Conte getta la maschera

ALLA FINE ANCHE GIUSEPPE CONTE SFODERA LA TEORIA DELLA LOCOMOTIVA DEL NORD ACCOLTELLANDO ALLE SPALLE IL FUTURO DEL SUD E DELL’ITALIA

di Massimo Mastruzzo*
Bankitalia nel suo ultimo rapporto conferma che l’Italia per crescere deve ridurre il divario tra nord e sud; Unione europea, Svimez, Eurispes, avevano già sottolineato l’imprescindibilità di dover ridurre la disomogeneità territoriale come prerogativa per la crescita nazionale.
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Giuseppe Conte, con buona pace, degli indicatori economici e soprattutto di quella percentuale di voti raccolti nel marzo 2018, grazie, a quanto pare, agli ingenui elettori meridionali, che ha permesso al M5S di diventare, inconcludentemente, la prima forza politica del paese, dichiara: “siamo stati schiacciati dall’immagine di una forza politica prevalentemente concentrata a recuperare il divario che il meridione soffre rispetto all’Italia. Se queste sono le letture predominanti vuol dire che il M5s ha commesso degli errori. Con il nuovo corso porremo rimedio”
E sti cazzi, sarebbe la spontanea risposta non politically correct più opportuna.

Il meccanismo descritto da Conte, che riprende l’abusato refrain della “locomotiva del Paese deve ripartire più forte di prima trainando così tutto il paese e rendendo possibile lo sviluppo del Sud” purtroppo non corrisponde affatto alla realtà, semplicemente perché se il Nord riparte (cosa che fortunatamente ha già fatto e rifatto) non traina, ed è evidente dallo stato dei fatti, tutto il Paese e ancor di più non determina certamente lo sviluppo del Sud. Tuttalpiù è molto probabile che la forbice della disomogeneità economia tra il nord e il sud si allarghi ulteriormente.

Il neo presidente del M5S ha dimenticato troppo in fretta che dei 210 Mld€ del Recovery Plan destinati all’Italia, 140 sono maturati proprio per quei criteri di ripartizione che hanno visto il sud Italia primeggiare tra gli altri stati membri per le condizioni di ritardo di sviluppo economico, con l’obiettivo dichiarato, proprio dai regolamenti UE, di ripianare il divario rilanciando l’economia del Sud.

Nel libro ” L’economia reale del Mezzogiorno ” gli economisti Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis, smontano l’idea autolesionista che l’Italia possa fare ancora a meno del sud. I due economisti sostengono incece che se l’Italia scommettesse sullo sviluppo industriale del sud nel giro di pochi anni diventerebbe economicamente più forte della Francia e della Germania, arrivando addirittura ad essere il primo in Europa con il sud sviluppato ai livelli di alcune aree del nord. Sostanzialmente far crescere il sud sarebbe un affare per l’Italia intera.

Che Milano e il Nord crescano è ovviamente auspicabile, ci mancherebbe. Ritenere però che la sua crescita sia in grado di trainare l’intero paese e ancor più di fare sviluppare il Sud, è di una banalità comunicativa sconcertante, primo perché questo concetto è già stato svenduto da tutte le realtà politiche fin dal dopoguerra, secondo perché un qualsiasi economista riesce facilmente a sostenere la banale tesi che è la crescita delle aree deboli la vera locomotiva in una economia integrata: l’economia tedesca va molto meglio se Italia e Spagna ripartono.

Il sud ha conferito al M5S il 33% delle preferenze, quel 33% di cittadini italiani si aspettavano invano che il beneficiario della loro fiducia, si spendesse quotidianamente per far rispettare quantomeno l’articolo 3 della Costituzione italiana, per tutta risposta, invece delle scuse per quanto ancora non fatto, devono assistere al mea culpa del M5S nei confronti dei loro connazionali “più fortunati”. Il futuro ci dirà se questa nuovo posizionamento nella strategia comunicativa del M5S sarà vincente, il presente ci sta già mostrando chi ha perso: il primo assegno europeo del Recovery, solo per fare un esempio, (missione 3, infrastrutture) vede assegnati 930 milioni per la tratta Liguria-Alpi; 493 per la Brescia-Verona-Padova; 110 milioni per la Napoli-Bari; 47 milioni per la Palermo-Catania; 20 per la Salerno-Reggio Calabria.

Come M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale chiediamo :

• Avvio immediato delle opere pubbliche infrastrutturali necessarie ad iniziare il percorso di maggior coesione sociale già indicato UE dalla. Nulla di più, nulla di meno di quanto già previsto dall’articolo 3 della Costituzione;

• Visto che la disomogeneità territoriale presente in Italia è talmente ampia da non avere eguali nella UE, ed in virtù di questa la Commissione europea ha destinato proprio all’Italia la somma maggiore del Recovery Fund, l’avvio delle opere pubbliche, oltre agli investimenti ordinari, dovrà prevedere la definizione di un Fondo – Fondo per il Riequilibrio – destinato alla riduzione del GAP infrastrutturale fino al raggiungimento dell’equilibrio nazionale: Per ogni opera pubblica realizzata in Italia una quota pari ad una percentuale del suo costo di realizzazione e dei ricavi provenienti dal suo utilizzo deve essere destinata al Fondo per il Riequilibrio.

*Direttivo nazionale M24A-ET
Movimento per l’Equità Territoriale




I separatismi e i loro rimedi, nel mondo

Nel sistema “mondo” odierno vi sono innumerevoli fermenti separatistici da parte di nazioni di “oppressori” e di “oppressi”. Da definire oppressori come minoranze di popolazioni che dispongono di maggiori infrastrutture e denaro, oppressi sono invece parti o minoranze anche cospicue numericamente, della stessa nazionalità dei siddetti “oppressori”. Mentre è celebre il caso del meridione italiano, zona più povera d’Europa in antitesi con il settentrione italiano, che invece risulta la più ricca in Europa, vi sono in America californiani e texani che lavorano ad una dipartita dai propri connazionali settentrionali, i quali a differenza dell’Italia sono molto più ricchi degli omologhi appunto, installati al nord. Poi i baschi ed i fiamminghi nel Belgio non fanno che sommarsi alla lunga lista mondiale che include i barcellonesi che vogliono la cesura dal resto della Spagna.

Diventa ora paradossale, alla luce dei numeri economici che fanno della Germania la nazione più sviluppata in Europa, a sua volta continente più ricco al mondo, che vi siano i tedeschi dell’est che hanno subito un trattamento analogo ma meno feroce, degli italiani del meridione, da parte dei tedeschi dell’ovest. E nonostante gli investimenti fatti dalla Germania occidentale in favore di quella un tempo separata dal muro di Berlino, siano numerose volte maggiori degli aiuti del nord al sud Italia, sono sorti comitati che reclamano il benessere maggiore dell’epoca veterocomunista, che vedeva la Germania dell’est di fatto annessa all’ecosistema russo.

Sul piano manageriale dunque, cosa va attuato al fine di porre fattivamente rimedio a questo sistema mondo oligopolista che vuole l’omogeneizzazione verso un degrado capitalistico che vede super ricchi e super poveri all’interno di una stessa realtà nazionale? La Silycon Valley patria della plutocrazia informatica vuole separarsi dall’America settentrionale e provinciale oberata di violenza, ignoranza e bigottismo? L’Italia settentrionale vuole fuggire dal paese italico con il malloppo dei soldi drenati al sud dall’unità italiana col sacco bancario e con il seguente racket malavitoso che vi investe, al nord? Si proceda pure, come per la Germania ovest che ha annesso le fabbriche della Germania est e pagando la desolata popolazione tedesca orientale quanto i paesi satelliti della Russia? Si faccia dopo il pagamento cash o in dilazioni decennali, di tutti i danni economici da annessione. In Italia i danni perpetrati dal nord verso il sud ammontano a trecentosessanta miliardi di euro, che farebbero trentasei miliardi annui per dieci anni, i quali restituirebbero lo sviluppo bandito da centocinquant’anni dall’unità d’Italia. Infine dare autonomia monetaria svincolata dallo strapotere centralizzato alle realtà statali vessate dalla depredazione economica e mineraria di parte più sviluppate del loro stesso Stato, sarebbe salvifico per l’economia mondiale. Allorché sciiti e sunniti afgani alla stregua di indiani del bangladesh confermano il principio di diseguaglianza fra abitanti della stessa nazione, suddividere gli stati mondiali con il pagamento dei danni e l’autonomia monetaria, darebbe linfa vitale all’economia mondiale, in antitesi all’omogeneizzazione oligopolistica, che ha negato il principio di divisione del rischio, in caso di refuso, per scongiurare una rovina irreparabile. Cravatta artigianale Ornella Castaldi, 100%100 italiana, chiusura con gancio e nodo fisso; 40€ su shop di francescopaolotondo.com e marketplace della pagina Facebook Francesco Tondo.




Mistificazioni sulla Calabria e le mosse farsa del governo

BOCCIA LAQUALUNQUE VA IN CALABRIA E DICE: «NULLA CAMBIERÀ!». LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DOPO LA CONFERENZA STATO-REGIONI SONO DEGNE DELLA PRIMA REPUBBLICA.

di Antonio Picariello*
Udite, udite: il governo è vicino alla Calabria. Ci sono volute un’alluvione e la scoperta di incapaci da 10 anni alla guida della sanità calabrese per far staccare il ministro Boccia dalla sua poltrona, sulla quale sarebbe rimasto molto volentieri. Esponenti della prima repubblica non avrebbero fatto meglio. Ci si ricorda degli ultimi solo quando si arriva al peggio e, nel caso specifico, il peggio sarebbe stato non racimolare un solo voto alle prossime regionali in Calabria. E allora Boccia ha osato, organizzando addirittura la conferenza stato regioni a Catanzaro. Dare un segnale forte: veniamo ad ingannarvi a casa vostra perché su queste tematiche state pur sicuri, per dirla con Boccia, che il governo c’è.

Il governo c’è sull’emergenza sanitaria alla quale esso stesso ha contribuito attraverso 10 anni di commissariamento, malaffare e fatture milionarie pagate due o tre volte. Il governo c’è se si tratta di organizzare l’esodo sanitario verso nord, ma non c’è quando il nord presenta il conto da pagare ai calabresi; c’è se occorre inviare forze armate, forze dell’ordine e volontari, ma non c’è se occorre definire il riequilibrio nazionale dei fondi per la sanità, i LEP e dare un calcio nei fondelli a chi si sente in diritto di predicare l’autonomia differenziata solo perché ha fatto un referendum consultivo. Il governo c’è se si tratta di dichiarare che la Calabria merita una sanità più forte, ma resta drammaticamente assente se si tratta di rafforzare le strutture che sono state ridimensionate o riaprire quelle chiuse e in disuso; c’è se bisogna stanziare un miliardo di euro per il porto di Genova o per risarcire i danni di Venezia, ma mostra le tasche vuote se si tratta di aiutare Crotone o di cacciare un euro per Gioia Tauro (e neanche quello!).

Insomma il governo c’è, ma se si tratta di Calabria e più in generale di Sud, allora è sempre impegnato da un’altra parte. E se l’Europa, come il ministro afferma, ha preso atto che i diritti universali come salute e scuola non potranno mai più essere compromessi da vincoli di bilancio, l’unico a non averne preso atto resta ancora Boccia (e i suoi colleghi).
La Calabria e tutto il Sud sono le vittime sacrificate sull’altare del ridimensionamento di un bilancio (che si chiama spesa storica) sempre più sbilanciato a nord il cui malaffare passa in sordina sotto il naso dei premier di turno abituati a sorvolare sulle travi di scandali e ruberie lombarde e ad essere intransigenti con le pagliuzze calabresi in nome della legalità! Scandali e ruberie nel Sud derubato, efficienza e virtuosità nel nord ladro.

Boccia è venuto a chiedere l’aiuto dei calabresi per vigilare, per stare accanto alla magistratura e alle forze dell’ordine, al fine di poter intervenire, sostenere e aiutare la Calabria perbene. Ma il ministro è cosciente della sfiducia e della rabbiosa rassegnazione dei calabresi nei confronti di uno stato italiano che non è in grado di garantire i suoi funzionari sul territorio e chiede di farlo ai contribuenti che lo pagano per quello? Fin dove arriva il paradosso?

Fino a Crotone, dove, osservando i danni dell’alluvione, Boccia ha esaltato lo spirito collaborativo delle protezioni civili di Calabria, Puglia, Campania e Basilicata che hanno fatto un lavoro eccezionale. Certo “Anche questa è l’Italia” signor ministro, ma quella del Sud dove abbiamo accolto pazienti da Bergamo mentre il Veneto rifiutava i lombardi! E questo spirito verrà definitivamente affossato dalla sua legge quadro! Non basta convocare per la prima volta una conferenza stato-regioni in Calabria per dimostrare la presenza di uno stato assente. Ma per lei Parigi val bene una messa!
*M24A ET – Campania

https://catanzaro.gazzettadelsud.it/video/politica/2020/11/23/conferenza-stato-regioni-in-calabria-boccia-il-governo-ce-i-cittadini-stiano-con-i-magistrati-97a0b3f1-8bae-46b1-b9c4-c05bd40e489c/




Sprechi del Nord e accuse al sud

IL PARTITO UNICO DEL NORD ALL’ATTACCO CONTRO IL SUD, ORA CON STEFANO FELTRI, DIRETTORE DEL NUOVO GIORNALE DI DE BENEDETTI “DOMANI”

di Raffaele Vescera*
Che il fronte antimeridionale coinvolgesse una fetta larghissima di rappresentati del sistema mediatico italiano, non è una novità. Ultimo ma non ultimo arrivato è Stefano Feltri, già vicedirettore del Fatto Quotidiano e ora direttore del nuovo giornale di Carlo De Benedetti “Domani”. Un domani negato al Sud, condannato da questi e altri a vivere nel passato di una rete ferroviaria a bassa o nulla velocità, pari a quella stradale, portuale e aeroportuale.

Secondo l’ineffabile Stefano Feltri, omonimo dell’infeltrito leghista Vittorio, ma non figlio se non nelle banali opinioni che, seppure non leghista, sciorina contro il Sud, le opere pubbliche al Sud non vanno fatte perché non ci sarebbe un vantaggio “costi benefici” e perché comunque le regioni meridionali a suo avviso “non potrebbero crescere”. Dunque il Feltri junior sostiene che non vanno fatte le linee ad Alta velocità, indispensabili alla crescita del Sud, Napoli –Reggio-Calabria- Messina- Palermo sulla dorsale tirrenica e Bologna- Lecce-Taranto su quella adriatica. Senza dire della Napoli – Bari, dove si viaggia come un secolo fa.

Poche parole per liquidarlo. Gli investimenti pubblici sono comunque rivolti a garantire parità di diritti a tutti i cittadini, diritto alla mobilità, alla salute, al lavoro e alla dignità, dimezzati al Sud. Secondo uno studio noto, i territori attraversati dall’alta velocità ferroviaria hanno una crescita dell’8% del Pil. Crescita garantita al Nord e negata al Sud dall’assenza, nel 2020, di una rete di trasporti degna di questo nome. Dunque la crescita ci sarebbe, eccome.

In quanto allo spreco che secondo Stefano Feltri rappresenterebbero gli investimenti in opere pubbliche al Sud, gli ricordiamo che l’Alta Velocità ferroviaria tra Milano e la sua Torino, progettata per veicolare 200 treni al giorno, ne vede correre dieci volte di meno. Ancora gli ricordiamo che, tra le due città del Nord campione di corruzione, è costata 67 milioni di Euro a Km, a fronte dei 10 milioni spesi nella vicina Francia per la stessa opera. In più, al giovane Feltri, nomen omen, ricordiamo i 12 miliardi di euro previsti per il tunnel AV in Val di Susa dove agiscono già 4 linee ferroviarie sottoutilizzate, e i 6 miliardi per il terzo valico AV Milano-Genova, appunto il terzo, poiché due ci sono già. Una nuova linea che farebbe guadagnare 15 minuti di percorrenza, quando per fare Bari-Reggio Calabria, 450 km, occorrono 12 ore. Senza dire di che succede in Basilicata a zero treni, in Calabria e Sicilia Trapani Siracusa 14 ore per fare 350 km.
E che dire dello spreco del Mose di Venezia altri 5 e rotti miliardi, e quello dell’autostrada Be-Bre-Mi, della pedemontana veneta e mille altri scandali made in Nord?

Ma che glielo diciamo a fare al partito degli affari del Nord, Franza o Spagna purché si magna.
*direttivo nazionale M24A-ET




Napoli Milano e Italia unite per uno scopo

FACITE AMMUINA.

di Antonio Picariello*
Il falso storico trova finalmente posto nella storia. Da Napoli a Milano, da Torino a Trieste è ammuina.
Ma c’è ammuina e ammuina, dipende da chi lo fa, da chi lo racconta, ma soprattutto dall’uso che se ne vuole fare nel veicolarlo alla gente.
A Napoli, infatti, c’era la camorra in piazza; poi però insorge Milano e le cose sono due: o i camorristi hanno preso un charter oppure, più verosimilmente, la camorra non c’appizza niente.
Le frange estremiste? Certamente, magari insieme alle tifoserie violente hanno preso la palla al balzo per dare sfogo ai loro più bassi istinti. Guerriglia urbana, scontri con le forze dell’ordine, vetrine infrante un po’ in tutta Italia. Questo passa, questo fa notizia, questo spaventa la gente comune.
Una domanda: dove sono finite le persone che hanno manifestato pacificamente? Perché a piazza del Plebiscito, ad esempio, le dirette Facebook riprendevano solo la parte della folla che ululava cori da stadio e non coloro che parlando pacificamente ai megafoni pretendevano a ragione vere garanzie a fronte delle limitazioni e delle chiusure? Dove sono finiti i commercianti, i ristoratori, i lavoratori dello sport? Probabile che dove gli scontri sono stati più violenti (Milano e Torino) si siano defilati per non rischiare la pelle, lasciando spazio agli esaltati del momento, mentre nel caso di Napoli…beh è ovvio, abbiamo una reputazione da difendere!
Questa una prima lettura della faccenda, ma ce n’è una seconda: tra le frange estremiste una distinzione è d’obbligo. Nelle loro fila c’è chi fa la pecora seguendo il gregge e chi invece il gregge lo guida con due disegni ben precisi, ma opposti tra loro: anarchia e regime. Il triste record politico raggiunto da questo governo nell’affrontare la pandemia è stato quello di unire i fronti opposti (anarchici ed estremisti) nell’intento di rovesciarlo. Il fine giustifica i mezzi e quale occasione più ghiotta dell’emergenza sociale per dimostrare l’assunto? Il governo non sa darvi soluzioni, il governo è inerme di fronte ai vostri bisogni, il governo vi sta derubando, il governo non riesce ad arginare la violenza e a proteggervi. È il messaggio che “qualcuno” ha deciso di veicolare attraverso gli ultimi eventi, “qualcuno” che ha l’ardire di chiedere elezioni anticipate in un momento così delicato. Con i contagi alle stelle dovremmo recarci ai seggi elettorali per cambiare timoniere, magari scegliendone uno che dall’agosto 2019 se ne va in giro per le città italiane ad elencare problemi e a non proporre soluzioni.
Poi ci sarebbero i negazionisti, ma quelli, per fortuna, agli occhi delle persone ragionevoli sono smentiti dalla realtà!
In tutto questo bailamme una sola cosa è certa: la sofferenza della società civile è ai massimi livelli ed è dovere di chi guida il paese mettere in atto misure concrete e tangibili a garanzia della tenuta sociale. Non è un nuovo esecutivo ciò di cui abbiamo bisogno, bensì che esso si affranchi dai velati ricatti centrifughi che costantemente subisce da soggetti terzi (Regioni, Confindustria, Finanza) e che lo allontanano anni luce dalla realtà quotidiana. La società civile è in confusione perché, al momento, lo è altrettanto chi la guida! La gente nelle piazze, infatti, non protesta per un cambio della guardia, quanto per un barlume di certezza.
*M24A ET – Campania




Corridoio Nord-Est-Sud cantierabile per la ripresa

M24A-ET, LOGISTICA E TRASPORTI… EPPUR SI MUOVONO, ANCHE LE 4 REGIONI ADRIATICHE

di Pasquale Cataneo*
Ieri la notizia di sottoscrizione del protocollo riguardante l’intesa tra le 4 regioni per la formale richiesta al Governo dell’estensione del Corridoio Baltico-Adriatico da Ancona (Marche) fino alla Puglia passando per Abruzzo e Molise.
Tale indirizzo é uno dei punti di analisi e di proposta del documento “Italia velocemente connessa” della CONFSAL e FAST, da me coordinato come responsabile dell’ufficio studi “Infrastrutture, Trasporti e Servizi”, presentato l’8 ottobre scorso a Roma al Governo ed ai rappresentanti istituzionali/aziendali presenti incluso il presidente del CNEL on. Tiziano Treu. Questa previsione era già inclusa nelle quattro parti, presentate nella scorsa primavera, del “Piano di sviluppo del Mezzogiorno e delle Aree Interne” del M24A-ET ed anche meglio declinata nella redigenda 5^ parte. Quanto richiesto ora anche dalle citate Regioni permetterà di avere, una volta realizzato, maggiore possibilità di far transitare, con positivi impatti, ambientali, occupazionali ed economici per lo sviluppo del Meridione ed del resto del Paese, merci e persone dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese e l’Europa e viceversa, soprattutto attraverso i porti del Sud e delle Isole, intercettando così i flussi marittimi della cd. Via della Seta. Oggi le merci, dopo aver attraversato il canale di Suez, transitano con le navi cariche nel Mediterraneo senza fermarsi. Le infrastrutture puntuali e di rete delle quattro regioni adriatiche diventeranno così parte rilevante del Corridoio Baltico-Adriatico della Rete TEN-T unitamente a quelle tirreniche per l’altro Corridoio Scandinavo-Mediterraneo.

Coincidenza o no, si sta andando nella direzione auspicata sia dal M24A-ET che dal più grande Sindacato autonomo. Ora, sulla scorta anche di quanto ribadito dal protocollo, necessita che il Governo presenti formale richiesta all’Unione Europea, entro la fine dell’anno, per l’inclusione dell’estensione nella prevista revisione per il 2021 della Rete TEN-T. Vediamo ora come si muoverà e cosa farà l’attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti (per il Nord) De Micheli. Noi sosterremo anche questo indirizzo condiviso come stiamo già sostenendo, senza se e senza ma, la realizzazione del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia con la migliore e celere soluzione cantierabile. Senza perdere più tempo prezioso, ciò era previsto dalla UE già nel 1996! Un mix di opere più grandi con quelle minori per rendere sempre più integrato, equo e sostenibile il sistema delle infrastrutture, dei trasporti e dei servizi in Italia ed in Europa. É un obiettivo fondamentale per il Mezzogiorno, per il resto del Paese e per l’Unione Europea per essere attori principali e non comparse, oggi e nel futuro, nello scenario euromediterraneo.

*Referente GdST Economia e Sviluppo e componente Direttivo nazionale M24A-ET




Whirpool chiude Napoli e il governo prende atto della sua cialtroneria

LE LAVANDAIE NAPOLETANE LA CAUSA DELLA CHIUSURA DI WHIRLPOOL.

di Antonio Picariello*
Pare che a Napoli le lavatrici non le compri più nessuno. Il bucato si fa a mano e sembra che molte lavandaie si rechino sul Garigliano e sul Volturno con grossi pezzi di sapone e stendano pantaloni e camicie il loco per poi, una volta asciutti, riportarsele a casa.
Pare anche che il fenomeno si stia diffondendo in tutto il Mezzogiorno. E fonti attendibili sostengono che sia proprio questo ritorno alle origini il vero motivo per il quale il 31 ottobre Whirlpool chiuderà i battenti a Napoli.
Eppure, le stesse fonti, sostengono che in quello stabilimento si producessero le migliori lavatrici top di gamma per il mercato Emea e che in Italia gli altri siti Whirlpool, si badi bene tutti rigorosamente a centro nord, siano poli di ricerca o di diversa produzione.
Già dal 2018 il MISE ha tentato di trattenere gli americani a Napoli e di convincere le lavandaie a fare il bucato a casa con le lavatrici. L’azienda aveva sbandierato ai quattro venti un piano di rilancio da 250 milioni che avrebbe interessato tutti gli stabilimenti italiani: Siena, Varese, Comunanza e, appunto, Napoli. Il governo da parte sua si era impegnato
ad accompagnare fino al 31 dicembre 2020 il nuovo piano industriale, con varie agevolazioni: cassa integrazione, taglio del costo del lavoro, fondo perduto, fondo per le crisi d’impresa, fiscalità di vantaggio e prestiti garantiti. Totale 100 milioni, perchè il massimo che si riesce a fare in questi casi, è “comprare” la volontà delle aziende, non certo studiare nuove alternative quali diversificazione della produzione o, in alternativa, impegnarsi come governo a trovare nuovi investitori. Così, di fronte a tanta “pubblica” benevolenza Whirlpool sembrava proprio aver cambiato idea; ma ecco che a luglio 2019 arrivano, segretamente, voci che le lavandaie polacche da Cracovia a Danzica, passando per Varsavia, fossero stanche di fare il bucato lungo la Vistola e che i loro mariti, per scongiurare il peggio, si fossero offerti in massa come manodopera a basso costo alla Whirpool polacca.
Così l’azienda, incassati i 100 milioni, ritira Napoli dall’accordo sostenendo che il mercato non è cambiato e comunica a Patuanelli, che ne prende semplicemente atto, la sua intenzione di trasferire la produzione in Polonia visto che le lavandaie napoletane, nel frattempo, non si erano del tutto persuase.
Ecco, io me la immagino così la vicenda, senza voler prendere in giro nessuno. Perchè se Patuanelli prende atto, Provenzano elenca i sovvenzionamenti pubblici elargiti, De Magistris blatera retorica di circostanza e infine i sindacati parlano di scontro sociale e si stracciano le vesti, qui gli unici presi in giro siamo noi e soprattutto gli operai napoletani con l’intero indotto. Resta solo un dubbio: se a dover chiudere fosse stata Varese, Patuanelli ne avrebbe preso atto?

*M24A ET – Campania

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/22/whirlpool-napoli-il-31-ottobre-si-chiude-il-ministro-patuanelli-prendiamo-atto-porvenzano-grave-e-inaccettabile/5975523/




Gli illeciti di Benetton, De Micheli e Autostrade oggi

Approfondimenti sulla sezione tabloid o blog di francescopaolotondo.com, anche in multilingua.
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NÉ TRASPARENZA NÈ SENSO DELLO STATO. RIFIUTO DELL’EQUITÀ E DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE. PALESE SENSO DI IMMUNITÀ: CHI È DAVVERO LA MINISTRA DE MICHELI?

*Alfredo Falletti
Non c’è più atto di questo Governo in cui, alla presenza della Ministra De Micheli, non si associ il dubbio sulla reale e concreta sua volontà di assolvere al mandato ministeriale che le sarebbe proprio e che dovrebbe essere rivolto alla nazione intera senza eccezione territoriale.
L’attività che svolge in via esclusiva in favore del nord sembrerebbe avere sempre più un indirizzo territoriale specifico dopo l’accordo con il Politecnico di Milano finalizzato a studi, ricerche e conferimento di fondi sempre in materia di infrastrutture al nord ed oggi apparentemente anche verso interessi più specifici dopo questo superficiale atto di disinteresse verso la tutela di chi abbia già subito per troppo tempo la condotta “spregiudicata” di Autostrade che ha gravato sulla collettività in modo indegno, lucrato in modo infame, senza fare le necessarie manutenzioni e questo è criminale.

Che facciano capolino interessi di gruppi italiani sull’affare Atlantia; che lo si stia gestendo come si potrebbe gestire un malato terminale con sciroppi e brodino di pollo lascia aperti troppi interrogativi tra i quali: “ma chi è davvero la Ministra De Micheli?”; “chi tiene le sue fila?”.
Ed ancora: il suo inqualificabile comportamento discriminatorio e antimeridionalista, in realtà, sarà semplice distacco per un territorio verso il quale non vi sia interesse da parte dei suoi “dante causa” interessati esclusivamente a infrastrutturizzare (si perdoni il neologismo) massicciamente il nord (a parte il suo personale interesse a coccolare il suo territorio elettorale)?
Del resto: questo Governo semplicemente se ne frega della questione “conflitto di interessi” e cerca di rottamare il principio costituzionale dell’equità quale valore universale e poi lo Zio Giulio aveva la sua idea in ordine al “pensar male”…

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/21/autostrade-m5s-la-de-micheli-chiarisca-in-parlamento-il-via-libera-al-piano-economico-che-da-ulteriori-vantaggi-ai-benetton/5975058/




Lep e federalismo fiscale: legalizzazione della poverta’ al sud

Sai cosa sono i #LEP?
No?
Molto male!

EI LEP sono i Livelli Essenziali delle Prestazioni.
Vuol dire che lo stato dovrebbe destinare la stessa spesa pubblica procapite in tutte le regioni d’Italia.
Per ogni cittadino ci dovrebbe quindi essere una X che viene destinata dalla ripartizione della spesa pubblica (e questa X dovrebbe essere uguale per tutti, in ogni parte d’Italia).
I LEP sono previsti per legge dal 2009, eppure non vengono applicati (tutto ciò a danno del Sud, che a causa di questa situazione perde 61 miliardi di euro ogni anno).
Anche prima al Sud arrivavano questi soldi in meno ogni anno, però avveniva “di nascosto”.

(SÌ LO SAPPIAMO, È UN PIPPOTTO TROPPO LUNGO… MA FIDATI, QUESTA VOLTA NE VALE LA PENA)

Vi starete chiedendo come sia possibile, vero?
Molto semplice.
Adesso vi spieghiamo la storia.
Nel 2009, quando i leghisti andarono al governo con Berlusconi, fecero passare questa legge (nota come legge Calderoli) sul federalismo fiscale.
I leghisti probabilmente erano convinti delle scemenze che dicevano, ovvero che il “Sud fannullone” derubasse il Nord, “Roma ladrona”, etc…
Scoprirono invece che non era così, anzi le regioni del Nord, nella redistribuzione, ricevevano molti più soldi procapite.
Nello specifico fu Giorgetti a scoprirlo, che dal 2013 al 2018 fu presidente della commissione per il Federalismo Fiscale.
Su sua richiesta, ricevette i dati sulla redistribuzione dei fondi dal ministero dell’Economia e alla fine insabbiò tutto (i dati fornitigli ufficialmente non risultano infatti agli atti).
Chiese anche di fare una seduta segreta come in antimafia, la cosa risulta dagli atti, dando come motivazione che “i dati sarebbero potuti essere scioccanti”.
E in effetti i dati erano scioccanti, aveva scoperto i meccanismi della spesa storica (cioè che ogni anno al Sud arrivano miliardi in meno per la spesa pubblica; la spesa storica praticamente prevede che siccome in passato si era speso arbitrariamente di più per alcune regioni e di meno per altre, si continua di anno in anno a fare così).
Grazie a questa spesa storica succede che comuni che hanno la stessa popolazione, ricevono fondi così tanto diversi per la spesa pubblica che d’acchito verrebbe da chiedersi se siano due comuni dello stesso Stato (magari si chiamano ambedue Reggio… soltanto che uno sta in Emilia-Romagna, una delle regioni che riceve in assoluto di più, e l’altro sta in Calabria, una delle regioni che riceve in assoluto di meno).
Ricordiamo poi che anche il PD ha fatto la sua parte. Nel governo Renzi non solo non hanno applicato i LEP, ma con Marattin hanno applicato le variabili Dummy (il famoso sistema degli zeri) che penalizzano ancora di più il Sud (che per la spesa sociale, in zone come la Calabria e la Campania, arriva a ricevere la metà rispetto al Nord).

(SÌ HAI RAGIONE… È LUNGO, MA ORA PARTONO GLI ESEMPI PRATICI PER CAPIRE GLI EFFETTI REALI DELLA TRUFFA)

PS per quelli che erroneamente pensano che i PIL regionali giustifichino tutto ciò, rispondiamo che il PIL regionale è una cosa che esiste come esiste la linea dell’Equatore (cioè vogliamo dire che è un indicatore astratto).
I cittadini pagano le tasse allo Stato e non alle regioni o ai comuni (se non per una parte effimera)… e lo Stato, per legge, dovrebbe ridistribuire i fondi in modo equo procapite.
Per fare un esempio, Berlusconi risiede ad Arcore. È il più grande contribuente italiano, ha versato diversi miliardi in tasse negli anni.
Questo vuol dire che Arcore ha un PIL più alto degli altri comuni limitrofi di Monza Brianza e che quindi i cittadini di Arcore producono più degli altri?
I cittadini di Arcore sarebbero più virtuosi?
No, semplicemente Berlusconi risiede lì e incrementa in modo determinante questo “insieme immaginario” del PIL di Arcore.
Il fatto che in una regione ci siano cittadini più facoltosi non può in nessun modo giustificare che si abbia una spesa pubblica più alta in quella regione. Sarebbe come dire che lo Stato dovrebbe spendere di più per i più ricchi e di meno per i più poveri (semmai dovrebbe essere il contrario), cioè sarebbe come dire che i cittadini non sarebbero tutti uguali di fronte alla Legge (e di fatto ad oggi è così purtroppo).
Bisogna poi considerare come e perché alcune regioni negli anni siano diventate così tanto più ricche.
Per decenni con i soldi di tutta Italia sono state costruite infrastrutture unicamente al Nord; cosa che ha ovviamente consentito un grande sviluppo e un notevole indotto economico in quelle regioni.
Per fare un esempio molto semplice, basti pensare che in Lombardia ci sono più linee ferroviarie e treni che in otto regioni, che sommate fanno il 41% del territorio; parliamo di: Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna tutte insieme.
Insomma questo ha comportato la logica conseguenza che per fare impresa bisognasse essere residenti al Nord (spesso grossi imprenditori sono anche meridionali che per avere successo sono costretti a spostarsi al Nord, dove ci sono le infrastrutture necessarie allo sviluppo della propria azienda).
In tutto questo però non c’entrano le amministrazioni locali (poiché questo genere di infrastrutture che abbondano al Nord sono state costruite dallo Stato; quello stesso Stato che non le ha costruite al Sud).
Gli amministratori delle regioni del Nord, con grande faccia di bronzo, sostengono di essere più bravi e che nelle altre regioni non si raggiungano gli stessi risultati perché sarebbero meno bravi o virtuosi.
In realtà nel 2019 ad esempio la Puglia è stata la regione più virtuosa d’Italia per la gestione della spesa pubblica (la Campania si è piazzata al quinto posto). Praticamente, in proporzione ai propri fondi, la Puglia ha speso meglio, con buona pace di Zaia.

(FORZA DAI, SEI QUASI ALLA FINE… UN ULTIMO SFORZO E SAPRAI TUTTA LA VERITÀ DA I LEP Zeppelin)

La domanda da porsi una volta ottenute queste informazioni è: cosa avverrebbe con le autonomie differenziate senza prima aver stabilito i LEP?
Si legalizzerebbe definitivamente questo furto ai danni del Sud.
Prendere atto che alcune regioni ricevono di più e “quindi” stabilire per legge che debbano ricevere quei fondi, è un po’ come dire che poiché statisticamente ad oggi gli uomini guadagnano di più delle donne, allora dovrebbero guadagnare di più per legge.
Sappiamo che, nel settore privato, a parità di mansione le donne guadagnano meno degli uomini.
Ciò avviene perché le donne sono meno brave?
Ovviamente no.
Ciò avviene perché viviamo in una società con un forte retaggio maschilista, che ha delineato questo sistema.
È chiaro che, in un sistema del genere, tendenzialmente saranno gli uomini ad avere posizioni di rilievo e questo li porterà a fatturare di più.
Sarebbe giusto dire che visto che fino ad oggi le donne hanno guadagnato di meno, allora debbano guadagnare di meno per legge?
Fondamentalmente con la spesa storica avviene questo. Si stabilisce che il Sud debba ricevere di meno perché è sempre stato così.
Questo comporta che ogni anno il gap aumenti.
È ora di cambiare le cose.
Voi che dite?
“Follia è fare sempre le stesse cose e sperare che la situazione cambi” (Albert Einstein)!
Se fino ad ora avete votato centrodestra e centrosinistra con lo stesso risultato per il Sud, forse è ora di cambiare.
Vota un partito del Sud e per il Sud.

Segue un video che spiega la realtà con dei disegnini per bambini:

Segue una bellissima inchiesta di Report a riguardo, con le interviste ai protagonisti di questa vicenda (incluso Giorgetti che scappa via quando provano a intervistarlo):

Il federalismo fiscale e il sistema di distribuzione delle risorse ai comuni

(DI’ LA VERITÀ, ORA CHE SAI TUTTO NON SEI FELICE DI AVER LETTO FINO ALLA FINE?)




Terzo valico e disastro al sud

MILIARDI AL NORD PER INFRASTRUTTURE INUTILI ANCORA IN COSTRUZIONE DOPO OLTRE UN SECOLO. AL SUD NIENTE PER INFRASTRUTTURE INDISPENSABILI.

*Alfredo Falletti
Riepilogare i dati di questa infrastruttura dice tutto sulla pervicacia di certa politica nord centrica nel realizzare tutto il possibile anche se di risibile rilevanza a discapito di strutture vitali al Sud: 54 km di percorso di cui ben 37 in galleria per un’opera dal costo di quasi 7miliardi (sempreché varianti e modifiche non ne facciano levitare la spesa) che nei programmi dovrebbe essere terminata tra quattro anni, ma sarà già un buon risultato se lo sarà tra otto o dieci, ed omettendo di dire che il primo progetto risale ad oltre un secolo addietro e già era denominato “Terzo” perché già nel 1903, anno della sua presentazione doveva essere la terza ferrovia che bucava il Passo dei Giovi, una linea “direttissima” per Genova.

Insomma dal 2024 (ma molto più probabile almeno dal 2030) col Terzo valico, che la Ministra Contro il Sud e per le Infrastrutture Solo al Nord (MiCoSud) Paola De Micheli ha chiamato “metropolitana del nordovest”, Genova si collegherà con Milano in un’ora: 120 km in un’ora mentre oggi il tragitto si compie in un’ora e mezza…
Recuperare trenta minuti al costo di sette miliardi e decenni su decenni di lavori sarà forse un eccellenza perseguita senza tregua, ma sarebbe corretto considerare a mo’ di esempio, che Palermo dista da Trapani per ferrovia meno di 80 km e per arrivarci sono necessarie da quattro ore e mezza a quasi cinque, se non ci sono ritardi ed intoppi, facendo almeno un cambio (Fonte Trenitalia; vedere foto comparative).
La suddetta Ministra ha ricevuto da tutto il Sud centinaia di proteste e oltre un migliaio di messaggi di fuoco (che ha fatto prontamente censurare, ma in tanti hanno fatto lo screenshot di tutti quei messaggi che prima o poi verranno di nuovo fuori…).

Negare la vocazione razzista, discriminatoria, iniqua della Ministra e del suo partito “Piddilega” significa negare il sole a mezzogiorno, ma quello, almeno quello, al mezzogiorno non potranno rapinarlo.

Ma attenzione perché il Sud sta recuperando la sua memoria; si sta riappropriando della sua dignità e si ricorderà di chi poteva fare e non ha fatto quando verrà a blaterare false promesse, biascicare infami menzogne e questuare voti. Il Sud se ne ricorderà; si ricorderà di ciascuno, uno per uno.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

https://nuovavenezia.gelocal.it/green-and-blue/2020/10/19/news/terzo_valico_storia_della_ferrovia_nata_interrotta-270808672/