamati “femminielli” e venerati come sacri, giacchè connubio perfetto di sensibilità femminile e forza virile.

E dovrebbe ripartire proprio dalla capitale più depauperata della storia moderna, ovvero Napoli, una rinnovata cultura della tolleranza e del diritto mite tra i popoli oberati dalla finanza e povertà; popoli guarda caso tutti mediterranei, soggiogati al rango di colonie e serbatoi di manodopera a basso prezzo.

Mentre nel mondo progredito economicamente ai danni dei popoli mediterranei, si enfatizza il rispetto di tutti verso le regole, un neo rinascimento sociale, economico e civico, è partito e andrebbe supportato, nei paesi caldi, plasmati sui disservizi e la mancanza indotta di infrastrutture per lo sviluppo economico, da parte dei paesi nordici ed occidentali.

Allorchè i paesi più ricchi si stanno danneggiando con l’austerità e l’obbedienza acritica verso istanze autolesioniste, va affermato quanto nella storia, la opulenza è sempre stata nelle mani dei pacifici, e tolleranti, paesi mediterranei o sud equatoriali. Finchè dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, il saccheggio ai danni mediterranei fatto dai paesi nordici, ha invertito la situazione. Questo è l’unico motivo per cui sul piano manageriale va esortata ed attuata un’alleanza monetaria e politica mediterranea, per rintuzzare la tirannide finanziaria nordista, e scongiurare un ipotetico nuovo conflitto bellico, ma su scala mondiale. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




La storia riscritta a Battipaglia

LA RISCOPERTA STORICA DEVE ESSERE UN PROCESSO DIDATTICO ED ESPERIENZIALE
La revisione storica è un processo di evoluzione sociale e umana prima ancora che un’aspirazione alla giusta verità operata nella ristretta cerchia accademica. In quanto se quest’ultima non fosse funzionale alla prima potrebbe essere un esercizio inefficace, per quanto nobile, giacché distaccato dal processo evolutivo della stessa vita umana.
Sappiamo quanto la ricerca della verità storica sia funzionale alla nostra evoluzione sociale in quanto solo la sua conoscenza ci consente di capire chi siamo noi. Significa poter acquisire consapevolezza della propria storia, elaborarla come si fa per qualunque lutto e dunque dimenticarla passandola nella memoria genetica della comunità. Allora, per fare questo non può bastare un’opera, per quanto necessaria, di divulgazione storica, ma bisogna allargare il processo di rivisitazione storiografica alla scoperta e alla sperimentazione collettiva.
E qui la riflessione ci porta a constatare che il lavoro dello storico non può e non deve fermarsi alla sola analisi storiografica accademica, ma deve al contempo essere da stimolo ad un processo continuo di elaborazione storica allargato alla partecipazione civile ed a quella scolastica in particolare. Lo storico deve dunque entrare nella scuola, affiancarsi al docente di storia e quindi guidare i ragazzi nel processo storiografico, non solo come didattica del metodo ma come metodo per attuare la ricerca stessa.
Qui il processo diventa sperimentazione, scoperta vitale, affinché la conoscenza storica possa essere efficacemente elaborata.
Se quanto detto è essenziale in generale per l’evoluzione sociale, nel caso del Mezzogiorno d’Italia diventa drammaticamente necessario ed urgente in quanto ancora oggi i manuali utilizzati nelle scuole inquadrano il periodo storico pre e post risorgimentale in maniera distorta.
Un caso assolutamente illuminante avviene nella scuola “Alfonso Gatto” di Battipaglia, quando nel 2014 i ragazzi hanno deciso di approfondire la storia e appropriarsi della verità recuperando fonti archivistiche. Qui non siamo di fronte solo un esempio di “buona scuola”, ma siamo ben oltre dove la scuola si trasforma in luogo di cultura, luogo rituale dove si compie l’atto “catartico” della scoperta (che lo storico ben conosce) e di cui avrebbe bisogno un intero popolo che non ha ancora elaborato la propria storia. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




Come il Sud puo’ accettare e sfruttare la sottrazione del Recovery Fund

RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

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RECOVERY FUND, L’UNICA VERITA’

di Antonio Picariello*
Ieri sera a Che Tempo Che Fa nuovamente ospite il presidente De Luca. E nuovamente si è parlato di Recovery Fund e di un riparto farlocco previsto nella bozza del Governo. Sembra però, che anche De Luca abbia, diciamo così, aggiustato il tiro in merito.
Infatti se nella diretta di fine settimana scorsa il Presidente parlava indistintamente di percentuali da invertire (66 a sud, 34 a nord) sul totale dei 209 miliardi, ieri sera da Fazio c’è stata una prima inversione di tendenza. Secondo il Presidente la quota da ripartire al 66% a sud sarebbe solo quella a fondo perduto (65 miliardi su 81) mentre degli altri 127 “se ne può parlare”.
Tuttavia non è esattamente così. È certamente da rimarcare la volontà di De Luca di denunciare le iniquità governative in tema di RF, così come quella di fare sistema (finalmente) insieme agli altri presidenti meridionali. Ma se ci si può anche accontentare del 66%, questo deve essere sul totale dei fondi stanziati e non soltanto su quelli a fondo perduto.
I criteri individuati dalla UE parlano chiaro e non sono interpretabili a proprio piacimento o adattabili a teorie di comodo: gli indici di popolazione, reddito pro capite e disoccupazione a sud hanno reso possibile i 209 miliardi quale strumento per colmare il divario interno nella misura del 70% (sul totale) a Mezzogiorno.
Questa resta l’unica verità per la quale battersi, le altre sono versioni di comodo.
M24A ET – Campania

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Negri specie superiore: scienza ed economia smontano il razzismo e salvano il meridione

“I MERIDIONALI? SONO AFRICANI BIANCHI”, LO DICE LIBRANDI, AMARETTO DI SARONNO PER CONTO RENZI

di Raffaele Vescera*
Tal deputato di Italia Viva Gianfranco Librandi, attivo rappresentate del partito del nord nella schiera renziana, si libra in un volo razziale affermando che “I meridionali resistono di più al coronavirus perché sono africani bianchi. È una questione genetica”. Lo ha fatto nella pungente trasmissione di Radio 24 “la zanzara”, teatrino farsesco condotto da tal Cruciani, dispregiatore di meridionali a gogo. Poi il deputato ha rivendicato di essere calabrese, quando calabrese lui, nato in quel di Saronno da madre emiliana e lì cresciuto, lo è solo di padre, e la bella e civile Calabria l’ha vista attraverso le lenti deformanti del razzismo padan-leghista. Ha poi chiuso il suo eruttar sentenze affermando che è per questa ragione che si è salvato dal covid e che “San Pietro era un Rom”. Premesso che, essere africani è bello e per dirla con Pino Daniele, è meglio essere africani che sparare cazzate da razzisti sudafricani o parapadani, ci faccia il piacere di tacere il signor Librandi, noto alle cronache quale indagato per certi affarucci non proprio onorevoli, e la smetta di annunciare ducesche sciocchezze in onda radio, come se non bastassero quelle diffuse dal suo duscetto Matteo, da Rignano sull’Arno con il quale, partito berlusconiano e passato al Pd, ha poi fondato “Italia viva”, nata già morta con la miseria del due per cento che gli passa l’elettorato.

Non dite a Librandi, e non ditelo ai leghisti, che l’intero genere umano è originario dell’Africa dove è nato e si è formato nero per adattamento ambientale, come homo sapiens, di là diffondendosi sull’intero pianeta, dove, per svariate ragioni ambientali, si è formato come bianco, biondo, bruno, alto, basso, occhi grandi o a mandorla o altro, sostituendosi all’uomo di Neanderthal, essere primitivo che dicono sopravviva, a livello di pensiero subumano, in certe lande nordiche dove abbonda il razzismo. E non ditegli che il covid, all’occasione, contagia ugualmente nord e sud, non fategli sapere che il livello di contagi raggiunto in alcune province campane e pugliesi è pari a quello padano. Se non volete smontargli l’illusione di essere immune per Dna, non ditegli che al mondo esiste un’unica razza, quella umana, e che la diffusione del covid non conosce frontiere se non quelle delle relazioni umane distanziate, dell’età e delle norme di sicurezza.

E più di tutto, non dite ai padri del pensiero umano che nel ventunesimo secolo il Bel Paese è governato da tali esemplari diffusori di banalità da osteria subalpina. La cui intelligenza è più nota come furbizia nel barcamenarsi nelle stanze, incappucciate e non, del potere, come fa il più noto Matteo Renzi che strizza l’occhio al pari Matteo leghista nel promettergli un governo “tecnico” da farsi insieme al Berlusca, in questo seguito dal dispregiatore d’ambiente, amante del carbon fossile, Calenda, lo stesso che da ministro qual era ha sparato ciniche sentenze contro la vita dei tarantini.

La torta da spartirsi è enorme, composta com’è dai 209 miliardi del Recovery fund europeo, oltre che dai soliti fondi nazionali, e si apre la lotta all’ultimo sangue su chi deve dividerla. Non che ci piaccia questo governo, il quale già prospetta di derubare il Sud di 75 miliardi di Euro sui 145 che gli spettano per via dei criteri stabiliti dall’unione europea, allo scopo di ridurre il forte divario economico Nord-Sud creato dallo stato italiano in 160 anni di discriminazioni a danno del Mezzogiorno. Ma immaginate che cosa sarebbe del Sud con un governo composto da antimeridionali seriali quali quelli che si preparano a sostituirlo, tra l’altro in piena guerra di pandemia. Nulla di più cinico e folle. Ma la lucida follia è parte del potere italiano che, impedendo al Sud di crescere per cieca avidità, impedisce la crescita dell’intero paese.
*direttivo nazionale M24A-ET Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

Qui la notizia https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/12/la-zanzara-librandi-i-meridionali-resistono-di-piu-al-coronavirus-perche-sono-africani-bianchi-e-una-questione-genetica/6035078/




Juve e Suarez: come Agnelli pilota l’universita’ con la sua ministra.

TORINO, CASA AGNELLI PERDE LA LANA MA NON IL VIZIO: ESAMI FARSA PER IL CALCIATORE SUAREZ

di Raffaele Vescera*
Una tipica commediola all’italiana, costata l’indagine per falso e la sospensione cautelare di rettore, professori e dirigenti dell’Università per stranieri di Perugia, accusati di aver barato sull’esame di italiano del calciatore uruguaiano Luis Alberto Suarez, voluto dalla Juventus, che per giocare necessitava ottenesse la cittadinanza italiana, di qui l’esame di lingua. Un esame farsa manipolato dalla stessa società calcistica torinese allo scopo di garantirsi la promozione dell’esaminando, grazie al clandestino passaggio anticipato di domande e risposte fornite al calciatore da parte della stessa commissione esaminatrice. Secondo i giudici, alla faccenda si interessò anche la ministra De Micheli che avrebbe ricevuto una telefonata dal dirigente juventino Paratici per interessarsi alla questione. Una ministra che nelle opere pubbliche solitamente esclude il Sud per favorire i potentati del Nord.

Una storiella di cui non varrebbe la pena occuparsi, se non fosse che a manovrarla vi fosse il potente impero finanziario, industriale, mediatico e calcistico della famiglia Agnelli. La stessa famiglia abituata a vincere facile nella produzione di automobili, grazie agli ingenti finanziamenti pubblici, sottratti a più meritori bisogni dei cittadini. Basti dire che l’industria capitanata dagli Agnelli ha assorbito l’1% del Pil nazionale, laddove l’intero Sud composto da 20 milioni di abitanti, negli anni della Cassa per il Mezzogiorno, riceveva dallo Stato solo lo 0,5% del Pil. E poi, nella vulgata italiota, il Sud, cui viene negato ogni diritto, sarebbe assistito dallo Stato mentre il Nord, abbondantemente nutrito anche con i fondi spettanti al Mezzogiorno, sarebbe intraprendente produttore di ricchezza nazionale.

Una vulgata favorita dalla narrazione interessata da parte dei maggiori quotidiani nazionali, facenti capo alla stessa famiglia, in grado di comprare le migliori penne italiane, giornalisti e intellettuali che hanno alimentato la favola dell’aplomb sabaudo, fatto di correttezza civile e serietà professionale, al contrario di quei “pulcinella” del Sud, dipinti come imbroglioni, truffaldini e scansafatiche. Ma tant’è, una bugia detta cento volte diventa verità, e questa bugia, ripetuta un milione di volte da 160 anni in qua, è divenuta virtuale realtà.

La stessa società calcistica di proprietà degli Agnelli, condannata qualche anno fa per aver truccato il campionato di calcio comprando e ricattando arbitri, propagandata per la serietà del suo ambiente, che avrebbe “salvato” Maradona, ove il povero Diego avesse accettato di vendersi in cambio di una montagna di soldi che il campione del Napoli ha elegantemente rifiutato, si ripresenta ora con questa truffaldina operazione di accaparramento di campioni. Che dire, il vizietto di famiglia di spadroneggiare e calpestare ogni regola, pur di vincere, persiste negli anni, ma sotto accusa sono i vizi degli altri, di quei meridionali che devono arrabattarsi con pochi capitali per sostenere le difficili guerre finanziare e sportive contro i potenti del Nord.
*Direttivo nazionale M24A-ET

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Smacco legislativo al Sud dalle oligarchie settentrionali

I PREDATORI DEL SUD PERDUTO

di Raffaele Vescera*
Il Sud s’è perso, s’è perso nelle coscienze dei politici meridionali che, per ignavia o interessata sottomissione al Partito del Nord, tacciono sulla condizione di degrado economico in cui l’Italia ha ridotto il suo, anzi il nostro Sud, diventato la regione più povera d’Europa, per reddito e disoccupazione. Ragion per cui l’Europa, più equa dello Stato italiano, ha destinato 209 miliardi di Euro al nostro Paese, a condizione che il 70% di questo immenso stanziamento finanziario, ovvero 145 miliardi, sia destinato a sanare la gravissima condizione di squilibrio territoriale che non vede pari in Europa. Un divario che fa dell’Italia l’ultimo dei paesi per crescita economica. Se hai due gambe e per correre ne usi una sola, è inevitabile essere ultimi. Ma i nostri politici piegano la testa e accettano il furto di 100 miliardi di Euro di fondi europei a danno del Sud, 100 miliardi che sommati ai 61 miliardi di fondi nazionali sottratti annualmente al Mezzogiorno, fanno l’incredibile cifra di 161 miliardi. Provate a immaginare come potrebbero cambiare le condizioni del Sud e di conseguenza dell’Italia intera con tale colossale investimento.
Il Sud s’è perso nelle segrete stanze del potere finanziario del Nord, arricchito a spese di tutti, meridionali compresi, un potere composto da poche famiglie che per cieca avidità pensano al loro profitto dell’oggi, troppo spesso truffaldino, condannando i cittadini a un difficile destino. Al solo scopo di arricchirsi con le solite colossali tangenti, progettano di costruire altre inutili grandi opere in un Nord già saturo di infrastrutture, lasciando le regioni meridionali nel deserto in cui è ridotto.
Il Sud s’è perso nei corridoi delle istituzioni nazionali e regionali, dove la condizione subalterna di 20 milioni di abitanti meridionali è vissuta con assoluta indifferenza, se non con perfidia quando scaricano le loro colpe sugli stessi cittadini. Dal Recovery plan italiano hanno abolito il Mezzogiorno, non certo la Questione meridionale che, dopo questo furto del secolo, aggraverà il suo gap con il Nord.
Ma il Sud non s’è perso nelle nostre coscienze, il nostro messaggio di equità è un virus che si diffonde velocemente, stiano attenti i mandanti del Partito Unico del Nord e i loro complici eletti al Sud: ciò che non accade in cento anni, può succedere in un giorno.
*direttivo nazionale M24A-ET

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Tav e stolidi contratti

Che la politica sia un compromesso e’ noto dalla notte dei tempi, ma che essa sia una farsa e’ arcinoto dalla tendenza a non far vincere il management sulle decisioni politiche, sopratutto in seguito alla perdita della sovranita’ monetaria. Nel caso della Tav in Val di Susa infatti, in seguito alla sua approvazione politica di poco fa, ad onta della sua bocciatura manageriale, vanno sceverati tre punti cardinali, ovvero: l’opera e’ perniciosa per l’ambiente valdostano che la aborrisce, e’ obsoleta in quanto approvata piu’ di tre lustri fa con diverse dinamiche ed esigenze di trasporto rispetto ad oggi, e’ lunga e infatti sara’ completata tra quindici anni, ed e’ in ultima istanza perniciosa per i contribuenti. Infatti la politica ha vinto sul management una volta aver votato in favore di quest’opera e messo in minoranza il Movimento cinque stelle vero. Ma alla luce del fatto che lo stato italiano non immette piu’ moneta per pagare cio’ che serve alla comunita’, la Tav diviene un debito ulteriore per il popolo italiano, oberato dall’euro e vessato dalla politica del capitale e della grande industria che ha obbligato il Tav.

La tara contrattuale di queste ed altre operazioni a debito che vincolano Italia e Francia, sta nell’incapacita’ troppo spesso emersa, di far firmare ai cugini d’oltralpe, contratti alla pari per cio’ che attiene alle acquisizioni industriali fino all’immigrazione. Tav e’ un paradigma di opera in cui dapprima la Francia metteva poco o molto molto meno denaro dell’Italia, cosi’ come nella maggioranza delle recenti collaborazioni tra i due paesi europei. Ora il premier italiano ha dovuto ammettere che la mancata esecuzione della Tav costerebbe maggiormente dell’esecuzione allo stato italiano, il che e’ deittico di un’avvocatura e una politica sottomesse allo strapotere francese.

Che siano la politica ed il management italiani sottomessi alla Francia e’ notizia vetusta, ma che anche la classe giuridica permetta la firma di cauzioni beffa pet l’Italia come quella inerente il tav, e’ uno schiaffo alla storia che vede l’Italia giuridicamente egemone, e non solo in Europa. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.




Nuovi primati per la Sicilia

EPATITE C, IN SICILIA IL 97,5% DEI PAZIENTI GUARISCE

La Sicilia come modello italiano contro la lotta all’epatite C. Lo racconta Vito Di Marco, professore di Gastroenterologia al Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo, che spiega come nella sua regione nel 2015 sia nata una Rete HCV proprio per curare le malattie di fegato determinate dal virus. “In 5 anni siamo riusciti ad attivare un centro per ogni provincia della Sicilia- fa sapere Di Marco- e a creare una vera integrazione tra specialisti del settore. E i risultati che otteniamo producono salute e ricerche che risultano fondamentali per il nostro lavoro”.
Inizialmente la Rete HCV siciliana era composta da 21 centri Hub, ma “oggi ce ne sono 32 abilitati alla prescrizione di farmaci antivirali, che raccolgono circa 18mila pazienti di cui 16mila gia’ trattati. All’inizio la terapia era piu’ complessa e decisamente piu’ costosa, oggi invece i costi sono stati ridotti e la terapia e’ stata semplificata”. I dati epidemiologici che ha raccolto la rete HCV hanno permesso di suddividere la popolazione colpita dall’infezione in due coorti: i nati prima del 1960, che hanno contratto l’infezione perlopiu’ attraverso trasfusioni o in ambito familiare, e le persone nate tra il 1960 e il 1990, che nella maggior parte dei casi hanno contratto l’infezione con la tossicodipendenza.
E proprio grazie a questa attivita’ di diagnosi e cura messa in campo dalla rete, oggi la Sicilia registra un dato di grande valore: “Negli ultimi due anni- sottolinea il professor Di Marco- siamo riusciti ad eliminare l’epatite C nel 97,5% dei pazienti trattati. Il principio ‘etico’ su cui si basa la nostra rete e’ l’equita’, ossia accesso alle diagnosi e alle cure per tutti i cittadini, anche per quelle categorie a rischio come i frequentatori dei Ser.D. o la popolazione carceraria della nostra regione”.

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http://www.online-news.it/2020/12/07/epatite-c-in-sicilia-il-975-dei-pazienti-trattati-e-guarito/#.X85hRthKjIU




Lo schiaffo al sud per il Recovery fund

PERCENTUALE RECOVERY FUND AL SUD; RIDUZIONE DIVARIO NORD/SUD; NECESSITÀ INFRASTRUTTURE PER RIUNIRE SICILIA A ITALIA. PROVENZANO: NON PERVENUTO

*Alfredo Falletti
Dopo la pubblicazione della bozza governativa del RF, ci si rende conto della “competenza per le Ultime Parole Famose” del loquacissimo Ministro “per Parlare del Sud” che, in ordine alle risorse da destinare al Sud, afferma che dovrebbero attestarsi “almeno al 34%, ma…in alcuni settori, la quota sarà superiore ad esempio sui deficit infrastrutturali, dove noi abbiamo una necessità di colmare un divario…”.

Un “noi” decisamente poco opportuno oltre la mera anagrafica ed un’indifferenza con cui sbandierare quel dannato mantra del 34% come fatto acquisito e grande obiettivo raggiunto quando l’onesta applicazione delle direttive UE imporrebbero l’attribuzione al Sud del 70%.
Neanche a ventiquattro ore dall’aver pronunciato queste parole, si assiste alla pubblicazione di una bozza governativa che riporta menzogne senza ritegno su infrastrutture che, ove mai dovessero essere realizzate senza prima saccheggiare i fondi del Sud, sarebbero concretamente tutt’altro rispetto a quel che viene riportato nella bozza perché i criteri che si intenderebbe adottare le renderebbero irrealizzabili o del tutto inutili perché non inserite in un contesto di globalità, omogenia e continuità con il territorio nazionale. Un esempio?

La cosiddetta alta velocità Palermo/Catania/Messina non si potrà realizzare se non dismettendo l’intera rete ferroviaria attuale sostituendola ex novo con quella che l’alta velocità richiede per peculiarità costruttive e materiali. Nella fattispecie si tratterà di un contentino, il “potenziamento” della rete attuale per aumentare un po’ l’attuale velocità di percorrenza che è roba da anni ’80; inoltre sarebbero previste ben due fermate a Caltanissetta ed Enna (città di Cancelleri e Provenzano che distano una decina di chilometri!).
Premesso questo, cosa se ne fa la Sicilia di un treno NON AV, con fermate intermedie che ne vanifichino l’utilità, che corre, corre, corre, si ferma a Messina e poi si devono aspettare ore per oltrepassare tre chilometri di Stretto per proseguire?
Quel “proseguire” rappresenta esattamente quel che realmente è necessario!

E ancora: Cosa se ne fanno di un’ipotetica autostrada nuova (quando mai fosse realizzata in futuro) per collegare il polo agroalimentare di Ragusa/Siracusa/Catania quando i TIR aspettano ore per imbarcarsi, ma hanno i minuti contati per raggiungere i mercati del nord Italia e del nord Europa e quelle ore a guardare la Calabria sono preziose come oro?

Di tutto questo e della necessità di colmare il divario, nulla di nulla, come quel “noi” abusato.
Le ultime parole del “Ministro per Parlare al Sud e delle Ultime Parole Famose” con espressione da far quasi pensare che ci creda davvero.
Ci sarebbe da chiedersi se sia al corrente del “gioco del grandi” o se gli abbiano dato un copione da rispettare anche a costo di magre figure colossali in cambio di qualche garanzia da parte della sua segreteria di partito.

PERCENTUALE RECOVERY FUND AL SUD; RIDUZIONE DIVARIO NORD/SUD; NECESSITÀ INFRASTRUTTURE PER RIUNIRE SICILIA A ITALIA. PROVENZANO: NON PERVENUTO

*Alfredo Falletti
Dopo la pubblicazione della bozza governativa del RF, ci si rende conto della “competenza per le Ultime Parole Famose” del loquacissimo Ministro “per Parlare del Sud” che, in ordine alle risorse da destinare al Sud, afferma che dovrebbero attestarsi “almeno al 34%, ma…in alcuni settori, la quota sarà superiore ad esempio sui deficit infrastrutturali, dove noi abbiamo una necessità di colmare un divario…”.

Un “noi” decisamente poco opportuno oltre la mera anagrafica ed un’indifferenza con cui sbandierare quel dannato mantra del 34% come fatto acquisito e grande obiettivo raggiunto quando l’onesta applicazione delle direttive UE imporrebbero l’attribuzione al Sud del 70%.
Neanche a ventiquattro ore dall’aver pronunciato queste parole, si assiste alla pubblicazione di una bozza governativa che riporta menzogne senza ritegno su infrastrutture che, ove mai dovessero essere realizzate senza prima saccheggiare i fondi del Sud, sarebbero concretamente tutt’altro rispetto a quel che viene riportato nella bozza perché i criteri che si intenderebbe adottare le renderebbero irrealizzabili o del tutto inutili perché non inserite in un contesto di globalità, omogenia e continuità con il territorio nazionale. Un esempio?

La cosiddetta alta velocità Palermo/Catania/Messina non si potrà realizzare se non dismettendo l’intera rete ferroviaria attuale sostituendola ex novo con quella che l’alta velocità richiede per peculiarità costruttive e materiali. Nella fattispecie si tratterà di un contentino, il “potenziamento” della rete attuale per aumentare un po’ l’attuale velocità di percorrenza che è roba da anni ’80; inoltre sarebbero previste ben due fermate a Caltanissetta ed Enna (città di Cancelleri e Provenzano che distano una decina di chilometri!).
Premesso questo, cosa se ne fa la Sicilia di un treno NON AV, con fermate intermedie che ne vanifichino l’utilità, che corre, corre, corre, si ferma a Messina e poi si devono aspettare ore per oltrepassare tre chilometri di Stretto per proseguire?
Quel “proseguire” rappresenta esattamente quel che realmente è necessario!

E ancora: Cosa se ne fanno di un’ipotetica autostrada nuova (quando mai fosse realizzata in futuro) per collegare il polo agroalimentare di Ragusa/Siracusa/Catania quando i TIR aspettano ore per imbarcarsi, ma hanno i minuti contati per raggiungere i mercati del nord Italia e del nord Europa e quelle ore a guardare la Calabria sono preziose come oro?

Di tutto questo e della necessità di colmare il divario, nulla di nulla, come quel “noi” abusato.
Le ultime parole del “Ministro per Parlare al Sud e delle Ultime Parole Famose” con espressione da far quasi pensare che ci creda davvero.
Ci sarebbe da chiedersi se sia al corrente del “gioco del grandi” o se gli abbiano dato un copione da rispettare anche a costo di magre figure colossali in cambio di qualche garanzia da parte della sua segreteria di partito. Gli articoli in foto sono acquistabili nella sezione “shop” di questo sito, sul marketplace della pagina Facebook “Francesco Tondo” e nei punti fisici di Piemme agenzia via San Gennaro Napoli e Fulvio Mazzarella, nei pressi della stazione di Napoli.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA




Bici artigianali ed evolute

UN BELLISSIMO PROGETTO TUTTO CALABRESE

➡ Insieme per un ambizioso progetto: valorizzare e riscoprire il legno di Castagno d’Aspromonte, quale elemento di pregio utile per la realizzazione di strumenti di altissima tecnologia ⬇
🚴 Nasce da una collaborazione istituzionale tra l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ed il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, la prima bicicletta da corsa realizzata in legno di castagno d’Aspromonte.
La sinergia, finalizzata allo sviluppo di�attività comuni di studio e di ricerca scientifica volte a valorizzare le straordinarie peculiarità forestali ed ambientali dell’Aspromonte, ha condotto ad un percorso comune di straordinaria innovazione: La bici da corsa è stata infatti pensata con un telaio interamente costruito in legno di castagno aspromontano, in sezioni tubolari, assemblata e appositamente realizzata dalla Naturans Bike.
Impressi sul telaio della bicicletta i due loghi delle istituzioni protagoniste del progetto, in evidenza la dicitura “Castagno d’Aspromonte” e il colibrì “Sergio”, in memoria del dott. Sergio Tralongo, Direttore del Parco, prematuramente scomparso lo scorso anno.
Lo studio, frutto di una straordinaria sinergia Istituzionale, ha dimostrato che partendo da legname selezionato con grande cura in una area di elezione Aspromontana, passando attraverso un’accurata trasformazione eseguita in Calabria ed un’abile lavorazione si è potuto ottenere un prodotto finale non solo bello ed identificativo di un territorio incantevole, ma anche tecnologicamente evoluto.

Realizzato il primo modello, l’obiettivo è quello di replicarlo con l’apporto di artigiani e imprenditori dell’Aspromonte, aprendo nuovi possibili scenari produttivi ed imprenditoriali, con la possibilità di adattarlo alla realizzazione di mountain bike e di e-bike, veicolando il chiaro messaggio che con il legno di castagno è possibile produrre strumenti di altissima tecnologia.
⏩ “La nuova sfida – ha dichiarato il Presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Leo Autelitano – è quella di coinvolgere giovani artigiani e imprese del territorio aspromontano per la realizzazione di biciclette con il legno di castagno, ma non solo, coniugando le opportunità di crescita economica e sviluppo sostenibile a quelle di valorizzazione di elementi caratteristici e identitari. Il Castagno è un legno dai molteplici utilizzi, storicamente, ha sempre conseguito risultati efficaci in molti ambiti, dall’artigianato all’edilizia. E’ una specie forestale caratterizzante i boschi Aspromontani, versatile, esteticamente piacevole sostenibile e disponibile, il cui impiego è da riscoprire attraverso la mano sapiente degli artigiani e di giovani volonterosi aperti a nuove opportunità occupazionali. Alcuni di questi fattori – ha concluso il Presidente Leo Autelitano – si sono rilevati decisivi per il buon esito di questo progetto”.

“Questa bici– ha spiegato il Direttore del Dipartimento di AGRARIA dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Giuseppe Zimbalatti – testimonia, assieme alla straordinaria ricchezza del patrimonio forestale Calabrese, tutta la qualità del legno dell’Aspromonte, di castagno in particolare. I suoi molteplici pregi sono stati decisivi nella scelta di impiegarlo nella realizzazione di una bici da corsa che deve possedere caratteristiche agonistiche, quindi estreme. Il legno di castagno dell’Aspromonte, ha dimostrato di possedere spiccate caratteristiche fisico- meccaniche, ben coniugate a doti di leggerezza e resistenza. La crescita di un territorio, nel caso specifico quello dell’Aspromonte, in termini di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio forestale, ambientale, storico e culturale, passa anche attraverso attività scientifiche di questo tipo che, oltre a conferire ulteriore dignità e visibilità, aprono a nuovi possibili scenari produttivi ed imprenditoriali” ha concluso il Direttore Giuseppe Zimbalatti”.

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Dipartimento Agraria – Università Mediterranea Reggio di Calabria