Il declino del Veneto

FINE MIRACOLO A NORD-EST: IL MODELLO VENETO NON C’È PIÙ
C’era una volta il “modello Veneto”. Tanti tamponi, laboratori all’avanguardia, reagenti fatti in casa, caccia agli asintomatici. Quello che ha permesso al Nord-est di cavalcare la prima ondata, e ha fatto assurgere il leghista Luca Zaia al ruolo di governatore illuminato che ascolta gli scienziati. Ieri il Veneto ha registrato 774 nuovi casi, e nei giorni scorsi tra i 600 e i 700, su una popolazione che è meno della metà di quella lombarda. Come in altre regioni italiane, gli isolamenti dei contatti dei nuovi positivi sono crollati: per ogni infetto si riesce a rintracciare un solo contatto, ma per circoscrivere l’epidemia ne occorrerebbero almeno 1015. Persino il numero di tamponi è cresciuto di poco rispetto alla prima fase della pandemia, sfiorando solo a volte quota 20 mila, ben lontana dai 50 mila tamponi al giorno promessi da Zaia nel maggio scorso.
Cos’è successo a Nord-est? Il declino della regione modello in realtà inizia mesi fa, ancora nel pieno della prima ondata, quando lo staff di Zaia comincia ad attaccare il professor Andrea Crisanti, direttore della microbiologia dell’università di Padova e padre del “modello Vò”: ci sono le elezioni in vista e occorre che la Regione, messa in ombra dal professore venuto dall’imperial College, si attribuisca la paternità della lotta al Covid19 e della strategia vincente.
Nelle conferenze stampa quotidiane di Zaia vengono proposti altri esperti che si attribuiscono i meriti o propongono nuove ricette: funzionari regionali come Francesca Russo (dirigente capo della prevenzione sanitaria del Veneto, che per Zaia avrebbe redatto in tempi non sospetti un fondamentale “piano di sanità pubblica”), ma soprattutto il microbiologo Roberto Rigoli, primario dell’ospedale di Treviso, che a maggio inizia a sostenere che il Sars-cov-2 si è “spento”. Per trovare il virus nei tamponi sottolinea Rigoli, che è anche vicepresidente dell’associazione dei microbiologi clinici italiani occorre “ampl ific are molto” il segnale, e spesso ci si trova di fronte a “pezzi di virus” e non a un Rna completo. Una narrazione che in quel momento piace molto alla politica regionale, e non solo.
IL DOTTORRIGOLI
diventa il nuovo riferimento della Regione, che gli affida l’incarico di coordinare le 14. microbiologie del Veneto, storicamente attribuito all’università di Padova. Spodestando di fatto Crisanti, per tutti simbolo del successo epidemiologico del Veneto, che oggi ammette: “Ormai qui non conto più nulla, mi limito a gestire il laboratorio di Padova in cui assicuriamo l’analisi dei tamponi che ci inviano”. Allontanandosi da Crisanti però Zaia ha abbandonato anche una trincea fondamentale nella lotta al virus, quella dei tamponi e della sorveglianza attiva, che in primavera aveva retto efficacemente integrandosi con una sanità territoriale più presente e guarnita. Ormai la strada intrapresa dalla giunta veneta porta altrove: test rapidi e persino test “fai da te”, in via di sperimentazione, sempre nel laboratorio di Treviso.
A fine giugno il dottor Rigoli firma un documento in cui si introduce il concetto di “debolmente positivo” e si chiede di riconsiderare la “reale capacità di trasmettere l’infezione” dei positivi asintomatici o con pochi sintomi. Tra i firmatari figurano il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele dimilano e il professor Matteo Bassetti di Genova.
Peccato che il metodo usato a Treviso sia tutto il contrario del modello Veneto: incentrato su macchine a “sistema chiuso”, in grado di processare pochi tamponi e dipendenti dai reagenti delle case produttrici (come accade in Lombardia), presenta non poche criticità. In agosto nel Trevigiano scoppiano focolai nei centri d’accoglienza, in grandi aziende, nelle Rsa, e in alcuni casi non si riesce a fronteggiare l’elevata richiesta di test, mandando i lavoratori in fabbrica anche in attesa dell’esito del tampone.
Tutto perdonato, Zaia vince le elezioni e sull’onda dell’entusiasmo sfida anche il Covid: “Il Coronavirus in Veneto non è più un’emergenza”. Mai contagi impennano. Scoppia il caso Immuni, mai aggiornata con i dati dei positivi dalle Ulss venete. Il Veneto sembra tornato a febbraio, quando il direttore generale della Sanità regionale riteneva che la ricerca degli asintomatici, diventata poi la frontiera globale della lotta al virus, fosse una pratica suscettibile di “danno erariale”.




Blocco tav Palermo-Trapani

LA FERROVIA PALERMO – TRAPANI NON SI DEVE FARE
PER IL MINISTERO DELL’AMBIENTE I TRENI DIESEL SONO MIGLIORI DI QUELLI ELETTRICI

*Alfredo Falletti
Non è stato sufficiente un periodo di oltre un anno per accorgersi che mancava altra documentazione alla già copiosa documentazione fino ad allora prodotta perché si potesse procedere a far fare un balzo in avanti di quarant’anni ad un collegamento ferroviario indispensabile tra Palermo e Trapani; un treno che nessuno prende proprio perché lento, antiquato ed inaffidabile.
Oltre un anno per richiedere documenti che trovano risposta su quelli già prodotti, ma soprattutto sulle indicazioni date da RFI che afferma che “non si rilevi nessuna interferenza tra il tracciato ferroviario e le aree Natura 2000″, ovvero con le aree sensibili identificate come Siti di Interesse Comunitario (SIC) o come Zone di Protezione Speciale (ZPS) ed appositamente perimetrate”.
Senza per altro considerare che, come ampiamente evidenziato da persone esperte e competenti senza tema di smentita di siciliainprogress.com la mancata elettrificazione costringe non soltanto ad un collegamento con vecchi treni diesel, ma la mancanza di alternativa costringe coloro che hanno interesse e necessità di muoversi sul territorio interessato dalla ferrovia, a farlo con auto, camion, mezzi propri che aggiungono inquinamento a quello causato dai treni diesel.
E con buona pace di esperti e competenti, lo impone il semplice utilizzo di logica e raziocinio.
Emblematico poi è l’aspetto della documentazione da produrre secondo il perfetto sistema burocratico che potrebbe facilmente far pensare ad un boicottaggio; il binomio “documentazione complicatissima da produrre” e “tempi quasi impossibili da rispettare” e nel frattempo sulle strade che potrebbero essere abbandonate da camion ed automobili fanno il bello ed il cattivo tempo le linee di autopullman private con il loro business d’oro e che, provvidenzialmente, si sostituiscono alla mancanza ed inaffidabilità dell’alternativa ferroviaria.
Certo che se non si credesse alle coincidenze, ci sarebbe da pensar male…

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA

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Blitz anti sud

CANCELLERI “TENTATO” DAI PIDDILEGHISTI PER LE PROSSIME REGIONALI OVVERO PECUNIA NON OLET SICUT IMPERIUM

*Alfredo Falletti
Ed ecco che avanza nelle classifiche l’esperto di tubi e tunnel (tutto sommato è un tubo anche quello) indicato come possibile componente della “Commissione degli Esperti di Ponti&Tunnel” dalla piddileghista De Micheli, “Ministra contro il Sud e per le Infrastrutture Solo al Nord”.
Quel che non gli riuscì con i grillini, accarezza l’idea di provarci con i piddileghisti del PUN.
Un personaggio imbarazzante per incompetenza e superficialità che ambirebbe ad essere il successore di Musumeci Alalà, ultimo Presidente di un poker, con carte tutte dello stesso seme, insieme a Cuffaro, Lombardo e Crocetta.
Dopo un poker fasullo, un “due di picche” magari riesce ad essere l’unica carta autentica.
Il problema grande, però, è che nel piatto non ci sono fiches, ma milioni di vite spezzate, di destini incompiuti, di sogni abortiti; ci sono milioni di Siciliani che attendono da settant’anni di essere rappresentati, difesi, tutelati e con soggetti come questi, capaci solo di metter su un “banchetto delle tre carte”, altro non rimane ai Siciliani che riprendere nelle proprie mani il proprio destino, recuperare la memoria ormai sbiadita e recuperare la propria dignità sbattendo fuori dai palazzi del potere questi indegni bluff da baraccone!
Ad maiora!

https://www.lasicilia.it/news/politica/365710/sicilia-grandi-manovre-per-le-regionali-il-pd-tenta-cancelleri-per-scaricare-fava.html




Sud vs Roma

DALLA GRANCÍA A MONTECITORIO: PRETESA DI GIUSTIZIA, DI EQUITÀ, DI APPLICAZIONE DELLA COSTITUZIONE. E NON CI SONO BRIGANTI MA SOLO DONNE E UOMINI ONESTI.

*Alfredo Falletti
Si pensava di potersi radunare in pochi amici ed invece alla Grancía sono arrivati in centinaia e nel giro di un anno ci si ritrova ad essere migliaia, iperattivi e presenti dovunque, compreso in territorio padano.

Tanti, tantissimi di questo popolo di donne e uomini che non chiedono altro che l’applicazione della Costituzione e la chiedono a questo Stato ingiusto, usurpatore, inadempiente nel riconoscere diritti e vessatorio ed iniquo nell’imposizione dei doveri. Lo chiedono a questa Repubblica che fin dai suoi primi passi ha operato nel più infame modo discriminatorio, razzista, antimeridionalista condannando una parte del Paese all’arretratezza sociale, economica, strutturale, culturale privilegiando fino al paradosso un’altra parte di quello che, alla resa dei conti, solo sulla cartina risulta essere il medesimo Paese.

Ieri a Roma, a Piazza Montecitorio, è stata la festa di chi crede ai principi universali di equità, giustizia sociale, pari dignità: in tantissimi hanno urlato la loro ribellione pacifica e gioiosa come solo chi ha la mente ed il cuore pulito sa fare.
Bandiere, striscioni, cartelloni hanno accompagnato sorrisi e parole di intenti e di “rivoluzione costituzionale”.
Il leader carismatico di tutto questo, Pino Aprile, nonostante la sua inossidabile pacatezza e riservatezza è stato il perno delle attenzioni con le sue parole rivolte non soltanto a chi fosse presente, ma soprattutto a chi l’equità, la giustizia sociale, la coesione dovrebbe utilizzarle per gestire un Paese piuttosto che ignorarle in modo infame e criminale come fanno gli inquilini dei palazzi romani genuflessi a Confindustria ed agli interessi nordcentrici di questa Repubblica di ipocriti blateranti, bugiardi senza onore, indegni depositari delle sorti di milioni di cittadini da spremere senza ritegno ed ai quali destinare le briciole per sopravvivere.

Adesso la festa è finita e dove ieri c’era fermento e propositi “pacificamente belligeranti” adesso c’è la quotidianità di una Capitale cieca e sorda verso Sud ed adorante e prostrata verso nord.
Da oggi un nuovo punto di partenza: in tanti comuni si inizia a vedere o ad intuire la presenza dei “nostri”; il Recovery Fund sta facendo saltare le coronarie ad un po’ di soggetti del nord che da sempre vampirizzano il Sud ed oggi ancor più di prima vogliono mettere le mani su quel ben di dio di denaro e lo fanno vedere sfacciatamente.
Infrastrutture e trasporti; collegamenti tra aree volutamente lasciate disagiate; Sanità Pubblica; Scuole; Ambiente sono i campi di battaglia sui quali ci misureremo con un nemico autoreferenziale infinitamente più forte, il Partito Unico del Nord, perché coeso nonostante le differenze tra correnti e pronto a chiudersi a riccio non appena attaccato.
Ma questo Movimento ha delle carte in mano che lo rendono fortissimo: la gente onesta; la ritrovata memoria; la riappropriata dignità e LA COSTITUZIONE che stanno cercando di modificare a proprio uso e consumo.
È un nuovo inizio, dunque, finita la festa, perché si arrivi alla prossima per raccontarsi di tante vittorie, di tanti successi in ogni parte d’Italia, ma soprattutto, perché ci si possa raccontare di tanta nuova equità e giustizia sociale in questo Paese assetato di Costituzione e diritti.

*Movimento M24A Equità Territoriale – SICILIA




Le fake news sugli sprechi del sud

ORA EQUITÀ. IL 6 OTTOBRE A ROMA
di Enzo Lionetti*
La battaglia sul Recovery Fund è ad un livello altissimo. Vi sono enormi interessi economici e finanziari, data la quantità mostruosa di investimenti dell’Unione Europea attribuiti all’Italia, ben 209 miliardi, tali da far smuovere gli appetiti di tutti. Il grande inganno su cui fanno affidamento i politici del Nord è la mistificazione che al Sud sono stati dati tantissimi finanziamenti che non sono stati utilizzati.
Non è vero!!! Al Sud sono stati dati solo i finanziamenti dei Fondi Strutturali dell’Europa che sono stati utilizzati (periodo 1994/1999) 2000/2006, 2007/ 2013) ed in corso di utilizzazione (periodo 2014/2020) e basta!!! Mentre i finanziamenti del Bilancio pubblico italiano sono stati negati, tanto che ogni anno mancano all’appello ben 60 miliardi di euro che sono stati invece dirottati al Nord, come proprio il Mose di Venezia dimostra.
In venti anni ben 1.000 miliardi di euro sottratti al Sud ed attribuiti al Nord (dati Eurispes, Banca d’Italia, Conti Pubblici Territoriali della Ragioneria Generale dello Stato).Ma l’ultima grande mistificazione è che al Sud non possono essere attribuiti i finanziamenti del Recovery Fund perchè c’è la criminalità, le Mafie, la corruzione e gli sprechi!!!
Queste le parole del Presidente Conte a riguardo dell’opera del Mose, che dopo almeno 15 anni (!!!!) ha iniziato a funzionare, “nonostante gli sprechi, gli scandali e gli episodi di corruzione che ne hanno accompagnato la realizzazione”.
Al Nord è concesso fare investimenti pubblici NONOSTANTE GLI SCANDALI E LA CORRUZIONE!!!
Pur di non considerare i criteri dell’Unione Europea per la ripartizione del Recovery Fund ovvero
✅ PIL
✅ Disoccupazione
✅ Popolazione
il Nord pretende di utilizzare la stragrande maggior parte dei 209 miliardi dell’UE facendo passare l’idea che al Sud ci sono corruzione e malaffare!!
Gli sprechi, la corruzione ed il malaffare è un tratto caratteristico delle opere pubbliche al Nord!!
Il Sud si ribella e pretende EQUITÀ!!!
Equa ripartizione del Recovery Fund in base ai criteri dell’UE, ovvero il 70% dei 209 miliardi al SUD!!
A nulla serviranno i proclami ed i diktat di Confindustria, del PUN e dei poteri forti.
Il Sud ha le capacità progettuali e sarà realizzato il più grande sistema di controllo e monitoraggio dei fondi pubblici!!!
Il 6 ottobre a Roma in Piazza Montecitorio il Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale
scende in campo per difendere il SUD e per incidere sulla ripartizione delle risorse del Recovery Fund, ultima spiaggia per ridurre il divario Nord – Sud e per dare Dignità ed Equità al SUD.
*direttivo nazionale M24A-ET




De Micheli attentati al sud

Nessun quotidiano riporta questa notizia è già questo dà l’idea della gravità della situazione del Sud e soprattutto della Sicilia, ma ad appesantire il tutto c’è il ruolo di cui vorrebbe impadronirsi Forza Italia; quello di paladino per il meridione!
Forza Italia, quella che ha decretato i provvedimenti più devastanti per il Sud (famoso il saccheggio di Tremonti), per la scuola (la Gelmini unanimemente considerata l’Attila del sistema scolastico) soprattutto colpita al meridione ed infinite altre perle.
Eppure l’iniziativa dei forzisti meridionali e siculi nella fattispecie, obiettivamente è encomiabile almeno concettualmente. Sulla reale applicazione e sulla reale buona fede ormai vige il modulo “io vedo soldi, tu vedi cammello”; si crederà quando si vedrà in concreto.
Deludente in un crescendo rossiniano la prosopopea del “Ministro per le Promesse al Sud”, Provenzano che arriva addirittura a paventare le sue dimissioni se al Sud non dovessero arrivare i fondi dei quali fini ad adesso ha parlato, solamente parlato, come se la sua uscita dal Governo fosse causa di chissà quale iattura mentre per il Sud sarebbe l’ennesimo tradimento, l’ennesima disillusione, l’ennesimo tempo perduto mentre altri, come la De Micheli, non fanno altro che correre all’impazzata nella difesa del loro territorio, della loro base elettorale di ogni livello territoriale (comuni, regioni, Parlamento, aree di sottogoverno) mentre qui l’immoto, la menzogna, la parola sprecata sono le uniche ricchezze politiche rimaste.
Solo un cenno, però sarebbe il caso fare: al Sud cresce la disperazione e il disperato non ha nulla da perdere. Se a Roma ed in Confindustria, se questo sistema nordcentrico volesse il miracolo per credere al santo, non dovrà aspettare ancora molto.
Ad maiora!




Movimento meridionale vittorie e programmi

NOTO (SR) NUOVO CIRCOLO DEL MOVIMENTO 24 AGOSTO: PARTECIPAZIONE ALLA CRESCITA E CONSAPEVOLEZZA DI UNA “RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE”

*Viviana Bonfanti
Donne, uomini, idee, ideali in cammino per realizzare un programma che ha per obiettivo un valore assoluto ed universale: l’Equità.
22/09/2020: nasce il circolo di Noto, occasione alla quale hanno partecipato anche gli appartenenti ai circoli di Ragusa e Rosolini nonché ospiti interessati a conoscere il M24AET.
Non potevano mancare i fondatori Franco Calderone, Coordinatore Regionale e Membro del Direttivo Nazionale, e Aldo Bertolone, Vice Coordinatore Regionale del Movimento in Sicilia ed il referente provinciale Franco Di Tommasi i quali hanno ben descritto le ragioni che hanno condotto alla formazione del Movimento.
I dati rappresentati testimoniano la differenza secolare tra il Nord, che ha alimentato la sua immagine di locomotiva d’Italia, e il Sud, da sempre invece visto come la zavorra parassita divoratrice di quel che il nord produce.
Partecipata è stata l’attenzione dei presenti con un animato dibattito tra chi si sia indignato perché in tanti anni ci sia stato un disegno repressivo per il sud impedendogli di crescere. Non è mancato chi abbia ricordato che i meridionali hanno una loro responsabilità per l’attuale stato di cose avendo accettato passivamente l’assenza di una efficace politica di sviluppo economico e sociale. La consapevolezza del nostro passato, la presa di conoscenza della verità che ci hanno nascosto ed il ritrovato orgoglio di meridionali deve darci la forza per cambiare lo stato delle cose prendendo coscienza delle nostre reali capacità.
Decenni di mala politica e di cattiva amministrazione, mancanza di infrastrutture e servizi scadenti, difficoltà di fare impresa ed un’emigrazione mai cessata sia per lavoro che per studio sono un effetto della devastante politica di tutti i governi della Repubblica.
Il sud, la comunità netina, hanno tutte le carte in regola per ripartire, per non perdere i nostri giovani che partono arricchendo il nord con la loro competenza, per sviluppare concreti progetti sostenibili.
Si può fare la differenza pretendendo l’applicazione della nostra Costituzione che è cassaforte di quel principio di Equità ad oggi non realizzata.
Il Movimento è riuscito, senza rappresentanti in Parlamento, fra le tante iniziative intraprese, a bloccare l’approvazione dell’autonoma differenziata che, così come pensata dalla lega e dal Nord, aggraverebbe il divario tra il settentrione e il meridione dimostrando di essere sulla giusta strada verso l’Equità Territoriale.
Il circolo di Noto è pronto ad intraprendere questo percorso, è pronto ad entrare nelle istituzioni netine e a cambiare il passo, non c’è tempo da perdere.

*Movimento M24A Equità Territoriale – Referente provvisorio del circolo di Noto




Sud sott’attacco

IL SUD, CON QUESTI DUE, È FOTTUTO.
di Paolo Mandoliti*
Se qualcuno aveva ancora dubbi sull’ineffabile politica nord centrica anche del PD, e di Italia Viva, ora può definitivamente mettersi l’anima in pace.
Partiamo dal responsabile dem per l’economia, professore di Storia Economica (guarda un po’, come il Ministro Gualtieri – e ricordiamolo che storia economica è, appunto, storia, e non necessariamente chi la insegna capisce di micro o macro economia) che definisce “il sud come beneficiario netto”, dimenticando di dimostrare in base a quali dati dia questa definizione. Definire il sud come beneficiario netto significa scomporre i dati nazionali (quanto l’Italia contribuisce al bilancio europeo) in regionali (quanto ogni regione contribuisce al bilancio europeo) in base all’art. 311 TFUE. Poi è necessario calcolare quanto l’Europa dà all’Italia con i diversi programmi europei (FSE, FC, FESR, ecc.) e scomporre questi dati in regionali. Tenendo conto di un fattore: se l’Italia prende 100 li prende perché all’interno di un “sistema Paese” (a cui fa riferimento, a convenienza il professor Felice) come l’Italia, abbiamo diverse situazioni di iniquità: regioni “ex obiettivo 1, oggi definite” regioni meno sviluppate”, ovvero quelle regioni con un PIL procapite inferiore del 75% della media europea, poi c’erano le “regioni obiettivo 2” oggi definite “in transizione”, con un PIL procapite uguale o superiore al 75% ed inferiore al 90% della media UE, ed infine le più sviluppate (PIL pro capite >=90% della media UE). Un “sistema paese” in cui più di un terzo della popolazione è economicamente più debole della restante parte del Paese (tralasciando il fatto che nelle regioni cosiddette più sviluppate, la media del PIL procapite è data dalla enorme concentrazione della ricchezza sproporzionata in poche persone, prova ne è la recente stima che oltre il 15% delle famiglie al Nord, la locomotiva, è a rischio povertà, rispetto al sud dove il dato, maggiore, è più omogeneo). Di chi la colpa di questa disomogeneità?
Poniamoci questa domanda, prima di invocare “il sistema Paese”. Ed un professore di storia economica, al di là se conosca o meno i fondamentali della micro e macro economia, dovrebbe ben sapere che la disomogeneità di cui è vittima una parte consistente del Paese, è colpa delle politiche economiche SBAGLIATE, da oggi e fino dal 1861, a cui il Mezzogiorno è stato deprivato e depauperato (rubato) di risorse che gli spettavano (e spettano). Per cui, Emanuele Felice, prima di sparare cretinate (c’è la mia firma, aspetto denuncia) dovrebbe porsi questa domanda: non sarebbe forse il caso di non tirare troppo la corda, lui e tutto il PD, prima che la stessa corda si spezzi?
E veniamo a Mr. DUMMY, al secolo Luigi Marattin, neo presidente della commissione finanze della Camera. Come possiamo sperare, noi terroni, se a guidare una delle due commissioni che deciderà il futuro della ripartizione tra le regioni del Recovery Fund (quella del Senato sembra destinata a Renato Brunetta, Veneto e razzista – anche qui aspetto denuncia, ricordandogli le dolci parole che dedicò alla Calabria e a Napoli) è affidata all’inventore delle variabili cosiddette DUMMY che deprivano il Mezzogiorno di 61 miliardi all’anno (lo dice perfino Boccia!!!) dal 2001, anno della riforma del titolo V della costituzione (compreso) ad oggi?
Purtroppo, se queste sono le premesse, in cui gli altri protagonisti sono Giorgetti, colui che secretó i verbali della commissione finanze della Camera perché si diceva “cosi fottiamo il Sud” , e compari del partito unico del nord (partito unico del fotterci), stavolta il Sud è definitivamente FOTTUTO.
(Ma mettetevi l’animo in pace, stavolta non ve la renderemo facile, tipo la “secessione dei ricchi”, che anche STAVOLTA LA FARETE LA PROSSIMA VOLTA)!!! 😉
*Direttivo Nazionale M24A-ET




Recovery fund e Meridione

IL MOVIMENTO PER L’EQUITÀ TERRITORIALE. DEL RECOVERY FUND, CON I CRITERI EUROPEI E L’INTERDIPENDENZA ECONOMICA, 145,2 MILIARDI A SUD, 67,3 A NORD

Al Mezzogiorno 147,2 dei 209 miliardi del Recovery Fund, considerando i criteri per la distribuzione delle risorse dettati dall’UE e quelli della interdipendenza economica Nord-Sud. Sono i conteggi fatti dalla Commissione economica del Movimento per l’Equità territoriale. In caso contrario, a Sud e Isole, di fatto, non solo non andrebbe il 40 per cento dei fondi annunciato dalla ministra ai Trasporti De Micheli, ma nemmeno il 34 minimo che spetta per legge, in proporzione alla popolazione.
La Comunità europea ha messo a disposizione quasi 809 miliardi di Euro per fronteggiare la grave crisi economica indotta dall’epidemia covid, assegnando all’Italia la fetta più consistente, 209 miliardi, perché ha tenuto conto di tre fattori: la popolazione residente, il reddito pro-capite e il tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni.
Gli ultimi due (reddito poco più della metà che al Nord e disoccupazione tripla) favoriscono il Mezzogiorno a cui, nonostante il 34% della popolazione e il 40% del territorio, lo Stato destina appena il 26% della spesa pubblica e sottrae 61 miliardi di Euro l’anno, come certificato dall’ente di Stato Conti Pubblici Territoriali.
Calcolando la quota spettante al Sud e Isole, con i tre criteri stabiliti dall’Ue, al Centro Nord spettano 63,7 miliardi, al Sud e Isole 145,2, ovvero il 70% del totale. Però, mentre un euro investito al Nord produce un beneficio di appena il 5% verso Sud e Isole, un euro investito al Sud ne genera uno di 40,9% verso il Centro-Nord. È l’effetto di “interdipendenza economica”. Quindi, la ricchezza nazionale cresce se a crescere è il Sud: negli anni in cui l’economia italiana correva su due gambe, Nord e Sud, quelli del dopoguerra e in cui i governi investivano un po’ di più al Sud, con la Cassa per il Mezzogiorno, sono stati quelli record per la nostra economia. Secondo una tabella ufficiosa che si fa risalire alla ministra De Micheli, invece, al Centro-Nord andrebbero 125,4 miliardi, al Sud e Isole solo 83,6: il 40% del totale a fronte del 70% dovuto in base ai criteri europei.
Di più, tenendo conto dell’effetto interdipendenza, con la ripartizione penalizzante della De Micheli, al Nord in definitiva andrebbero oltre 153 miliardi di Euro, al Sud solo 55,6, ovvero il solito 26% per una popolazione del 34%.
Alle risorse della Unione Europea, l’Italia dovrebbe però aggiungere fondi nazionali per recuperare il gap di risorse finora sottratte al Sud e alle Isole, per ridurre il divario economico e di infrastrutture del Mezzogiorno con il resto del Paese e realizzare l’equità territoriale. Tutti gli investimenti a Sud dello Stato italiano (e delle società di proprietà statale), quindi, dovranno tenere conto, d’ora in poi, anche della variabile “effetto interdipendenza” (quel 40 per cento che da Sud torna a Nord), se davvero si vuol “rimuovere”, come scritto nella Costituzione, la distanza scavata da anni di iniquità fra due aree dello stesso Paese.

IL MOVIMENTO PER L’EQUITÀ TERRITORIALE. DEL RECOVERY FUND, CON I CRITERI EUROPEI, 145 MILIARDI A SUD, 64 A NORD